Leggere l’aria 「空気を読む」

  I giapponesi leggono l’aria. Sembra un gioco di parole ma è solo una traduzione letterale.

  I giapponesi crescono in un ambiente che li incoraggia a farlo.「空気を読む」, kuuki wo yomu, si dice in questa lingua complicata, ovvero letteralmente “leggere l’aria”. Nel senso di capire quando è bene parlare e quando no, quando un discorso rischia di ferire qualcuno o di insultare qualcun altro, quando è il caso di esprimersi su un argomento e quando è bene piuttosto ritirarsi. Quando la sincerità è troppa ed è giusto sorvolare.

  Sull’io prevale il tu e a dirlo così sembra persino un credo religioso. Non tutti sanno leggere l’aria, molti sbagliano, ma la capacità di farlo resta in questo paese un valore.

  I giapponesi parlano di sè quando viene chiesto di farlo, non parlano a sproposito. Se nella nostra società occidentale è bene mostrare, dissipare ombre evidenziando il proprio valore, stringere forte la mano per comunicare sicurezza, guardare dritto negli occhi per trasmettere attenzione, i giapponesi vengono invece educati a non vantarsi, a non parlare per parlare, a non guardare fisso, a non riempire spazi con domande o battute che cercano risate.

 Sono più tolleranti nei confronti del silenzio. Lo accettano e aspettano il proprio turno per parlare. E se la situazione non lo suggerisce, preferiscono tacere.

  Alcuni dicono che i giapponesi non hanno idee. Che mancano di opinioni forti. E’ gente forse poco paziente che non ha avuto la fortuna di dover aspettare. Le idee ce le hanno eccome ma non avvertono il bisogno di dimostrare di possederle. E’ proprio la tempistica, la distanza tra il possedere ed il mostrare che ci distingue da loro.
Per noi nel possedere è insito il mostrare, c’è dentro lo scambio, la condivisione immediata e spesso accesa delle idee. Un’opinione la proviamo subito sul campo, come un prototipo che venga sperimentato immediatamente per accertarsi del suo funzionamento e dei suoi eventuali difetti. Siamo noi a dover convincere il prossimo del nostro valore. Imporci talvolta per far capire che siamo sicuri, che abbiamo da dire.
E va benissimo così. Ad ogni società il suo relazionarsi.

  Ma qui è diverso. E non si può leggere un testo in giapponese cercandovi dentro la grammatica italiana. O si rischia una delusione cocente, di quelle che ricamano pregiudizi sulla pelle di un paese.

Legger l’aria significa pertanto anche far domande quando si vede l’altro silenzioso e saper aspettare che formuli la sua risposta. Anticipare un giapponese, parlargli sopra – magari solo per enfatizzare un segmento di ciò che ha detto – significa mettergli un dito sulle labbra.

 Non è il paese del “tutto e subito”. Ci vuole tempo.
Ma chi sa aspettare e si sa guardare intorno riuscirà un giorno, persino, a leggere l’aria.

53 commenti su “Leggere l’aria 「空気を読む」

  1. alana87 ha detto:

    Il silenzio è così culturalmente denotato.
    Eppure anche noi occidentali dovremmo apprendere la sua bellezza e la sua enorme capacità di condivisione ed espressione, talvolta molto più forte delle parole

    1. Giappone Mon Amour ha detto:

      La tua prima frase dice tutto.

    2. alana87 ha detto:

      Aspetto il tuo prossimo post! Ho vissuto ad Osaka 7 mesi e leggere il tuo blog mi fa tornare alla mente tanti bei ricordi 🙂

  2. Hachi ha detto:

    Prima di tutto, grazie e complimenti per i tuoi post, si leggono così volentieri e fanno sempre bene al cuore di chi come me ne ha lasciato un pezzetto in quel paese. Inizio a credere di essere stata giapponese in un’altra vita o in un’altra dimensione spazio temporale XD Trovo il loro atteggiamento molto rilassante, prendersi i tempi giusti e nn temere il silenzio…è una grande lezione.

