Wa. La via giapponese all’armonia
È nato in sordina, come un ruscello che scorre sotterraneo per anni e, solo dopo una strenua preparazione e un lungo temprarsi, riesce a sfociare nel mare.
È uscito in libreria Wa. La via giapponese all’armonia (Vallardi), compendio di quanto ho appreso e vissuto in 15 anni di Giappone.
Pieno di riferimenti costanti all’etimologia delle parole-mondo selezionate e insieme alla vasta letteratura occidentale e soprattutto giapponese che le prende in esame, Wa è un libro che serve portarsi dietro in ogni viaggio nel Sol Levante, perché aiuta a decifrare il suo popolo che, a molti, appare ancora profondamente “incomprensibile”.
Wa è pertanto una guida non ai luoghi fisici del Sol Levante, ma al cuore dei suoi abitanti, anche a quegli atteggiamenti che risultano a molti “contraddittori, strambi, sbagliati” semplicemente perché non ne posseggono la giusta chiave di lettura.
Aiuta a demolire pregiudizi, ad andare al “cuore” delle cose.
Sono 72 parole-mondo – 72 come le 72 stagioni dell’antico calendario lunare – per sciogliere come petali di ciliegio nel cerchio di una tazza d’acqua bollente, il kokoro こころ・心 dei giapponesi, una parola che nella traduzione appare come “il cuore e la mente”, due concetti che in Occidente stanno agli antipodi, ma che nel pensiero del Sol Levante sono racchiusi nell’abbraccio di un solo nome.
Proprio l’intraducibilità di una moltitudine di parole rivela la forza della lingua giapponese che, esplorata attraverso l’osservazione dei suoi kanji e delle storie di creazione che le investono, riesce anche a fornire preziosi suggerimenti sul sentire in generale, in ogni cultura.
Non serve infatti essere giapponesi o vivere a Tokyo per immaginare una felicità piccina e ripetuta come tanoshimi 楽しみ, la saggezza del confine che allarga il mondo di gentei 限定, la capacità di ritrovarsi smarrendosi per strada di michikusa 道草, la sensazione di malinconica tristezza che feconda ogni felicità in mono no aware もののあはれ.
Wa sono 72 parole che si intrecciano in modo inestricabile e che, smontando una serie di stereotipi sul Sol Levante, forniscono spunti per vivere meglio, in pace con un ambiente nel quale far convogliare, in pari misura, impegno e aspettativa.
La felicità è sempre a portata di mano, talvolta mancano solo le parole giuste per chiamarla a sé e darle un nome.
Ho avuto pudore per tantissimi anni di raccontare il Giappone, in una forma “definitiva” come è quella di un libro e tuttavia, una serie di incontri e discorsi scaturiti dalla pubblicazione di Non oso dire la gioia (mai titolo fu più azzeccato!) mi hanno convinta a una rilettura, a una ricerca minuziosa di tutto quanto avevo appreso in questa porzione immensa di vita giapponese.
E poi la grafica ha preso per mano la scrittura, ha illuminato la bellezza insita in ogni pezzo del tragitto che porta al Giappone, un paese la cui cultura merita uno studio approfondito, una elaborazione a partire non soltanto da fonti occidentali, ma anche giapponesi. Ecco, la forza di questo libro volevo fortemente fosse anche qui, non solo nell’esperienza diretta e quotidiana del Giappone ma anche nel rigore delle letture che mi hanno accompagnata per anni, nel punto di vista non solamente di autorevoli scrittori e studiosi stranieri, ma anche di poeti, sociologi, filosofi giapponesi. Questo perché mi sono accorta nel tempo – complice il dottorato alla Tokyo University of Foreign Studies – che leggere del Giappone in giapponese dona punti di vista che spesso restano interdetti a chi legge solo in inglese o francese.
E nel vederlo sbocciare, la notte prima della pubblicazione, venire a sapere che la Spagna ha comprato i diritti di Wa e che, a breve, uscirà quindi anche in spagnolo. Riconoscenza allo staff Vallardi, a tutti quelli che hanno contribuito alla realizzazione di questo volume di cui vado immensamente fiera. È questo il mio Giappone, lo tengo per mano, lui tiene per mano me. Ed è un Giappone che fa bene, mette addosso serenità ed allegria, voglia di fare.
Sfogliatelo, sbirciatelo in libreria, fatevi coccolare un po’.
E…
… contro ogni previsione verrò in Italia per un tour fulmineo. Insegnando, come molti di voi forse sanno, in varie università di Tokyo, non posso assentarmi più di una settimana, e i miei piccini – anche quello di un anno che continuo oltretutto ad allattare – restano a casa con il papà, quindi più di 5 giorni non li posso proprio lasciare.
Devo ringraziare Pina che mi ha voluto fortemente lì, e così Vallardi che mi ha generosamente finanziato questo incredibile viaggio che mi vedrà così dipanata nei quattro giorni che trascorrerò in Italia:
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…E, parlando di armonia, in questo giorno di luce: Felice Anniversario di Matrimonio!
In lista tra i libri che comprerò al mio rientro in Italia. <3
Davvero un peccato non riuscire a vedersi nonostante la relativa vicinanza… :'(
Un abbraccio, cara Laura