Il passato è ora

«Ultimamente si dice che il passato non sia qualcosa di immutabile, bensì che sia qualcosa che possiamo fabbricarci nel presente. Che il passato, in sintesi, sia il presente, che è sia l’adesso che lo scrive.»

 

Ricordo questa frase pronunciata da un’educatrice giappone. Ne ricordo l’impatto su di me.

Subito pensai si trattasse di un’intuizione importante. Di qualcosa di vicinissimo, innanzitutto, a una possibilità.

過去 Passato 現在 Presente  未来 Futuro

Il passato – se visto così, possiamo allora innalzarlo come una casa. E smettere di recriminare è forse utile a costruirsi un passato perlomeno decente, per irrobustirlo, e rinforzarsi da sé.

Serve accettare certe storture – relazioni familiari che ci hanno fatto soffrire, esperienze che ci hanno traumatizzato, debolezze che ci hanno reso più triste il ricordo di alcuni pezzi di vita – ma è necessario anche smettere di darle per scontate, immutabili, rassegnandoci al ruolo di vittime inermi. In questo modo, effettivamente, indeboliamo ulteriormente il nostro passato (quindi il presente), creiamo una stanza piena di spazzatura dove continuiamo a buttare possibilità relegandole lì, per ogni piccola imperfezione che hanno. Tutto è colpa di quanto è successo, di quanto ci è stato fatto.

Rileggere invece il passato in maniera meno emotiva, iniettargli dentro un po’ di ottimismo e speranza, sdrammatizzarlo, è una maniera per sentirsi più forti nell’oggi. La vendetta, l’odio come ricordo (“io non dimentico, io non perdono”) ci consegna purtroppo all’infelicità.


Con un piccolo sforzo, è utile voltarsi indietro, rileggere in un’altra chiave i ricordi, illuminarli con un poco di gioia, ammettersi d’essere stati anche felici, e giovani, e innamorati anche in periodi che si rievoca orrendi. Perdonare un padre o una madre,  un compagno o un amico importante, tornare a guardare il presente con la consapevolezza che non c’è solo dispiacere alle spalle, anche se è l’unica cosa che ci torna alla mente.

Non lo si fa apposta. È che la mente funziona così: le cose belle le archivia, le rende quasi ovvie, come fosse un diritto imprescindibile la felicità. Le cose brutte invece le fissa, quanto di brutto succede serve rammentarlo in modo da non replicare l’errore.

Eppure sarebbe bello mettere in moto una rivoluzione.

Riabilitare il passato nel presente. Ricostruire le parti più brutte.
Anche solo per il semplice fatto che non siamo uguali a quando certe cose le abbiamo vissute.

Quante possibilità apre quest’intuizione!

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