Gli stereotipi sono abiti logori
“Sei felice in Giappone?”
“Si’, da morire”
E’ un dono ma anche una maledizione perchè sai che non potrai più vivere altrove. Quindi, tanto vale capire a fondo il paese che ti vedrà morire.
E’ forse questa la motivazione profonda per la quale non mi accontento del sentito dire, dell’iniziale percepito che conserva in sè le difficoltà delle prime volte, la solitudine abbacinante che comporta il trasferirsi soli in un estero tanto remoto. Per questo, perchè so che qui io ci morirò, lo stereotipo del “dicono che i giapponesi…”, del “mi è sembrato che questo paese…” non mi serve a niente.
E’ come chi vuole convincerti che il mondo fa schifo, che la gente tutta vuole solo prenderti in giro, che l’uomo è capace solamente di bassezze. Persone che ci mettono una dose troppo esagerata di entusiasmo nel ribadirlo, un’eccitazione ributtante nell’enumerare tutte le “ragioni sacrosante” per cui la vita è un mucchio di bugie, perchè loro hanno capito tutto e tu nulla. Persone che si scagliano contro chi in quella sfera d’acqua, mare, carne e tanto altro, ci vede anche del bene e ci crede persino. Cazzate, dicono, non hai capito niente, sei solo un ingenuo.
Ho la sensazione, da sempre, che il desiderio di condividere la bruttezza sia un tentativo malriuscito di liberarsene. Un desiderio destinato miseramente a fallire, perchè a ripetere il negativo lo si aumenta. E allora tentano almeno di contagiare chi hanno intorno in modo da non avvertire il continuo fallimento del non essere stati capaci di vederla, la bellezza.
Per questo, dopo tanti anni ormai, sono refrattaria alle sciocchezze o semplicemente ai giudizi pronunciati prima del tempo. Come che per i giapponesi soffiarsi il naso in pubblico è come defecare (!!!), che se non succhi il ramen o la soba sbagli, che i giapponesi sono solo apparenza, che sono ipocriti, che la loro gentilezza e’ solo in superficie, che sono bambini, che non parlano mai etc. etc.
Pensare male è tanto più facile. Cercare di capire richiede invece umiltà, sforzo, tanto tempo e una dosa immensa d’amore. E’ come con le persone, nè più nè meno. Se le ami cerchi di capirle, ti metti in discussione. E non si può amare chiunque. A volte si ama e non si è amati, altre si è amati e non si ama. Molto più rararamente accade il miracolo e il sentimento è corrisposto secondo lo stesso grado di passione.
Così io amo il Giappone e ci sono voluti anni, tre per la precisione, per iniziare a capire e, soprattutto, per cambiare atteggiamento nei confronti del diverso. Sospendere il giudizio, fermare l’opinione prima che giri l’angolo e scompaia là dove le mani non possono più riafferrarla e, in caso, cambiarle la pettinatura.
Gli stereotipi sono abiti logori, indossati da troppi, pregni del sudore di molti, della rabbia, del rancore, spesso ancor più della frustrazione e della tristezza di chi non è riuscito o non ha il coraggio di provare, della fretta, della vergogna di non aver capito, dell’insofferenza che scatta per la stessa ragione, della presunzione. A volte solo del disinteresse.
Ebbene preferisco confezionarne di nuovi, scegliere io il colore dei miei abiti e la loro misura.
Il malcostume della nostra amata Italia frizzantina è anche insito nel giudicare sempre tutto, nel criticare con asprezza senza certezza delle proprie ragioni, nel cercare sempre il risvolto della giacca per evidenziarne cuciture, nell’esser certi che “a pensar male il più delle volte ci si azzecca”, nel credere più al brutto che al bello, alla colpevolezza che all’innocenza. Nel pensare che nella scortesia sia insita la sincerità e nella gentilezza la falsità.
Donne a comizio sulla spiaggia, raccolte sotto a un ombrellone, tutte intente a indicare cellulite, nasi grossi, costumi che rivelano inestetismi, abiti che “non ci si può proprio permettere” o, nel caso di persone conosciute, pettegolezzi che naturalmente pendono sempre sul disprezzo, sulla riprovazione per qualcosa.