    1. Giappone Mon Amour ha detto:

      Sono felice ti ritrovi in queste parole. Si’, il comportamento sociale e’ la parte piu’ sana di questo paese a mio parere. Pensare all’altro prima che a se’.

  3. barbara astengo ha detto:

    Non vedevo l’ora di leggere il tuo nuovo post!
    Sono stata in Giappone due volte e grazie al tuo blog riaccendo dei ricordi meravigliosi con una grande nostalgia.
    Un abbraccio e continua a scrivere!!!

    1. Giappone Mon Amour ha detto:

      Quanto entusiasmo e che bello sapere di fungere da “rimembranza”. 🙂

  4. Ecco che nelle tue parole ritrovo modi di fare di ragazzi giapponesi conosciuti all’università…riesci a farmi venire i brividi come sempre,a farmi scoprire ogni giorno qualcosa che ignoravo. L’esame di giapponese del secondo anno è andato male,allora ho pensato a te: a febbraio lo rifarò,mi impegnerò ancora di più come tu mi insegni a fare,e non fallirò nuovamente..ancora una volta grazie infinite.

    1. Giappone Mon Amour ha detto:

      Si’, non mollare assolutamente. Ci vuole costanza e determinazione. Non devi lasciare la lingua per piu’ di due, tre giorni, o fugge via. 🙂
      Un abbraccio, L.

  5. Ciccola ha detto:

    Era da un po’ che volevo farti questa domanda. Il pesare bene le parole o non esprimere il proprio pensiero per non ferire la sensibilità degli altri non limita la sincerità? Quello che hai spiegato in questo post si riferisce a rapporti tra conoscenti, o ci si rapporta in questo modo anche tra amici?

    1. Giappone Mon Amour ha detto:

      La sincerita’ non e’ sempre un valore a mio parere. E’ sopravvalutata e nasconde a volte il puro desiderio di parlare. Bisogna pesare le parole con tutti, forse persino maggiormente con chi si ama, io credo. Fanno male le parole. E una volta dette non c’e’ modo di riparare il danno fatto.
      La gentilezza, il tatto non limitano a mio parere la sincerita’. Sospetto si possa dire qualunque cosa con delicatezza.

      Mi viene in mente il diverso modo di “maneggiare” un insetto con le sue delicatissime zampette e un cagnolone nel pieno delle sue energie. La relativita’ del trattamento e’ necessaria.

      Oltretutto spesso mi chiedo anche se siano le nostre opinioni ad essere importanti o sia piuttosto importante per noi semplicemente esprimerle. Temo vi siano poche opinioni a questo mondo che siano cosi’ fondamentali da condividere, cosi’ tanto da superare la previsione della loro accoglienza nell’interlocutore.

      Detto questo “leggere l’aria” e’ capacita’ onnipresente, in ogni tipo di relazione. 🙂

    2. Ciccola ha detto:

      Grazie per la tua pazienza nello spiegare le cose. Io forse non ho spiegato bene quello che volevo dire. Non sopporto nemmeno io le opinioni saccenti che non tengono conto della sensibilità degli altri. Penso che la gentilezza e il tatto siano alla base di ogni rapporto, e so bene quanto possono far soffrire le parole. Ma credo anche che la sincerità sia importante, e alle volte le parole non dette pesano di più di una parola sbagliata.

      Capisco cosa intendi per le opinioni “imposte”, a me piace ascoltare, e se è il caso esprimere il mio pensiero.

      La mia era una curiosità, e tu sei la persona più adatta (secondo me) a spiegarmi queste cose, perchè lo fai sempre con una gentilezza che apprezzo molto.
      Grazie

    3. Giappone Mon Amour ha detto:

      Ora ho capito cosa intendevi. E su quello ti do pienamente ragione. Il silenzio, se abusato, fa tanti danni quanto il troppo parlare.

      Nei rapporti amorosi, soprattutto, e’ vero cio’ che dici. A volte basta parlare per disfare fantasmi. In quel caso – e non posso che parlare della mia sfera personale – utilizzo tutta l’italianita’ che e’ in me. Perche’ la ritengo piu’ sana. 🙂

      Grazie a te della lettura. Per me non c’e’ mai nulla di ovvio. L.

