Il Fuji-san non è uomo e non è donna

  Il Fuji-san non è uomo e non è donna. Non è divinità maschile nè femminile. E’ un monte ermafrodito. Così scrive Takeya Yukie. La lingua giapponese lo permette e non c’è bisogno di definire sempre il sesso delle cose.
In una vecchia canzone per bambini il Monte Fuji ha sembianze umane: ha la testache spunta dalle nuvole, il corpoavvolto in un kimono fatto di neve e i banchi di nebbia che si allungano in lontananza alle sue pendici non sono che le maniche di quell’immacolato kimono.
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Una antichissima credenza giapponese vuole che le montagne siano abitate dalle divinità e che, per questo, non sia lecito scalarle. Gli dei posseggono quei luoghi e gli uomini non possono e non devono disturbare la pace che vi regna.
Il Fuji-san, monte prediletto nell’immaginario dei giapponesi, era ed è tutt’ora considerato da molti una divinità. E’ la montagna più alta del Giappone ed è simbolo dello stesso concetto di “bellezza” per questo popolo. I giapponesi provano nei suoi confronti ammirazione sì, ma anche quel tipo di timore reverenziale che si avverte per le cose belle e, insieme, terribili.
In Giappone l’appuntamento con il tempo, che procede in centinaia d’anni, definisce sia il ricorrere prossimo del grande terremoto del Kanto che, la storia insegna, accade una volta ogni cent’anni, sia il risvegliarsi del Fuji-san che, invece, erutta ogni trecento anni. Perchè non bisogna dimenticarlo. Che il Fuji-san, anche con il suo kimono di neve indosso, è sempre un vulcano e possiede una lunga tradizione di eruzioni alle sue spalle. In giapponese “vulcano” si dice kazan 火山 che è “fuoco, fiamma” e “montagna”.
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Accadrà e c’è poco da aver paura. I giapponesi vivono in perpetua attesa di qualche disastro che verrà. Perchè verrà. E dopo che accadrà per un po’ a Tokyo non si potranno stendere i panni fuori e l’aria sarà impregnata delle ceneri del dio che si manfesta. Si girerà forse con le mascherine e muteranno i disegni dei bambini che tanto spesso tracciano il profilo del monte sulla carta.
  E in un territorio tanto “accidentato”, attraversato da frequenti tifoni, scosso da terremoti di notevole portata, travolto da tsunamie da una vasta gamma di altre calamità naturali, la solidarietà e l’aiuto reciproco sono  indispensabili.
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 Si dice che lo 仕方ない[shikata nai] il “non c’è nulla da fare” che spesso ripetono i giapponesi e che rende perplessi gli stranieri (i quali leggono in questa frase una eccessiva accettazione degli eventi), sia dovuto proprio alle intemperie climatiche cui questo popolo è abituato a fare fronte e che hanno modellato il suo carattere tenace, profondamente rispettoso e sempre collaborativo.
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 Ma lo “shikata nai” viene spesso frainteso perchè non è un “non faccio nulla e aspetto che le cose si aggiustino da sole”, ma bensì la presa di coscienza della sfortuna da cui poi parte la volontà di fare bene e di “gambaru”, ovvero di dare il massimo nelle proprie possibilità.

6 commenti su “Il Fuji-san non è uomo e non è donna

  1. Unknown ha detto:

    ciao!!
    posso farti una domanda che non centra nulla con l’articolo?
    il fatto è che la seconda foto mi ha scatenanto alcuni ricordi e alcuni quesiti irrisolti di quando sono stata in giappone ^^ (scusa il prologo prolisso!) la domanda è: tu sai perchè in giappone ci sono così tanti fili elettrici tra le case? voglio dire..nelle nostre città fanno scorrere i fili contro le pareti delle case in giappone invece volteggiano in una fitta rete. non è pericoloso?
    cmq è una carettiristica così peculiare che non vorrei mai che cambiasse!
    grazie e scusa la domanda estemporanea!
    P.S. bellissimi post sempre, leggere i tuoi racconti mi fa sempre venire tanta voglia di tornare in giappone!!!mi fai sentire un pò a casa!grazie
    elisa

    1. Salvatore Bilotta ha detto:

      Ciao. Ho fatto la stessa domanda alla mia compagna giapponese che vive qui in italia con me 🙂 Semplicemente non li interrano. Cioè non scavano il terreno per posare tubi. Non si sa il motivo, sicuramente epr risparmiare (sono geometra e ti dicoc he interrare i tubi costa molto). Anche fare manutenzione è più facile con i fili a cielo aperto. Pensaci, qui in Italia ogni 5 minuti rompono una strada, la riasfaltano, e la strada è compromessa per sempre. I Giapponesi è gente pratica … in ogni minimo dettaglio. Ad ogni modo anche io amo questo aspetto, la mia compagna meno. Per loro, mi dice, i fili appesi sono bruttissimi. ^^ (P.S. per l’autrice del sito: complimenti per il blog, ti seguo molto qui e su FB)

    2. Giappone Mon Amour ha detto:

      Grazie mille Salvatore. Spesso mi perdo le domande ed avere utenti come voi che forniscono le risposte e’… una manna dal cielo! ^o^~

  2. Rober y Lety ha detto:

    ma questo blog é fantastico!!! me encanta!!!

    1. Giappone Mon Amour ha detto:

      Grazie mille Rober!!! ♥

  3. Giorgia ha detto:

    Ciao, bellissimo anche questo post, come tutto il tuo blog!
    Avrei una domanda riguardo lo “shikata nai”.
    Tempo fa vidi un video di una ragazza che spiegava l’espressione “shoga nai” (perdonami se è scritto sbagliato) e, se non ricordo male, il significato è proprio lo stesso che tu ora attribuisci a “shikata nai”. Sarei curiosa di sapere se le due espressioni sono equivalenti 🙂
    Grazie in anticipo per la risposta!

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