こだわり o dei dettagli che fanno la differenza
Un nuovo caffè con un nome tutto italiano ha aperto di recente. E in questo giorno di festa Miwa ed io siamo andate a zonzo per il quartiere. Pranzo a casa, il nostro programma televisivo preferito, le coccole alla Gigia e con Ryosuke discorsi vivaci su alcuni quartieri di Tokyo. Ci piace la storia di questa città. Scoprirne le rughe. I nuovi gioielli.
Il locale dove eravamo dirette era pieno di gente e così ho ricordato quel negozietto che ha aperto da poco e in cui non ero mai entrata un po’ per timidezza un po’ perchè le scoperte, se posso, amo farle in compagnia.
Miwa ed io andiamo spesso alla ricerca di locali, nuovi caffè dove trascorrere ore liete. Di chiacchiere e letture. Del suo coreano e del mio giapponese. Del suo lavoro, del mio lavoro. Dell’italiano che prenderà a studiare da aprile, del mio dottorato che è alle porte. Dei suoi nipotini, della mia Livia.
Sono luoghi di pace dove assaggiare novità, sapori differenti – che siano bevande o siano dolci –, respirare l’atmosfera di un locale, notare quelli che in giapponese si chiamano “kodawari” こだわり ovvero le cose, i dettagli su cui i gestori del locale, in questo caso, sono esigenti. Le minuzie (ma non solo) che sono importanti e a cui viene dedicata particolare cura.
Una volta badavo alla quantità più che alla qualità. Porzioni abbondanti, del più e non del come. Adesso il rapporto è invertito. E bado alle luci – meglio se lievi, alla musica – che resti sullo sfondo, alla gentilezza del personale, alle sedie o ai divani – che sappiano accogliere e tenere, al sapore del tè e a quello dei dolci, per cui nutro una passione esagerata.
Che ogni momento sia il migliore. Che ogni giorno valga per se stesso e non per quello successivo. Così la penso io. Così la pensano le persone che amo di più e di cui mi circondo. Ci unisce un “kodawari” per la vita che ripaga la fatica con una serenità profonda e duratura.
E’ l’Equinozio di Primavera. Si respira aria di pruni in fiore.
Non vedo l’ora di rituffarmi anche io nei こだわり di tokyo! Ancora pochi giorni! 🙂 bravissima come sempre Laura!
Un bacio da “Il cibo delle coccole” (che poi sono Benedetta che scrive su Facebook, se ti ricordi di me^^)
Pronta per la partenza? ^o^
Ciao, è da pochissimo che seguo il tuo blog, (devo ancora leggerlo tutto) ed ho una curiosità da chiederti: ho visto un giapponese che ogni volta che qualcuno gli parlava si copriva la bocca, è un buono o cattivo segno?
Cara Alessandra, e’ costume per molte donne soprattutto farlo. E’ una specie di abitudine fisica nel senso che gli viene naturale. Che nascondano i denti, evitino voli saliva etc. questo dipende decisamente dalla persona. Nessun segno negativo da interpretare quindi. Stai tranquilla.
O mi dici con cosa condisci le tue parole, con cosa le cucini, quali spezie ci metti…no, perchè seguo le tue parole inebriata, stordita. Questo è l’effetto di un buon scrittore, che ho sempre creduto che non importa quanto scrive, ma come scrive, quindi direi un “kodawari” ! (se questo termine si può attribuire anche alla scrittura…) forse non utilizzerò un italiano perfetto, ma spero che il senso di ciò che ti ho voluto dire, lo abbia colto. Un augurio anche qui di una nuova primavera. Liana.
Lo sai che ti voglio bene Liana? ^^
Ho ricevuto la bella notizia x email Laura: grazie, son contenta che hai risolto il problema e che si possa ancora commentare,yatta! 😀
La gocciolina di commozione……sono seeeeensibbile! Guarda non hai idea quanta gioia mi abbiano dato 25 lettere e un punto interrogativo. Caspita allora è ancora possibile nel 2012 far nascere rapporti sani… ma quanto sono contenta!!! un bel regalo di primavera! e un bacione graaaande !
”Una volta badavo alla quantità più che alla qualità. Porzioni abbondanti, del più e non del come. Adesso il rapporto è invertito” ciò che penso dovremmo fare tutti…è bello che ci siano posti simili…chissà che possa andarci anche io un giorno.. =)
Che darei per scapparmene anch’io in Giappone…
Mi è piaciuto molto questo post. Puoi approfondire il concetto di “kodawari”? Mi ha colpita… Grazie.
Kodawari, Simona, significa proprio quello. Ovvero cio’ su cui si e’ esigenti. Ad esempio se hai un kodawari per il riso cercherai la varieta’ piu’ saporita e adatta ai piatti che preparerai. ^^ Grazie della lettura, come sempre.
m(_ _)m
♥
♥ che carino questo blog ♥
Oggi ho ascoltato questa citazione e avevo piacere nel condividerla anche con te :
“Goditi potere e bellezza della tua gioventù.
Non ci pensare.
Il potere di bellezza e gioventù lo capirai solo una volta appassite.
Ma credimi tra vent’anni guarderai quelle tue vecchie foto.
E in un modo che non puoi immaginare adesso.
