Sapporo e del 「季節限定」
Se fosse un sapore sarebbe quello speziato e liquido del soup curry スープカレー, la consistenza solida del riso, quella pastosa delle patate, la sensazione granulosa delle pannocchiette tra denti e lingua, la croccantezza del formaggio arrostito in una sfoglia sottile. Poi sarebbe il gusto accomodante della melanzana, quello setoso della carne di pollo che si scioglie sul palato.
Sapporo per noi è soprattutto un sapore che, in alcuni fine settimana pigri di Tokyo in cui non sappiamo deciderci dove andare a mangiare, torna alla bocca. Desideriamo allora tornare da Dominica, scovare questo ristorantino senza la difficoltà della prima volta, impugnare la maniglia della piccola porta di legno ed entrare nell’India giapponese che non è più India ed è ormai, e del tutto, Giappone.
Rincorriamo da sempre il cibo. Piacere del palato e del corpo tutto.
Ci piace soprattutto ciò che è limitato nel tempo e che i giapponesi riassumono in una espressione precisa 季節限定 (kisetsu gentei) se la limitazione si riferisce alla stagione, 期間限定 (kikan gentei) semplicemente alla durata – o 地域限定 (chiiki gentei) se invece essa è relativa alla regione. Perchè rende più piacevole la vita, sottolinea la necessità di goderne in quel preciso istante e spinge anche i più abitudinari a fare nuove esperienze.
La scadenza del kisetsu gentei è il tempo che perde il cerchio e si fa linea, di cui quindi è possibile concepire una conclusione e non l’infinito ripetersi. È la scusa per cogliere il momento: “tempus fugit”, “carpe diem” dicevano i latini, 「時は金」 (toki wa kane) dicono i giapponesi riprendendo il nostro detto “il tempo è denaro”.
L’oggi che in questo secolo liquido sembra un continuo presente e che nelle grandi città offre tutto sempre, fragole in ogni stagione, frutti tropicali, pesce che in mare starebbe ancora lottando per riprodursi e prosperare. Avere tutto sempre, come se i desideri avessero il diritto di essere perennemente soddisfatti, confonde, a volte persino castra la voglia di provare nuove cose.
Perchè sono lì, sempre ci saranno e non c’è fretta di provarle. E invece sentire il tempo passare, le stagioni scambiarsi di posto a volte persino con la velocità di certi giochi di sedie e di bambini, fa bene. Che abbia il sapore di una bevanda ai fiori di sakura, del sushi di polpo, del tempura di nanohana non importa. Purchè accada.
Per noi viaggiare è camminare e poi mangiare. Fare fotografie e poi fermarsi ad un caffè per scrivere (io), per leggere (lui). La neve rallenta i passi, rende goffi gli scarponi che procedono su venti, trenta o più centimetri di neve ormai ghiacciata che ricopre quasi tutti i marciapiedi. Sembra di camminare sospesi, in bilico tra la terra e il cielo, che le ha sbrodolato addosso tanta neve.
Per noi Sapporo è anche andare al cinema, vedere film che abbiamo rimandato a lungo perchè a Tokyo i weekend sembrano finire troppo presto e c’è così tanta voglia di fare e di vedere che chiudersi in una sala buia sembra un peccato capitale. Ma in vacanza abbiamo il tempo dalla nostra, in una quantità che ci vizia.
Andiamo allora verso l’ex fabbrica della birra che prende il nome dalla città (la Sapporo Beer), un complesso che è stato completamente rinnovato ed ora ospita un centro commerciale arioso e pieno di luce. Anche la sera mangeremo soup curry perchè conosciamo un altro ristorante delizioso. Fuori intanto continua a nevicare. Fiocchi grassi, generosi.
Un’altra notte in quella stanza, in quel letto ampio e profumato. Domani partiremo, verso un altro spicchio dell’Hokkaido. Hakodate.