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Ultimamente le parole costano fatica. Il romanzo le assorbe tutte, una ad una. Il lavoro, invece, me le trasforma in frasi da insegnare, in cultura da spiegare e le pareti dell’università mi restituiscono progressi e risate. L’articolo che sto scrivendo, a sua volta, me le rende più severe con se stesse perchè per parlare agli altri bisogna spogliarsi un po’ di sè.

Ultimamente, quindi, scatto foto. E facebook più del blog perchè, con questo mucchio di cose da fare, sa rubarmi tempo con più facilità e con piu’ leggerezza.

L’estate tokyota si è immersa nel frattempo nel suo usuale bagno di umidita’ e il sole bacia mani, spalle e volto in bicicletta. Senza volerlo cambio di colore e sogno un parasole tutto mio da comprare un giorno o l’altro.

Ultimamente
c’è sempre una pila alta di libri che mi aspetta a letto e la giornata sembra durare meno. Quindi offro foto. Foto per tutti. Foto di Tokyo. Foto e didascalie che ho postato in questi giorni sulla pagina facebook Giappone Mon Amour.
In attesa di più tempo…

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A volte le fotografie migliori sono quelle sbagliate. Quelle in cui capita qualcosa che non ti aspettavi. Come una macchina che entra all’improvviso nell’obiettivo mentre stavi osservando tutt’altro. Un gruppetto di liceali, magari. Cosi’ vien fuori il blu della macchina e quello delle divise delle ragazzine. E me ne sono innamorata. Di quel blu ☆

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Venerdì, davanti alla stazione e a un passo dall’ingresso del campus.
Sole e tanta luce.
Una studentessa che aspetta l’autobus.
Alle sue spalle i tabelloni della “metro” JR di Tokyo e un ragazzo in bicicletta.

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Un vecchissimo albero “ginko”, giochi di luce e una casa enorme che decade ma non cade. Kichijoji, qualche giorno fa.

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Un attraversamento pedonale. Solo dopo, riguardando la foto, mi sono accorta di una ragazzetta vestita in modo particolare, sul rosa, e con una cuffietta in testa. Tanti colori, accostamenti di volti+insegne+metallo come solo a Tokyo ce ne possono essere. Qualche secondo e scatterà il verde.

Risposte da "Giappone Shinjitu_quello che la stampa italiana nasconde" a Giusi Fasano

Ringraziando Giusi Fasano per la sua cortese replica*** (leggere in fondo) posto qui alcune reazioni alla sua lettera dal gruppo facebook sul quale e’ nata questa discussione e dove siamo tutti presenti, nomi e cognomi compresi (http://www.facebook.com/home.php?sk=group_196066483761026).

Ne faccio un nuovo collage. Vi sono reazioni piu’ blande ed altre piu’ indignate. Questo e’ il contributo di molti di noi:

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a)
Citare le fonti non è un optional: è un obbligo. Sinceramente dispiace ricordarlo ad un’illustre collega di una prestigiosa testata. Anzi: della più prestigiosa testata italiana. “Il giornalista deve sempre verificare le informazioni ottenute dalle sue fonti, per accertarne l’attendibilità e per controllare l’origine di quanto viene diffuso all’opinione pubblica, salvaguardando sempre la verità sostanziale dei fatti. Nel caso in cui le fonti chiedano di rimanere riservate, il giornalista deve rispettare il segreto professionale e avrà cura di informare il lettore di tale circostanza. In qualunque altro caso il giornalista deve sempre rispettare il principio della massima trasparenza delle fonti d’informazione, indicandole ai lettori o agli spettatori con la massima precisione possibile. L’obbligo alla citazione della fonte vale anche quando si usino materiali delle agenzie o di altri mezzi d’informazione, a meno che la notizia non venga corretta o ampliata con mezzi propri, o non se ne modifichi il senso e il contenuto”. E questa è la Carta dei Doveri del Giornalista. Il cui mancato rispetto può implicare l’apertura di procedimenti davanti all’Ordine. Le regole valgono o non valgono?

