Il Treno del Pesce e la separazione

“Il treno del pesce” (sengyo-ressha) 鮮魚列車 è il nome attribuito a un piccolo treno che ha il compito esclusivo di trasportare il pesce raccolto nella regione di Ise-shima nella Prefettura di Mie fino ad Ōsaka.

Ha, no anzi, aveva. L’imperfetto è un processo, anzi un destino che sta per compiersi. Dopo 56 anni di storia, infatti, il piccolo treno color amaranto, si fermerà il 13 marzo prossimo.


Delle più di 100 persone che dal 1963 salivano ogni mattina – esclusi domenica e giorni festivi – sui convogli, adesso non ne restano che una decina.
Sono i materiali che si usurano. Sono i mestieri che mutano. Paesaggi che diminuiscono di volume, di intensità.

E, banalmente, quel che mi evoca questo piccolo treno è la sua esatta presenza nei discorsi delle persone. Insomma, il lato romantico della faccenda.

Una sposa che attendeva il ritorno del consorte che magari scendeva ogni giorno dal treno a una certa – amatissima – ora, un bambino che andava a prendere il padre con un ombrello, quando pioveva, l’odore forte del pesce che avrà colorato come un accento chissà quante conversazioni.
Chissà in quanti ricordi vivissimi questo trenino è stato presente in 56 anni di attività.

In Giappone si è soliti organizzare piccole cerimonie all’inaugurazione e alla chiusura di una linea del treno, si salutano con una festa di benvenuto o con un nostalgico addio anche modelli di locomotive, convogli di cui un gruppo nutrito di giovani uomini (e meno frequentemente donne) conosce ogni dettaglio.

La separazione del resto richiede riconoscenza.

Come accade con la cerimonia degli aghi e delle forbici che ci scortato nel lavoro, con il rito delle bambole che abbiamo amato ma da cui ci dobbiamo staccare, con il rigo sacro in cui si getteranno gli amuleti e i daruma che ci hanno accompagnato nella realizzazione di un desiderio.

Incontrare qualcuno o qualcosa è un momento delicatissimo della vita.
Separarsi lo è altrettanto. A livello emotivo, persino di più. Perché la fine delle cose colora (quasi) definitivamente il ricordo.

Di una storia, quasi sempre, si tende a ricordare come è finita. E quel come resta.

 

°°°Immagini tratte da qui, qui e qui.

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