Quante possibilità avevi di fronte e che aspetto magnifico avevi!
Non eri per niente grasso come ti sembrava.
Non preoccuparti del futuro.
Oppure preoccupati, ma sapendo che questo ti aiuta quanto masticare un chewing-gum per risolvere un’equazione algebrica.
I veri problemi della vita saranno sicuramente cose che non t’erano mai passate per la mente.
Di quelle che ti pigliano di sorpresa alle quattro di un pigro martedì pomeriggio.
Fa’ una cosa, ogni giorno che sei spaventato.
Canta.
Non esser crudele col cuore degli altri.
Non tollerare la gente che è crudele col tuo.
Lavati i denti.
Non perder tempo con l’invidia.
A volte sei in testa.
A volte resti indietro.
La corsa è lunga e alla fine è solo con te stesso.
Ricorda i complimenti che ricevi, scordati gli insulti.
Se ci riesci veramente dimmi come si fa.
Conserva tutte le vecchie lettere d’amore, butta i vecchi estratti conto.
Rilassati.
Non sentirti in colpa se non sai cosa vuoi fare della tua vita.
Le persone più interessanti che conosco, a ventidue anni non sapevano che fare della loro vita.
I quarantenni più interessanti che conosco ancora non lo sanno.
Prendi molto calcio.
Sii gentile con le tue ginocchia, quando saranno partite ti mancheranno.
Forse ti sposerai o forse no.
Forse avrai figli o forse no.
Forse divorzierai a quarant’anni.
Forse ballerai con lei al settantacinquesimo anniversario di matrimonio.
Comunque vada, non congratularti troppo con te stesso, ma non rimproverarti neanche.
Le tue scelte sono scommesse.
Come quelle di chiunque altro.
Goditi il tuo corpo.
Usalo in tutti i modi che puoi.
Senza paura e senza temere quel che pensa la gente.
È il più grande strumento che potrai mai avere.
Balla.
Anche se il solo posto che hai per farlo è il tuo soggiorno.
Leggi le istruzioni, anche se poi non le seguirai.
Non leggere le riviste di bellezza.
Ti faranno solo sentire orrendo.
Cerca di conoscere i tuoi genitori.
Non puoi sapere quando se ne andranno per sempre.
Tratta bene i tuoi fratelli.
Sono il migliore legame con il passato e quelli che più probabilmente avranno cura di te in futuro.
Renditi conto che gli amici vanno e vengono.
Ma alcuni, i più preziosi, rimarranno.
Datti da fare per colmare le distanze geografiche e di stili di vita, perché più diventi vecchio, più hai bisogno delle persone che conoscevi da giovane.
Vivi a New York per un po’, ma lasciala prima che ti indurisca.
Vivi anche in California per un po’, ma lasciala prima che ti rammollisca.
Non fare pasticci coi capelli, se no quando avrai quarant’anni sembreranno di un ottantacinquenne.
Sii cauto nell’accettare consigli, ma sii paziente con chi li dispensa.
I consigli sono una forma di nostalgia. Dispensarli è un modo di ripescare il passato dal dimenticatoio, ripulirlo, passare la vernice sulle parti più brutte e riciclarlo per più di quel che valga.
Ma accetta il consiglio… per questa volta”.
Liana
Questa citazione è in realtà una canzone, tradotta abbastanza male tra l’altro, e tagliata all’inizio e alla fine. Il titolo è Wear sunscreen.
>> ho visto un giapponese che ogni volta che qualcuno gli parlava si copriva la bocca, è un buono o cattivo segno?
Cara Alessandra, e’ costume per molte donne soprattutto farlo.
>> Coprirsi la bocca è costume solo per le donne e solo quando ridono (o, comprensibilmente, mangiando).
Un tempo l’ideale di bellezza presupponeva di non far vedere i denti, chissà perché… ma poteva andare peggio (in Cina piacevano i piedi piccoli, accidenti).
Da lì nacque la pratica dell’haguro (i denti dipinti di nero) e le donne che non lo facevano presero a coprire la bocca quando ridevano. E’ un segno di femminilità, infatti quando un gay (del tipo molto effeminato) ride in uno sceneggiato tende a coprirsi la bocca.
Gli uomini si coprono la bocca con un fazzoletto a volte… in estate o quando fa caldo e si suda… non so perché msi debbano asciugare proprio il labbro superiore (nemmeno sudassero solo lì), ma l’ho visto fare a molti…. Se non era per il sudore giocavano a sentire odoracci immaginari, boh^^
Quando leggo ciò che scrivi ritrovo una filosofia e dei concetti che nell’appartenermi apparivano, fino ad un istante prima, inusuali, iconografici, troppo personali per avere un vero riscontro all’esterno. Dare un significato a tutto, negarsi la superficialità che spesso, oramai, caratterizza i giorni ne le azioni, ha ancora un senso. Grazie, a te e al Giappone. *A*
Ribadisco la dedica che sento sempre anche mia. di tanto in tanto va letta, come le tue parole. ^^
Quanta infinita poesia e intima verità in quello che scrivi. Grazie per condividere così
Grazie a te e a voi che leggete. Non c’e’ scrittura che non implichi una lettura. :*