  6. Kizzy ha detto:

    Analisi impeccabile e veritiera… leggendo blogs che trattano di Giappone spesso ho visto notizie e filmati di ragazzi che fan cose meravigliose, famosi mangaka di un’umiltà straordinaria e mi ha molto colpito tutto ciò. Paragonati ai nostri fumettisti che se la tirano, ai nostri ragazzi che vorrei fossero in grado di produrre simili manufatti, son sempre rimasta basita… Per me i giapponesi hanno una marcia in +, almeno in questi campi e apprezzo molto questo lato del loro carattere che tu hai evidenziato così bene invece del nostro parlarci addosso (io, io, io…).

    1. Giappone Mon Amour ha detto:

      No, qui nessuno se la tira. Hai centrato il punto. Io mi ritrovo molto in questa societa’ ma all’inizio e’ stato complesso adattarsi. La differenza e’ notevole infatti. Un bacio e grazie per i tuoi commenti sempre acuti.

  7. Silvy ha detto:

    Sono capitata per caso su questo blog e purtroppo non mi trovo d’accordo con quanto espresso nel post (non ho avuto modo di leggere tutto il blog).
    Ho vissuto a Tokyo qualche anno fa, dopo una laurea in giapponese, ho tantissimi amici e conoscenti giapponesi e lavoro con i giapponesi stessi. E mi sento di dissentire quasi totalmente da questa idea.
    Mi spiego meglio: per natura io sono una persona molto riservata (tanto che i miei amici mi danno spesso della “giapponese” 🙂 ), e apprezzo tantissimo il silenzio, quando esso e’ necessario e opportuno. Allo stesso modo, non ho una buona opinione di chi parla troppo e a sproposito.
    Tuttavia, quando una persona giapponese, alla mia perplessita’ sulla loro scarsa reattivita’, mi ha risposto che “arrabbiarsi o comunque dire una parola di piu’ avrebbe significato mettere a nudo la propria individualita’”, ho capito che tutte queste belle parole di cui tu parli sono per lo piu’ un ricamare intorno ad un’unica verita’: i giapponesi (e parlo ovviamente generalizzando, quindi vanno teneute presenti le eccezioni) temono tantissimo il poter uscire fuori dal loro guscio che la societa’ rappresenta.
    Aggiungo un’altra cosa: quando sono tornata a vivere in Italia, una delle cose che ho apprezzato di piu’ e’ che se qualcuno qui ti fa un sorriso e’ un sorriso vero, non dettato sempre e comunque da questa cortesia che qui tanto decantate. In ultimo, ho notato un certo atteggiamento, da parte dell’admin di questo blog, a far passare coloro che la pensano diversamente come “persone che poco conoscono il Giappone o che comunque non hanno pazienza di imparare a conoscere i giapponesi”. Chiedo scusa se mi sbaglio.
    Saluti, Silvia.

    1. Giappone Mon Amour ha detto:

      Ogni opinione e’ la benvenuta, Silvia. 🙂

    2. Hana ha detto:

      Silvy posso dire che sia tu che Laura offrite due aspetti diversi della stessa cosa. Sono due punti di riflessione interessanti e validi. C’è un detto giapponese che, a mio avviso,sintetizza il tuo pensiero perfettamente: “Il chiodo che sporge va martellato” I giapponesi sono un popolo complesso e spesso per chi è al di fuori non è facile capire tutto, perché le nostre impostazioni mentali sono all’opposto e spesso si applica il nostro modo di vedere le cose come metro di giudizio. Guardo spesso dorama giapponesi e coreani e spesso ne discuto con altri appassionati, capita che a seconda della storia o degli eventi raccontati capiti di non capire certe cose, situazioni e così via proprio perché ragioniamo da “occidentali”, perché certe cose ci sono sconosciute e distanti e così via. Insomma non sempre abbiamo la chiave giusta per capire fino in fondo. Ovviamente la tua esperienza di vita in Giappone ti pone in una posizione privilegiata rispetto a noi, hai avuto una visione più ampia così come la ha Laura. Infine non credo che Laura voglia spingere tutti a credere che i giapponesi siano perfetti, o che un opinione diversa dalla sua sia indice di scarsa conoscenza del Giappone. Credo che Laura voglia mostrarci il lato migliore del paese in cui vive e allo stesso tempo prende per mano chi si è interessato da poco a questo paese per guidarlo attraverso gli stereotipi e luoghi comuni che abbondano. Credo che lo scopo di Laura sia tutto qui e che ami confrontarsi, in modo sano, con gli altri. A presto ^_^