Il gruppo è rinforzato dall’esclusione di un elemento estraneo, l’amicizia dalle critiche severe verso un terzo.
Non mantiene saldo il rapporto solo ciò che c’è di bello in esso ma anche il sentimento di riprovazione da condividere a discapito di altri. Una tendenza che è insita nella maggior parte di noi italiani e che spesso un poco incrina la qualità della nostra vita. Ma è una scelta e un’abitudine sociale e culturale e, pertanto, non c’e’ da sentirsi meno di nessuno.
Eppure in un mondo tanto differente come quello giapponese non solo è sbagliato giudicare secondo la scala di valori del proprio ecosistema (l’antropologia culturale lo insegna) ma è come bruciarsi un’occasione. Un’Occasione. Quella di essere diversi, di scegliersi ed educarsi, di comportarsi con più misericordia e maggiore garbo. Per me, almeno, e’ stato cosi’. E solo di me posso parlare.
E allora mi dico che è valsa la pena sbattere la testa contro l’incomprensione, la solitudine, farmi male, soffrire a fasi alterne per tre anni perchè non ero sicura che questo fosse il posto adatto a me.
Ne e’ valsa la pena. Perchè adesso alla domanda: “Sei felice?” io rispondo sempre “sì”.
La gabbia di giudizi e pregiudizi. La cecità nei confronti del paese, immaginario o reale che sia. La cecità nei nostri stessi confronti. Dell’India, prima ancora di amarla, ho odiato tante cose, ne ho contestate così tante che non avrei immaginato poi di imparare ad apprezzarla nella sua pienezza, nella sua baluginante assurdità. Grazie per questo necessario, candido, sublime post.
Buona settimana
Dici sempre le cose giuste. Ed io sto pensando con mio marito di partire per l’India a febbraio. A sentirti parlarne sa di sogno.
Buona settimana anche a te cara Clara!
Oh. Che bello. Dovrei essere in India, a febbraio. Se hai bisogno di qualsiasi cosa, anche semplici info, contattami pure.
Pensavamo proprio a febbraio! Appena ne so qualcosa ti contatto. Grazie mille della disponibilita’. 🙂
Non potevi scriverlo diversamente, davvero un bel post. Finalmente possiamo leggere l’altra faccia della medaglia degli italiani in Giappone! Grazie!!
Gli italiani in Giappone potrebbero anche non essere tutti cosi’. Pensarci aiuta ad evitare di cadere in nuove generalizzazioni, e magari evita ad una incauta italiana in Giappone che passava di qui per caso di restar male di fronte ad un giudizio affrettato. Cordiali saluti.
Si’, non tutti sono cosi’. Anzi, dei miei (pochi ma buoni) amici e colleghi italiani in Giappone – persone che stimo e che amo – nessuno e’ cosi’. 🙂
@Daniela, tante congratulazioni!
Che dire? Semplicemente perfetto! Condivido ogni singola parola. Non sono mai stata brava con le prime impressioni e a questo punto credo che non sia un difetto, perchè mi permette di concedermi più tempo. Dalle tue parole credo anche di aver capito un altro motivo per cui mi sono sentita subito a casa stando in Giappone anche solo per poco.
E’ un paese complicato. Non facile come puo’ sembrare ad un primo sguardo. Ma alla fine accoglie e, in certi casi, ti fa sentire a casa 🙂
In vacanza mi han trattato come uno di casa..avendo viaggiato parecchio, credo che sia l’unica gente con cui mi troverei bene nel vivere.
Per quanto mi riguarda mi han fatto sentire come uno di loro. Mi han trattato esageratamente bene. Avendo viaggiato parecchio, è l’unico posto in cui riuscirei a vivere bene cn la gente. …educata, cortese, affascinante e profondamente spirituale.
Brava Laura, anche perchè la felicità non viene regalata da altri ma è dentro sè stessi. E si fa più fatica ad essere tristi che felici. Quindi sorridi, sì felice e goditi il fantastico paese in cui vivi assieme alle persone che ami.
No, davvero non ci sono regali. Ma la fortuna conta. Come cresce il bimbetto? Un abbraccio!