b)
Buongiorno a tutti. Bene, benissimo, direi. Abbiamo più elementi di prima, strade ancora più aperte, possibilità negate nessuna. Nel ringraziare – per il momento velocemente Giusi Fasano per la preziosa replica, in attesa di farlo in maniera migliore, e anzi se possibile di continuare il confronto – riassumendo direi: abbiamo dei “fatti” e abbiamo una “intenzione”. Benissimo, verrano semplicemente presentati spalla a spalla, schiena a schiena, faccia a faccia come volete voi, e lasciati navigare in piena libertà verso dove vorrà la corrente. Un’assoluzione, una condanna, ma nel peggiore dei casi verso una minore sciatteria da parte della commissione del Luchetta. Perché, qualunque sia l’intenzione, è innegabile che: 1) l’originalità di un opera in concorso va verificata, come avviene per i concorsi letterari, e la verifica in questione, essendo il referente una testata di riferimento internazionale, non sarebbe stata impossibile (l’abbiamo fatto noi, profani); 2) nel momento in cui veniva supplicata di partecipare con quel pezzo, nulla mi potrà impedire di pensare che sarebbe stato semplicissimo dire: “carissimi, capisco che abbiate bisogno di una storia su dei bambini, e che il mio pezzo si presti alla perfezione. Sappiate però che, purtroppo, in questo caso trattasi di rimaneggiamento nemmeno troppo elaborato di un articolo uscito tre giorni prima su una testata straniera. L’originalità del mio apporto si limita ad alcuni ricami di carattere retorico. Se per voi la cosa non va in contraddizione con un premio ”
in memoria di Marco Luchetta, Alessandro Ota e Dario D’Angelo, uccisi da una granata a Mostar mentre realizzavano un servizio giornalistico sui bambini vittime della guerra balcanica, e della morte del cineoperatore Miran Hrovatin, assassinato a Mogadiscio assieme alla giornalista Ilaria Alpi”, persone che hanno sacrificato la vita “per essere sul posto”, se per voi va bene lo stesso, io partecipo più che volentieri”.
Noi si va avanti, in fretta perché la cerimonia è tra due giorni e io inserirei nella lista dei destinatari anche Striscia. Chi può aiutarci con l’indirizzario lo faccia, per favore. Io farò il possibile (mannaggia agli impegni) per stilare un comunicato entro stanotte.

c)
Scusate, se mai ce ne fosse stato bisogno, ci ho pensato. Giusi Fasano ci dice di aver fatto quello che ha fatto ” perché quella storia mi sembrava bellissima”. Se come tale, “bellissima” cioè, si è mai riflessa nella mente dei suoi lettori, ebbene lo è stato per una serie di dettagli: il “preoccupante mutismo, che nessuno medico finora è riuscito a far sospendere”, i silenzi di fronte ai sorrisi e alle battute, ancora il pesante silenzio del terzo piano confrontato con il gioioso baccano del quarto, e ancora i 30 bambini che “si scaldano stando vicini, dormendo appiccicati sotto una montagna di coperte”. L’effetto della storia sta in una serie di immagini mai verificate, nella peggiore delle ipotesi semplicemente inventate, che sono il nocciolo della notizia, non il contorno. E che al limite nemmeno compaiono nell’articolo fonte del Telegraph. Senza, la storia non è bellissima, è nudamente tragica. …no, non ci siamo, non ci siamo affatto. Si va avanti, eccome.

d)
Ritengo inoltre importante, per noi, per i giornalisti in generale e per i lettori delle varie testate, che questo nostro dialogo con la sig.ra Fasano rimanga pubblico. Che possa aiutare chi maneggia le notizie, in un senso o in altro, a comprendere il loro valore e la loro vera funzione: informare.

e)
se possibile andiamo avanti scrivendo alla commissione del premio Lucchetta e magari scriviamo anche al giornale di quel giornalista inglese esponendo tutti i fatti, cosi forse ci penseranno anche loro sulla loro testata a mettere in piazza questo ennesimo scandalo giornalistico italiano… mettendo da parte il premio, che bella presa per i fondelli nei confronti dei lettori del corriere.

f)
riporto la mia posizione, giusto per info, e sono pronto a metterci la firma. se poi la giuria non risponde andrei in direzione rai, striscia, iene,…

“Dice anche che lei si era candidata con un altro articolo, e che …è stata la comissione a chiederle di candidarsi con l’articolo poi premiato” -> adulta, vaccinata, poteva rifiutare…
soprattutto se “Ha ammesso di non essere… stata personalmente a Ishinomaki e di aver “rielaborato” l’articolo Julian.”

a me sembra invece che sia proprio in malafede, alla richiesta della commissione (ammesso che sia davvero andata cosi’) poteva informarli della situazione e/o declinare il premio

come ho già detto, secondo me va informata la fondazione, e in caso di non-risposta un “ente terzo piu’ visibile” (a costo di rivolgersi davvero a striscia) che si occupi di far luce sulla situazione