  8. Hana ha detto:

    Come sempre un post bellissimo che è anche una lezione di vita. La profondità del silenzio sono in pochi a conoscerla. Sempre tutti pronti a parlare parlare parlare e poi alla fine non si comunica nulla, non si è nemmeno in grado di ascoltare per davvero… Grazie per le riflessioni che mi regali ogni giorno ♥

    1. Giappone Mon Amour ha detto:

      Si’, la parola e’ sopravvalutata. Concordo pienamente. Un bacio! L.

  9. Clara ha detto:

    Il Silenzio resta la musica più bella e intensa per me. Leggerti è davvero un dono. E “Leggere l’aria” è un’espressione splendida, potrebbe essere il titolo di un romanzo, un racconto, una poesia.
    I sorrisi più sinceri io li ho trovati in India, dove il silenzio invece è utopia. Ma i paesaggi in India sanno essere silenziosi, hanno questo dono incredibile. Non sono mai stata in Giappone, e mi piace scoprirlo attraverso te. In Italia la gente si scorda di sorridere, troppo spesso, e ahimé, non è un luogo comune.
    Trovo sempre molta umiltà nei tuoi post, e anche rispetto per il paese che ti abita, e che abiti.
    Un abbraccio da un’uggiosa Ravenna

    1. Giappone Mon Amour ha detto:

      Un commento importante, come quelli che sai lasciare tu. Lo faccio decantare in me e intanto sogno la tua India. Grazie davvero, Laura

  10. mariantonietta ha detto:

    questo modo di dire mi piace un sacco, lo adotterò!

    1. Giappone Mon Amour ha detto:

      Hai visto che ho eliminato il controllo numerico/alfabetico? L’ho fatto proprio sotto tuo suggerimento. Domani passo nella tua Lisbona… ovvero sul tuo blog. Un bacio!

    2. mariantonietta ha detto:

      l’ho notato, grazie, ora è molto più comodo lasciare commenti! *.*

  11. Danilo Benci ha detto:

    Cara Laura! mi merito il premio fedelta`,i eccomi dal Giappone … pensa quanta fatica Yuimichan in Italia io ho imparato a star zitto, anche se ogni tanto straparlo e lei a parlare sugli altri, ma spesso si zittisce … uqnta fatica quanto dolore da parte sua e quanto amore, tanto che quando lo capisci ci affoghi dentro e non ne esci piu’, leggevo che lo shintoismo ha insegnato a non lasciarti con gli occhi quando una persona cara si allontana, questa non e@ certo freddezza, lo sgurdo che ti accompgna…una volta che scopri la profondita@ dei wsentimenti di un giapponese ne rimani abbagliato e scopri cosa e` il rispetto degli altriquanto e` difficile lasciare un commento sul tuo blog…quando si e` imbranati e non si e` al PC di casa…spero di riuscirci adesso…un abbraccio!

    1. Giappone Mon Amour ha detto:

      Io vi adoro. Non ho altro da dire. Si’, vi adoro!

