#DiarioDalGiappone n. 8
“Non indietreggiare. È questo il punto debole su cui devi ancora lavorare”
Mishima Yukio
Se c’è una cosa che non devi mettere sotto i piedi, è la bellezza.
Il cibo non si calpesta, il giocattolo non si calcia, il pavimento non si bacia.
Tutto pare sezionato tra l’alto e il basso nella nostra cultura, eppure c’è un momento dell’anno in cui in Giappone la terra è la cosa più bella del mondo e la bellezza la si calpesta.
Capita quando piove tutto quanto può piovere a terra. I petali dei ciliegi cadono a mucchi e da bianchi che apparivano, tutti insieme sono rosa intenso e poi anche i peduncoli, rosa più intenso.
E allora una strada banale diventa non in cielo ma a terra rosa.
Eppure i giapponesi sono solerti nello spazzare via tutto. Nulla si risparmia in nome della pulizia. Eppure adesso, la gente non c’è. La fretta forse non la si è sentita.
E allora la meraviglia, stamane,sul viale di Wakamiya-ōji, verso il santuario Tsurugaoka Hachiman-gū. Era vuota di gente come non mi capitava neppure quando mi svegliavo alle 4 di mattina, col ventre pesante del secondo bimbo, e camminavo prima che arrivasse il caldo dei giorni d’estate.
Il viale era rosa intenso: a terra, un lungo tappeto non rosso ma rosa. Niente macchinetta, solo lo scatto dell’ebook.
Ma che incredibile meraviglia. Domani ritorno.