«Scrivere, leggere, è visitare l’altrove.
Il posto in cui nasciamo, del resto, non è detto coincida con il posto in cui finiamo per vivere né, cosa ancor più importante, con quello in cui diventeremo felici.
Talvolta fin da bambini, talvolta crescendo – non è raro che ci si trovi a proprio agio in una diversa cultura – magari per la consapevolezza di non essere perfettamente allineati alla propria.
Scavarsi una nicchia di altro nel qui è una risorsa preziosa.
E allora l’altrove nelle storie non serve solo a viaggiare con la fantasia, né a imparare a leggere il diverso come interessante, ma è anche una risorsa importante per rimanere esattamente dove si è – nel centro di Roma, nella periferia di Seattle o nella campagna della Cambogia. E starci, se non completamente bene, perlomeno meglio.
Si tratta, soprattutto, di accettare l’ALTROVE dentro di sè.»
Lo scrivevo su un pezzo uscito tempo fa su Il Libraio e … DOMANI PARTIAMO per la neve, le montagne, l’Hokkaidō e il bianco che brucia lo sguardo tanto è assoluto.
Penso all’effetto che farà sui bambini con cui non viaggiamo per bene da due anni e mezzo. Anche allora fu l’Hokkaidō, questa terra che per me significa la pausa più di ogni altra. Un altrove che è innanzitutto spazio.
Photo: di Kazuki → @kz_pht ←