    2. Danilo Benci ha detto:

      arrossiamo come il fogliame ^^, e scusa il messaggio semi comprensibile, l`ho riscritto piu` volte…ma non riuscivo ad inviare, ora credo di aver capito e ne approfitto per una parola in tema. Stamani Yumiko e` andata a farsi i capelli, immaginerai che in Italia non si trova bene in materia, ed io con i mei suoceri a far la spesa, a differenza di te io di giapponese ne ho imparate poche parole, Yumiko parla molto bene l`italiano…quindi tanti silenzi stamani e poche parole messe al momento giusto, sorrisi, occhi che brillavano di felicita` sentimenti altissimi e profondi mai visti prima…
      un abbraccio ora vado che andiamo dagli zii a portare dei pensieri!

    3. Nana Seven ha detto:

      Mi adottate, o mi presentate qualche giapponese che ha voglia di adottare una 32enne? sono una grande lavoratrice, non sporco, non mordo e so avere lunghi silenzi….

  12. DAIJIRO 85 ha detto:

    Spettacoloso, come tutto ciò che esce dalla tua penna, cara Laura.
    E’un argomento vastissimo, questo sul rapporto parola/silenzio nella cultura giapponese. Ci sono libri interi che, infatti, ne parlano diffusamente.
    Che dire… Posso capire il commento di Silvia più su, nel senso che sì, la società giapponese, per un occidentale (e per tanti giapponesi stessi) sia abbastanza difficile, con dei codici di comportamento abbastanza rigorosi e formali (pensiamo al linguaggio “Keigo”, ad esempio). Alcuni studiosi ed antropologi tendono a sostenere tesi come quelle di Silvia, in effetti, nel senso che affermano che la necessità di mantenere certe distanze, certi silenzi, e di limitare alcune manifestazioni di contatto fisico, siano le più importanti cause dalle quali derivano alcuni fenomeni di disagio sociale, soprattutto giovanile.
    Credo però, senza voler fare il difensore della cultura nipponica né delle idee di Laura, che ci sia molto di vero, di autentico, in quanto ha scritto la nostra “host” nel suo post. Qualcosa che, seriamente, si avvicina molto all’essenza della “giapponesità”. Ho vissuto a Tokyo, in due “tranche”, per un periodo sommato di poco più di due mesi, e gli aspetti che Laura cita in questo post li ho, in parte, notati anche io (dico in parte perché, ovviamente, per capire a fondo certe cose in un luogo bisogna starci a vivere ben più a lungo che non 3 mesi).
    Un qualcosa che può trovarci a proprio agio o meno, intendiamoci: io stesso sono un passionale, e per far capire apprezzamento ad una ragazza ho bisogno di guardarla fissa negli occhi per “lanciare” passione; così come, con gli amici, ho necessità, per manifestare affetto, di avere contatto fisico con pacche, abbracci, strette di mano etc… Tutte cose non proprio comuni, nella società giapponese.
    Per cui, pur non rigettando completamente le tesi di alcuni studiosi sulla difficoltà e la “freddezza” della società giapponese, credo però che certi lati della cultura di questo affascinante Paese così ben descritti da Laura siano come dei meandri per noi difficili da interpretare e da apprezzare, soprattutto utilizzando le nostre categorie di pensiero… E la stessa Laura non mette in dubbio, da sempre, il fatto che, per poter vivere in modo armonico nella società nippo, serve tempo, pazienza e calma interiore… E che non sempre tutto ciò basti per integrarsi appieno.
    Nota personalissima: quando ci rapportiamo con un mondo così distante dal nostro, e per di più particolare come lo è il Giappone, ricordiamoci sempre la cosa più importante, a mio giudizio: l’Europa, e quindi l’Occidente tutto, trova la sua libertà di espressione e di pensiero con l’Umanesimo, prima (intorno al 1400); con il Rinascimento, poi (circa 1500) ed, infine, col Romanticismo (1700 e, soprattutto, 1800 circa). Veniamo quindi da circa 600 anni di relativa libertà espressivo-culturale che ha, di conseguenza, permeato l’intero sviluppo della società occidentale. Il Giappone, al contrario, è un Paese davvero libero solo dalla fine della seconda guerra mondiale, sia a livello di diffusione delle idee che quanto ai rapporti personali… E sono differenze fondamentali, che segnano in modo profondo il “modus” di interazione fra le persone, eccome. Molti osservatori sono convinti che si andrà sempre più, in futuro, incontro ad un Giappone occidentalizzato (lo è già adesso tantissimo, rispetto a come era anche solo 60 anni fa), ma è assolutamente impensabile un cambio radicale, repentino, di tradizioni e culture che fanno parte di un popolo da più di 1000 anni.
    Saluti a tutti e, soprattutto, alla padrona “di casa”!!!