I tuoi post sono sempre una boccata d’aria fresca.
Mai come i tuoi Silvia. Post che ispirano anche letture, i tuoi. 🙂
“casa” sono le pareti, il soffitto, il pavimento che costruiamo dentro. la nostra casa siamo noi, se l’ambiente che ci circonda ci fa stare bene, gli daremo l’opportunità di arredarci.
La nostra casa siamo noi, se l’ambiente che ci circonda ci fa stare bene, gli daremo l’opportunità di arredarci.
Condivido ogni singola parola, Nana.
Bello, bello, bello questo post, questo stile di vita, quest’aria diversa che riesco a respirare leggendoti. Sei forza per me: mi è venuta voglia, da un po’ di mesi a questa parte, di sorrisi, di parole gentili, di comprensione. Seppur dall’Italia per ora, sono una nuova me! ありがとうございます!
Questa si’ che e’ una bella cosa. Ti stai migliorando ed il merito e’ tutto tuo!
Grazie 🙂 ma sono certa che il merito sia anche tuo!
Bellissimo post.
Mi rattrista vedere come sia pieno di stranieri che vivono in Giappone (così come in qualunque altra parte del mondo) e non ne hanno mai capito nulla. E purtroppo questo è l’errore che si tende a commettere sempre troppo spesso: guardare un popolo, un paese, con i propri occhi di straniero, senza cercare di immedesimarsi nel loro modo di vedere le cose e capire perché per loro è così.
Sono felice di sentire che almeno qualcuno non ha da lamentarsene ^^
Ti diro’ Mami che la maggior parte degli italiani che vivono bene qui non frequentano internet o lo frequentano poco. Mi sento spesso un pesce fuor d’acqua ed evito come la peste community dove c’e’ gente con troppo tempo a disposizione e tanto desiderio di condividere bruttezza. Ho iniziato questo blog proprio a marzo del 2011 per i fatti che sappiamo. Diversamente non avrei mai iniziato a farlo.
Chi non ha iniziato allora giustamente continua a vivere la sua vita qui con allegria e intensita’. Internet spesso raccoglie il peggio.
Quindi sappi che fortunatamente ci sono tantissimi italiani che non frequentano la rete e che stanno benissimo in Giappone. Non sentono semplicemente il desiderio di condividerlo sul web. 🙂
Sei molto saggia. Nonostante tu sia una giovane donna, imparo tanto da te, dai tuoi post. Sono per me motivo di riflessione e quando li leggo le mie giornate sono diverse, vedo la mia vita diversamente. Tento di mettere in pratica ciò che scrivi. Penso che la tua sensazione, “che il desiderio di condividere la bruttezza sia un tentativo malriuscito di liberarsene”, sia una verità. Provato anche su me stessa, confermo, porta solo al fallimento perchè evidenzia le situazioni negative, che generalmente tendiamo a far prevalere su quelle positive.
Ma io voglio essere capace di vedere la bellezza e ce la metterò tutta. Grazie anche a te.
Sono felice perchè tu sia riuscita a rispondere “si”. Credo sia molto importante per tutti, per me lo è tanto. Sei un esempio e dopo questo sono convinta che un giorno o l’altro riuscirò anch’io a dare la stessa risposta alla fatidica domanda.
Ancora grazie.
Barbara
Anch’io tento di mettere in partica cio’ che scrivo. Non sempre ci riesco e avverto lo scarto tra il pensiero e l’atto. Ma il bilancio deve essere sempre positivo. Ovunque si viva, qualuqnue vita di trascorra.
Un abbraccio e grazie della tua consueta delicatezza.
Sei molto saggia. Sei una giovane donna con un bagaglio di esperienza vastissimo, imparo tanto da te, dai tuoi post. Penso che la tua sensazione, “che il desiderio di condividere la bruttezza sia un tentativo malriuscito di liberarsene”, sia la verità. Perchè tendiamo generalmente ad enfatizzare le situazioni negative che vengono portate da noi stessi a prevalere su quelle positive. Confermo che il tentativo di liberarsene in questo modo fallisce e pure peggiora miseramente.
