Tokyo, su un treno. Una mattina, un uomo e…

Qualche settimana fa mi è accaduta una cosa. Delle tante che accadono in questa città. Ero in treno, proprio come stamattina, seduta eppure stipata in mezzo ad una grande folla di salarymen, office lady, impiegati e studenti. Il venerdì e il mercoledì prendo la Tozai Line. Quella blu. Da Kichijoji torno apposta fino a Mitaka per poter salire sul treno al capolinea. Davanti ad ogni entrata ordinatamente attendono decine di persone. Per questo, pur tornando con lo stesso treno fino alla stazione di partenza, è necessario scendere e rimettersi in fila dietro a chi sta già attendendo. Lo trovo molto civile.

Ma il punto non è questo. Ero stanca. Un po’ nervosa per non ricordo più quale motivo. Fatto sta che avevo esattamente davanti a me un uomo piuttosto grasso, con una grossa borsa che finiva regolarmente sul mio pc che tenevo aperto sulle gambe – chiudendomelo. E così, quando è arrivata la mia fermata, mi sono alzata con fatica e con immenso fastidio per il fatto di non essere riuscita a sfruttare propriamente quel tempo mattutino a causa del borsone dell’uomo e quasi (lo ammetto) innervosita al pensiero che proprio lui andasse ad occupare il mio agognatissimo posto a sedere.

Scendo spinta da ogni parte. Takadanobaba la mattina presto è una vera baraonda. Mi avvio verso le scale, circondata ovunque da persone.

“すみません!すみません!すみません!”
Scusi, scusi, scusi” sento da dietro.

Mi giro. E’ lui, l’uomo grasso con il suo borsone che mi chiama.
Le è caduto questo“, mi dice allungando il palmo.
Abbasso lo sguardo su quella grande mano. E lo fa porgendomi uno degli oggetti per me più preziosi al mondo. Il mio pen drive con tutte le lezioni dentro, i miei articoli, gli spunti, i romanzi… tutto nella mano di quell’uomo.

Lo ringrazio ma non ho il tempo di farlo per bene perchè non è la sua fermata e lui si precipita per risalire sul convoglio che nel frattempo si è svuotato e poi riempito ancora più di gente. Quell’uomo era sceso dal treno, aveva rinunciato all’agognatissimo posto libero solo per restituirmi un piccolo oggetto.

E’ lè che si capisce. Quanto sia sbagliato innervosirsi. E quanto perfida sia la superficialità del sentire. Del reagire.

Con riconoscenza ricordo quell’uomo, la sua inaspettata generosità, la mia superficialità e la stazione di Takadanobaba gremita di gente.

*L’autunno a Tokyo e una splendida illustrazione ASCII di cui il treno (giapponese) è protagonista.

Neve sul Fuji. Tokyo mon amour.

Abe Kobo scrisse di Tokyo “un numero infinito di villaggi. Questi villaggi e queste persone all’apparenza sono identici. Per questo, per quanto ci si possa addentrare in essa, sembra di essere rimasti al punto di partenza, senza giungere da nessuna parte“.

Il Fuji-san è come se vegliasse su Tokyo. Una montagna che protegge il più grande ed affollato agglomerato urbano del mondo. Trentasei milioni di persone. E all’orizzonte questo splendido monte che sempre è rimasto nell’immaginazione del popolo giapponese.

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Il mio sguardo si rivolge sempre lì la mattina. Se il tempo è buono forse lo si scorgerà. Ma è raro. Tende a nascondersi, a celarsi dietro nubi e foschie. Poi capitano giornate in cui l’aria è davvero trasparente. Il freddo porta i momiji e porta anche giornate di blu intenso in cui, dalla ferrovia, andando al lavoro, lo vedo. E mi cambia l’umore. ❤

Oggi che giorno è in Giappone? 7/12

Oggi in Giappone è il giorno dell’albero di Natale 「クリスマスツリーの日」

Il 7 dicembre del lontano 1886 (diciannovesimo anno dell’era Meiji) venne addobbato il primo albero di Natale della storia del Giappone nella zona di Yokohama, in onore dei marinai stranieri che lì erano residenti.

Fu invece intorno al 1875 (ottavo anno dell’era Meiji) che si festeggiò per la prima volta la celebrazione natalizia.

Oggi che giorno è in Giappone? 12/6

Oggi in Giappone è il giorno delle sorelle maggiori
「姉の日」
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Questo giorno segue a quello del 6 marzo (6/3) destinato al festeggiamento del fratello minore, al 6 luglio (6/6) dedicato al fratello maggiore e a quello in onore, invece, delle sorelle minori del 6 settembre (6/9).

Un giorno dedicato a chi, nell’immaginario della cultura giapponese, si occupa dei fratelli, e avverte maggiori responsabilita’ nei confronti della famiglia. Il primogenito/la primogenita infatti è considerato/a chi fa le veci dei genitori in loro assenza, punto di riferimento per i fratelli più piccoli che aiuta e consiglia.

Personalmente questo giorno lo dedico a mia sorella Giulia, una donna verso cui provo infinita stima e che sta per diventare mamma. Auguri sorellona! ❤

Credits dell’immagine qui

L’importanza del dialetto  NHK教育

Un breve programma sulla televisione nazionale NHK dedicato alle espressioni dialettali. Una piccola scoperta mattutina. Resto sempre affascinata dalla varietà d’offerta dei canali della televisione pubblica (mai interrotti da inserzioni commerciali o da spot pubblicitari), dall’attenzione che mostrano nei confronti dell’educazione nel senso più ampio del termine. E così, imbattutami in 「言い違いすれ違い」, ho subito annotato il titolo per poterne sapere di più.

Il concetto è semplice: 10 minuti alla settimana dedicati ad un’espressione, inesprimibile nel giapponese standard, del dialetto di una zona sempre diversa del paese del Sol Levante.
Non è una bellissima idea?

Momenti di sconforto seguono o precedono – a seconda dei giorni e delle ore – quelli dedicati all’ottimismo. Quando pensavo d’essermene infine liberata ecco che l’ansia dell’esame è tornata a visitarmi, cogliendomi come sempre impreparata. Eppure essa è necessaria. Lo stress, l’agitazione – se dosati con perizia – aiutano a focalizzarsi sull’obiettivo, rivoluzionano in meglio l’ordine delle priorità.

Scopro sempre più quanto il periodare in giapponese non sia affatto inferiore per complessità al nostro italiano. Frasi lunghe e arrotolate intorno a un’idea che, nel trasbordare di sinonimi, sembra evadere dal ring.

Insistere. Non c’è altro da fare.
がんばります!

元気だして~
∧_∧
(*´ω`)∧∧l|l
/⌒,つ⌒ヽ )
(  (  _)
‘`’`””‘`’`””‘`’`””

*In foto, alcune costruzioni sul Kanda-gawa viste dalla ferrovia della stazione di Ochanomizu.