    1. Giappone Mon Amour ha detto:

      Sei sempre cosi’ ampio, generoso e accurato nei tuoi commenti. Una persona che si da’. Grazie mille Edoardo.
      Un abbraccio da me e Ryosuke. Ti aspettiamo qui a Tokyo~♥

  13. White Blossom✿ ha detto:

    Da bambina spesso stavo zitta, e ascoltavo.
    Anche da ragazzina spesso stavo zitta. Ma le cose che sentivo mi sembravano insignificanti. I miei coetanei (e anche più grandi) parlavano. Troppo, per me. Non riuscivo a capire dove trovassero tutte quelle cose da dire, che io sentivo lontane e poco interessanti. Parlavano per parlare, come per cercare consensi, come se solo così si sentissero importanti. Sì, perché immancabilmente e senza alcun riguardo mi chiedevano il motivo per cui io non parlassi, in un insieme di curiosità (per una cosa così insolita per loro) e di disapprovazione, come se ‘avere da dire’, non importa cosa, fosse un pregio. Mi sbattevano in faccia la loro ‘accusa’ ed io mi chiudevo sempre più in me stessa, pensando di essere sbagliata, sentendomi ogni volta ‘fuori posto’ e inadeguata. Io non lo sapevo! Non sapevo che forse non avevo niente di sbagliato, e che in un Paese meraviglioso, dall’altra parte del mondo, questo mio ‘strano comportamento’ sarebbe stato normale, addirittura apprezzabile!
    Grazie Laura, ancora una volta.
    Un grande abbraccio
    Patri

    1. Giappone Mon Amour ha detto:

      Esattamente, non solo “normale ma addirittura apprezzabile”! Molto molto molto apprezzabile. Amo le parole piene, che naturalmente sono poche. Amo ugualmente quelle vuote, che sono molte di piu’. Ma capirne la differenza e’ fondamentale.
      Un abbraccio grande e grazie a te!!!

    2. Nana Seven ha detto:

      White Blosso m comprendo in pieno, perché mi sembra di rivedermi nel mio passato vissuto allo stesso modo. Credo che il problema sia proprio quando gli altri fanno pesare un aspetto, come quello del parlare poco, ma quello che c’è dentro ragazzi, è davvero moooolto di più che rinfrescare con l’aria il cavo orale ^___^

    3. White Blossom✿ ha detto:

      Grazie, Nana!
      Oh… se ti adottano, dì loro che siamo in due!!
      *___*

  14. Sofia ha detto:

    Ciao! Ti seguo da un po’ di tempo e cerco sempre di ritagliarmi qualche minuto per leggere i tuoi post, davvero ben scritti.
    Ogni volta che scorro lo sguardo tra le tue parole mi chiedo che cosa ci faccio in Italia e perché non sono nata in Giappone, un Paese, da quello che ho potuto apprendere, in sintonia con il mio modo di relazionarmi e la mia personalità. Nella classica descrizione dell’italiano tipo, estroverso e aperto, non mi ci ritrovo per niente; mi chiedo come mi troverei con la mia riservatezza e timidezza tra i giapponesi. Forse potrei leggere e condividere il silenzio, che qui, a volte, è reso pesante.
    Continuerò a seguiti, a presto! 🙂

  15. taral ha detto:

    La modestia, il silenzio, il rispetto. Quanto mi mancano!

  16. automaticjoy ha detto:

    Di questo post mi sono arrivate subito al cuore le foto: che colori, che luce!

