Direzione – Molteplicità – Selezione
Certe mattine attraverso zone di periferia in cui gli edifici paiono prigioni, mura a contornare una via. E la gente sembra accasciarsi in avanti, raccolta e diminuita nella propria figura, mentre il treno sfreccia via. Paiono alberi in corsa, piegati dal vento in un inchino.
Seduta accanto al finestrino osservo tutta questa umanità, fuori e dentro al convoglio gonfio di gente, mentre dorme, riposa, legge o lavora, un’entità che ai miei occhi si sviluppa e procede in ogni direzione. Nata da uno stesso grappolo di individui, essa si è moltiplicata e continua a farlo, si perde nelle strade del pianeta, trova la propria forma di abitarlo.
«Se un milione di oggetti ci vengono addosso che cosa dobbiamo fare?»
«Un oggetto verde non è giallo. Una cosa lunga non è corta.»*
1. 「方向」 DIREZIONE: Laura, dove vai?
È spesso la scelta che mette in crisi, perché il mondo, quando i numeri sono troppi, si fatica a decifrarlo, e tutto è linea e nuova direzione.
Libertà è poter scegliere. Eppure, avere davanti a sé tante vie che si snodano ugualmente luminose, efficaci può essere un dilemma. Libera, troppo libera a volte mi sento. Le scelte mi paralizzano, come se dal passo successivo dipendesse ogni altro che verrà.
E allora forse serve fare come Gandalf, lasciarsi conquistare da una rassicurazione elementare: «Quando sei in dubbio, Meriadoc, segui sempre il tuo naso.» (cit.)
Fuori dal treno tutto continua a scorrere rapido. E dietro una collina fitta d’alberi in muta, che dal verde brillante dell’estate s’abbandonano al rosso del fogliame, al marrone che nel mio immaginario è, più ancora del giallo e del rosso, da sempre quello dell’autunno.
E poi, ad un certo punto della storia che inizia ogni giorno che salgo sul treno e giungo a destinazione, il sole si spalma come marmellata di grano sulla città, e pare formarsi da zero, e di nuovo, al di là d’una larga pianura, un affossamento farcito di campi e la ferrovia e casupole basse.
Spunta il cratere del Monte Fuji ed è pura bellezza. Ispira gioia vederlo, la mattina all’alba, la sera al tramonto, e mi ritrovo in questo treno congestionato a emettere un respiro profondo, che pare voler ingurgitare tutta la vita che mi pulsa intorno.
“Mi sento inondato dalla sua molteplicità.” Confessa il discepolo al Maestro. *
Alle possibilità, ci penso spesso.
Proprio ora che il sogno di una famiglia si è realizzato e quanto manca è piuttosto il tempo per stare dietro a me stessa.
«Ogni lasciata è persa», sussurra una voce dentro di me, ma «cercare di prendere troppo è perdere tutto», mormora un’altra.
Nel dilemma mi distraggo di nuovo.
Amo soprattutto questo di Tokyo, che mi istruisce ogni giorno sulla molteplicità, su quanti milioni di esseri umani stiano abitando lo stesso pezzo di storia. Aiuta a ridimensionarsi, a riportare tutte le ansie al grado zero della scrittura.
2. 「多様性」 /tayōsei/ ・MOLTEPLICITA’: Laura, quante cose ci sono nel mondo?
Tokyo insegna come in ogni fessura del mondo ci sia un’esistenza. E come quella esistenza sia alla ricerca del senso, e si domanda che farà, come farà, se ne vale la pena.
Ecco me, per esempio, tre mesi nemmeno ed uscirà il nuovo romanzo. E nell’editing ancora strizzo le frasi, mi domando di ognuna l’intrinseca necessità, se un’altra parola, un ritmo diverso, non stiano meglio addosso a questi personaggi da cui, già lo sento, sarà doloroso separarsi. Perché li amo profondamente e raccontano tanto di quattro anni di vita. Mi rende ubriaca questa sensazione. Di poter scegliere il loro destino, quello soprattutto delle parole che li accompagneranno nel mondo.
«Maestro, come si fa a essere tutt’uno con la via?»
«Bisogna non essere tutt’uno.»
«Come si fa a non essere tutt’uno?»
«Ciò che ti ho detto deve bastarti a capirlo.»*
Lo zen lo insegna, ad essere un tutt’uno e tuttavia ad accogliere la molteplicità in sé, senza lasciarsene scheggiare. L’ossessione dei numeri determina e influenza da sempre il pensiero dell’uomo in ogni cultura, la simbologia che contrappone l’uno al più. Miriamo costantemente ad una società di ampie scelte che tuttavia, quando troppe, confondono il percorso dell’individuo.
Energie sprecate a scegliere una sola penna in una cartoleria, un dolce davanti ad un banco gonfio di paste, un aggettivo, uno soltanto, che prenda per mano una parola nel libro, il carattere di un personaggio.
3. 「選択肢」 LA SELEZIONE> Laura, quale sceglierai?
E allora basta farsi domande. Tentare, perlomeno tentare di scoprire cosa si vuole davvero. Poi cosa si è disposti a fare per raggiungerlo. A fronte di un numero alto di desideri, bisogna sacrificare lì dove tempo, lì dove gli affetti che quel tempo conterranno.
La riduzione del “parco desideri” è alla base della valutazione delle possibilità di realizzazione. Forse la sfida è quella: a fronte della molteplicità scegliere una successione, operare una scelta che magari non elimini ma metta in fila le cose.
E allora famiglia, che è godersi le creature che è un attimo che si trasformano e non le vedrai più così. Ed editing del romanzo in uscita, e preparazione per le presentazioni, i festival, il seminario sulla maternità, appunti raccolti per gli altri libri che scriverai e che iniziano a farsi pressanti, le recensioni e le interviste per le belle testate con cui collabori da novembre, la traduzione che inizia e chissà cosa sarà.
Camminerò in questi mesi con una carovana alle spalle. Che sia allora gioiosa, traboccante di melodie, e gonne coloratissime e collane di vetruzzi e palline, una corona di margherite che profumano d’erba.
E poi fidarsi di sé. Soprattutto fidarsi di sé.
Perché di solito è la gioia a mostrare la via.
***Tutte le citazioni sono tratte da Il dito e la luna: racconti zen, haiku, kōan di Alejandro Jodorowsky. Ne troverete una recensione mercoledì prossimo su BookBlister, su cui, da questo mese tengo una rubrica in cui consiglio pubblicazioni dal e sul Giappone: si intitola INTERRUZIONI. E su Libreriamo, sempre da novembre, scrivo di nuove uscite e faccio interviste ad autori e traduttori.