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Cari lettori di Giappone mon amour, cara Laura,
Buongiorno a tutti dall’Italia,
Sono Giusi Fasano, l’autrice di quell’articolo sui trenta bambini. Vi scrivo molto volentieri e scusate se non l’ho fatto prima ma è perché sono sempre in viaggio e qualche volta sono a digiuno di Internet. Spero di essere ancora in tempo a chiarire tutto perché ci tengo. E’ vero, verissimo, che prima di me erano arrivati altri alla notizia di quella scuola. Così come è vero, verissimo, che non sono riuscita a scavare molto di più rispetto alle cose già scritte (salvo pochi dettagli). Ci ho provato in ogni modo perché quella storia mi sembrava bellissima, mi sembrava giusto che i lettori italiani la conoscessero e per farlo ho impegnato (oltre me)due persone che mi hanno aiutato in quei giorni con gli spostamenti, le ricerche e le traduzioni. Come tutti sanno erano giorni difficilissimi per le comunicazioni e gli spostamenti quindi ho fatto quello che ho potuto come ho potuto, arrivando in dove è stato possibile arrivare. Con lo scrupolo massimo che ho potuto e con l’attenzione, soprattutto e prima di tutto, a verificare che fosse realtà quella storia bellissima che avevo letto.
Ora: ho la colpa di non aver citato le fonti da cui avevo appreso la notizia, è vero. Ma è anche vero che nel breve discorso che ho preparato per quando avverà la premiazione ho inserito (proprio per colmare quella mancanza) una dedica “ai giornali britannici, i più bravi di tutti nel raccontare quei giorni” e un “ringraziamento speciale a Julian Ryall, il giornalista che per primo ha fatto conoscere al mondo questa storia”.
Forse non mi crederete ma provateci per un momento, se potete: sono cose che ho scritto prima di sapere del vostro blog. E sarei felice di sapere che invece mi credete perché vorrebbe dire aver guadagnato la fiducia, magari attraverso un errore, di qualche lettore in più.
Non è retorica. Vi chiedo soltanto lo sforzo di non pensarmi in malafede.
E per quel che riguarda il premio: la signora (o signorina) Laura scrive quello che giustamente ha letto sul regolamento: cioè che io ho partecipato con quell’articolo al premio, proponendolo. Magari per avere i cinquemila euro del premio.
Sbagliato. Avevo partecipato con un articolo sulle due bambine svizzere scomparse (forse uccise dal padre). Non avevo mai partecipato a un premio in vita mia malgrado 22 anni di carriera e tanti, tanti fatti importanti seguiti e tante, tantissime proposte di iscrizione a premi. Stavolta, su insistenza di un’amica, l’aveo fatto perché avevo giurato che se avessi mai vinto avrei dato i soldi alla madre delle due gemelline perché potesse continuare le ricerche delle sue bimbe anche solo un giorno in più.
E’ stata l’organizzazione del premio a scrivermi proponendomi di partecipare anche con il pezzo dal Giappone. E io l’ho fatto. Dopodiché, mentre ero in Libia in guerra, dove ho saputo di aver vinto, ho detto a tutti e ho pensato per prima cosa: devo far sapere che io ho avuto il solo merito di scriverlo per L’Italia e che prima di me la storia è stata scritta da altri. Lo farò e l’avrei fatto, ripeto, indipendentemente da tutto.
Spero possa bastare ad avere la vostra comprensione e magari i vostri contatti, quando e come volete. La mia email è gfasano@corriere.it
Grazie della pazienza per avermi letto fin qui e chi di voi è in Giappone mi saluti quel meraviglioso popolo e luogo del mondo,
Ciao a tutti, Giusi

「上を向いて歩こう」♪♫♬

Questa canzone è molto vecchia, come certe cose che vale la pena di non dimenticare. Si intitola “Ue wo muite arukou” 「上を向いて歩こう」 e l’ho sempre amata dal primo ascolto. Un amore “a primo orecchio”, si potrebbe dire.

Mi ricorda alcune canzoni di una volta. Delle volte di mio padre e di mia madre, di certi ricordi in bianco e nero, dei dischi che ruotavano sotto l’unghia vigile del giradischi. ♪♫♬

Le canzoni di Kyu Sakamoto, interprete di questo brano, sono diventate, dopo i tragici eventi dell’11 marzo, portatrici di un messaggio di speranza. La Suntory*, a pochi giorni da quella triste data, ha infatti creato e messo in onda un video in cui tutti i suoi testimonial (attori, comici e cantanti assai famosi) interpretavano alcuni brani di Sakamoto, facendone poi un collage.