    Sulle parole ho riflettuto, non sono riuscita a commentare alla prima lettura. Sono tornata, ho trovato molti commenti illuminanti. Condivido le curiosità e il punto di vista di Ciccola sulla sincerità, mi sono emozionata per i racconti di Danilo sul suo amore con Yumiko, ho letto con interesse la lucida interpretazione storico/sociale di Daijiro, ho trovato sensata l’argomentazione contraria di Silvy. Per quel che mi riguarda, ancora non ho avuto modo di rapportarmi seriamente con giapponesi, quindi aspetto di poter esprimere opinioni con cognizione di causa.
    C’è tanto di vero in quello che dici, ma è difficile scollarsi di dosso un’intera vita trascorsa all’interno di un sistema culturale del tutto diverso. Spero di riuscire a mantenere le parti belle della mia italianità (il confronto personale diretto e onesto, quando c’è un problema, è qualcosa a cui non posso rinunciare) e nello stesso tempo assorbire il meglio dalla mia permanenza in Giappone. Intanto grazie per le tue parole: si può essere d’accordo o meno, ma di certo fanno pensare e intravedere un punto di vista spesso trascurato e veramente affascinante.

  17. Mara Cara ha detto:

    E’ da poco tempo che seguo questo blog ma leggere i vari post è come essere tornata a casa.
    Premetto che sono Italiana e non sono mai stata in Giappone ma mi sono sempre sentita molto vicina a questa straordinaria cultura.
    Grazie…per renderci partecipi di questo modo di vivere che trovo essenziale..

  18. Giuseppe ha detto:

    Wow, bellissimo post. Spesso, come anche questa volta, riesci con bellissime parole a rendere veramente concrete delle opinioni che ho sul Giappone ma che appunto non sarei mai capace di esprimere cosi bene come te. Grazie

  19. Sara Rolè ha detto:

    Leggere l’aria allora richiede intelligenza e delicatezza, rispetto e bontà d’animo

  20. デルヂア ジュゼッペ ha detto:

    Wow, bellissimo post. Spesso, come anche questa volta, riesci con bellissime parole a rendere veramente concrete delle opinioni che ho sul Giappone ma che appunto non sarei mai capace di esprimere cosi bene come te. Grazie

  21. Monica Buniato ha detto:

    Adoro leggere i tuoi post…scoprire questo paese che amo sempre più. …spero davvero di poterlo vivere di nuovo presto….

  22. Viviana La Mila ha detto:

    Adoro i giapponesi

  23. KiaraBadBridget ha detto:

    Grandiosi

  24. Alessandra Desiderio ha detto:

    Io non so leggere l’aria, non sempre almeno 🙂

  25. Antonella Giuliano ha detto:

    Ciao Laura,
    è da un pò di mesi che seguo i tuoi pensieri; ti ho scoperta in una puntata di Fahrenheit in cui presentavi Tokyo Orizzontale e da allora non passa giorno senza che senta il desiderio di leggere le tue parole. Ho letto con profondo rispetto il tuo libro e sento che avrei bisogno di rileggerlo perchè troppo denso è il tuo esprimere. Mi piace il tuo racconto del Giappone, sentito e meditato , sincero ed esposto. Ti metti a nudo e in un certo senso metti a nudo tutta la nostra civiltà di fronte ad un’ altra civiltà così diversa. Credo che sia proprio la vulnerabilità che traspare dai tuoi pensieri ad affascinarmi tanto. In molti atteggiamenti della cultura giapponese mi ritrovo con sorpresa e con timore. Come nel leggere l’aria di cui parli in questo post. Vivo in Italia e con grande imbarazzo, con grande sofferenza, con grande solitudine. Mi sento spesso un pesce fuor d’acqua e relazionarmi con modi aggressivi e indelicati mi provoca un malessere che scava dentro. Non riesco mai veramente a sentirmi a mio agio. Leggere i tuoi racconti mi risolleva l’animo perchè forse posso immaginare un mondo dove siano valori il silenzio, l’attesa, la pazienza, il rispetto. Grazie. Antonella

  26. ~Ajisai. ha detto:

    Innanzitutto complimenti per il blog. L’ho scoperto grazie ad una mia amica e ogni volta che scrivi mi immergo nei tuoi post. Non sono mai stata in Giappone ma ciò che scrivi lo rievoca perfettamente. Ogni parola, ogni suono che la mia mente crea leggendoti, è automaticamente immagini, odori, colori, sensazioni ed è tutto così magnifico che mi sembra di essere sempre stata lì, in quel paese che adoro e che spero di poter vedere un giorno.
    È la prima volta che commento ed è la prima volta che ho voglia di intromettermi nel tuo mondo. Studio anche io giapponese all’università, non sarà fantastica, non sarà tra le migliori, ma per me tutto va bene finché posso stare a contatto con questo mondo. Pian piano, forse appunto perchè a contatto con questa meravigliosa lingua, comincio a comprendere ciò che scrivi, le sensazioni che vuoi esprimere. Questa, particolarmente, la sento mia. Ho appreso che il silenzio, a volte, è vita. Ho appreso che “leggere l’aria” è fondamentale, per la maggior parte del tempo. Molte volte mi è capitato che le persone intorno a me dicessero cose che mi hanno ferita, tanto. Tante volte ho fatto finta di nulla, ho sorriso e sono andata avanti, scegliendo il silenzio, il non esprimermi perchè ero consapevole di poter far male.
    Al di là di tutto ciò, volevo ringraziarti. Grazie per le magnifiche cose che scrivi, grazie per farmi sentire a casa ogni volta che leggo un tuo post, grazie per allargare il mio mondo e grazie per farmi conoscere sempre cose nuove su ciò che adoro, sul paese che adoro e sulla sua lingua e la sua cultura.

    どうもありがとうございます。

    ~Ajisai.

    1. Laura Imai Messina ha detto:

      Grazie Ajisai ♥
      Sei tanto gentile. Il tuo commento mi ha strappato piu’ di un sorriso :*

  27. Paolo Taigo ha detto:

    Splendido scritto, grazie.
    Purtroppo chi si reca in Giappone carico di pregiudizi e di ‘opinioni’ non riuscirà mai ad entrare in contatto con il profondo cuore e sensibilità di questo popolo. Un vero peccato.

  28. brunetta caprasecca ha detto:

    grazie, molto ben argomentato.
    In un mondo in movimento dove quando ci si incontra ognuno porta con se la propria personale aria, in che modo avverrà l’osmosi?in che modo riusciremo ad attuare la compenetrazione scambievole di idee e pensieri?

  29. Marco ha detto:

    Che bello. Sentivo oggi su Kilimangiaro (dove sei stata ospite e ) ha parlato di questo valore.

    Complimenti per tutto quello che sei riuscita a realizzare fino ad oggi. Sei una mentor (anche).

    Sento come un desiderio da molto di poter conoscere questo luogo, e sentendo te questo desiderio era ancora più forte. Che bello il giappone. Durante l’intervista si leggeva profondità del mondo che porti con te e nella la tua aura il pensiero chiaro e sensibile che è bello poter ascoltare e da cui imparare.

    Sembra facile leggere l’aria, forse è solo facile capire cosa significa, ma non farlo (almeno per me). Io che potrei fare di un viaggio in giappone (non che sia tutto positivo li) quasi certamente un viaggio terapeutico, come se quelle isole “lontante” fossero degli Asclepieia. (si.. forse per me lo sarebbero)

    Grazie!

  30. Erica WEIGL ORLANDO ha detto:

    “Quando la sincerità e’ troppa”…ecco Laura. E’ perfetto.. Leggere queste tue parole in questo mio momento di Vita mi ha fatto capire quanto anche io debba imparare a “leggere l’aria”.
    Di solito uno dei miei motti e’ *Fatti non parole*…ma ora aggiungo *Silenzio,leggi l’aria”…
    Grazie per il tuoi (incondapevoli) insegnamenti di Vita ad una occidentale, che ama da lontano una lontana cultura rispettosa e millenaria, ma che, grazie a te, entra dolcemente (come solo tu puoi fare) nel mio quotidiano.

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