L’impatto sulla rete e sulla società giapponese in generale è stato molto positivo proprio grazie alla sobrieta’ del video e alla delicatezza del messaggio.

… inutile dire che nessuna delle star che ha partecipato al video ha ricevuto compenso. Perchè i giapponesi, che popolo siano, immagino che ormai lo si sia capito.

* La Suntory è un colosso nella distribuzione di bevande alcoliche e non.

Prima&Dopo ma soprattutto DURANTE

Un tam tam da questa sera. Perchè qui è sera, ormai notte. E Tokyo sbatte ciglia come una ragazzina. E’ sabato sera e tra locali, strade umide di giugno e nidi di pochi tatami la vita le volteggia tutto intorno. Ognuno con la sua. In questa moltitudine (in)finita che è la metropoli giapponese.

E’ un tam tam di link che scoccano frecce in direzione del Giappone e della ricostruzione avvenuta in questi tre mesi in cui l’estero, tutto concentrato sulla crisi nucleare, sembra aver dimenticato il terremoto e soprattutto lo tsunami. Le immagini di quei giorni, i video amatoriali che riprendevano l’avanzare dell’onda e il ritirarsi della vita umana, travolta e schiacciata dal suo incedere, sono ancora nei miei occhi e mi addolora qualunque forma di strumentalizzazione a discapito del Giappone.

Un Giappone che in questi tre mesi ha parlato poco, come è abituato a fare del resto, ma in cui ha agito molto. Perchè è l’azione di cui ha bisogno un popolo colpito da un grande dolore e non di sterili polemiche, di recriminazioni, di mera teoria.

Ed ecco il prima e il dopo che la Associated Press ha raggruppato qui in una slideshow a dir poco impressionante: http://www.msnbc.msn.com/id/43357920 e http://photoblog.msnbc.msn.com/_news/2011/06/10/6831291-then-and-now-photos-show-progress-in-japan-earthquake-cleanup

E non è solo un prima e un dopo perche’ qui si continua a lavorare incessantemente. E’ un durante che durerà finchè ogni cosa, tra vari anni, non sarà tornata a posto.

Poche immagini per tante, troppe parole versate invece da media faziosi.
Per un paese che amo profondamente e che merita non solo fiducia ma anche ammirazione.

March 12, 2011: A sea coast is filled with destroyed houses and debris at Ishinomaki, Miyagi prefecture.
June 3, 2011: The same area with the houses and debris cleared.

March 13, 2011: Destroyed houses and debris fill a parking lot of a shopping center in Otsuchi, Iwate prefecture, northeastern Japan, two days after the disaster.
June 3, 2011: Houses and debris are cleared.

March 19, 2011: Vehicles park on the ground of a junior high school serving a refugee center in Rikuzentakata, Iwata prefecture, northeastern Japan.
June 3, 2011: The same area with temporary houses set up for survivors.

Il treno, la gente e l’arcobaleno

In un giorno in cui gli arcobaleni sembrano essere importanti, ecco un video che fa dell’arcobaleno un simbolo di rinascita. Spiegazione: le linee ferroviarie giapponesi avevano chiesto alla gente di “sfogarsi” al primo passaggio del treno Shinkansen che congiunge (finalmente) la punta sud del Giappone con quella nord. Il video doveva essere mostrato in pubblico il 12 marzo 2011. L’11 c’è stata la catastrofe, e il video è diventato (attraverso la circolazione su YT) un messaggio di energia, ricostruzione e fiducia nel futuro” (Luca Signorelli)

A causa degli eventi dell’11 marzo l’inaugurazione dello Shinkansen Kyushu è passata in sordina ma quel che colpisce più di tutto è la partecipazione della gente, la gioia che manifestano i giapponesi negli eventi collettivi. E’ forse questo il messaggio più forte e più presente nei discorsi che si sentono ultimamente. 「一つになる」, ovvero “diventare una cosa sola”, “stare uniti”.

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.Quando si parla del Giappone e della sua cultura si sprecano i discorsi sul privilegiare il gruppo a discapito dell’individualità. Eppure la forza che esprime la collettivita’, lo spirito d’iniziativa che unisce i giapponesi mi commuove sempre tantissimo. C’è fantasia, c’è voglia di vivere e di far sentire la propria voce.

Qui sotto un altro video, parte di un programma televisivo, dedicato per l’occasione al “making of” della ripresa dallo Shinkasen e alle idee della gente per festeggiare il suo passaggio! ^o^~☆