Per i tuoi post, che rendono diverse le mie giornate, riesco anche a vedere la mia vita diversamente.
Ed io voglio essere capace di vedere la bellezza. Ce la metterò tutta. Grazie anche a te.
Per me sei un esempio. Sono felice che tu sia riuscita a rispondere “si”. E’ importante per te e lo è anche tanto per me. Mi da forza e sono sicura che un giorno anch’io riuscirò a dare la stessa risposta alla fatidica domanda.
Ancora grazie.
Barbara
Bello Laura, bello davvero… e invece gli italiani sono così pronti a criticare e giudicare, loro fanno ‘gruppo’ ma solo tra loro simili, x il resto è solo contrapposizione: basta solo vedere i tifosi delle squadre di calcio… arrivare ad ammazzarsi solo xchè tifi un’altra squadra è incomprensibile x me… E qui invece si è sempre ‘contro’ qualcun altro: nord vs sud, vegetariani vs carnivori, mangofili vs comics, e potrei continuare…
Per non parlare degli stereotipi diffusi a piene mani anche e soprattutto dai nostri media (giornali o tv che siano): anch’io avevo letto che ‘guai’ a soffiarsi il naso in pubblico (poveretti ma come fanno sennò, mi chiedevo), risucchiare coi ramen invece lo si DEVE fare (ho sentito anch’io un signore giappo farlo in un ristorante giappo ma ciò non vuol dire che lo debbano fare tutti) e altre cavolate simili. Il recente disastro di Fukushima poi è stato l’apoteosi delle c… ma questo lo sai già. Quindi, si, sarà stata dura all’inizio ma non sai quanto ti invidio xchè morirai (il + tardi possibile, eh) nel paese che ami e che ti ha accolto. Poi, visto anche come sta andando la nostra povera Italia ti conviene proprio restare in Japan…
Per carità, poi penso che non sia tutto rose e fiori anche lì, seguo anche un blog di un italiano sposato con una giappa che vive là da tempo e il suo blog è molto critico con certi aspetti del Japan ma penso che la perfezione non sia di questo mondo e sia giusto anche sentire l’altra campana da chi ci vive e prova queste cose sulla sua pelle, non dai nostri media che s’inventano un sacco di str…
P.s. se scrivo ‘giappi’ non è x esser dispregiativa ma solo x abbreviare, sia chiaro.
Fai bene Kizzy, le opinioni devono sempre essere personali e si formano attraverso una sorta di documentazione incrociata. Io racconto la mia vita che, lo ammetto, e’ piena di bellezza. Fortunatissima sono. E prego ogni giorno che continui cosi’.
Un abbraccio!
Bellissimo. COndivido ogni singola riflessione. Grazie.
Grazie a te. ❤
belissimo post.
voglio andarci assolutamente. è nella mia “top 5” come viaggio.
http://nonsidicepiacere.blogspot.it
Si’, il Giappone va visitato. Davvero riempie gli occhi. Bello il titolo del blog!
Sdraiata nel lettone, a meno di una settimana dal mio ritorno a Tokyo, leggo questi tuoi pensieri e non posso fare altro che ringraziarti… Perchè hai messo nero su bianco, e in maniera chiara e nitida, ciò che ho provato e provo tutt’ora nei miei soggiorni in Giappone e nella mia vita ancora tutta italiana.. Quest’anno, a settembre, ho portato alcuni amici a Tokyo, e mi è sembrato che la loro percezione di questo lontano paese rimanesse sui binari degli stereotipi.. Nonostante i miei sforzi di provare a far guardare con occhi diversi ciò che avevano attorno non credo di essere riuscita nell’intento. E son ben convita invece di quello che ho vissuto e vivo ogni volta, se molti alla prima impressione si fermano, è perchè non sanno o non hanno interesse ad andare oltre.
La prima volta che partii x il Giappone lo feci perchè presa dalla disperazione di un momento particolarmente difficile della mia vita. Così, senza sapere nulla di ciò che mi aspettava dall’altra parte del mondo, presi l’aereo da sola e raggiunsi un amico che lavorava là. Sarà stato grazie anche alla mia completa ignoranza verso questo paese e del suo popolo, che sin dal primo giorno percepii l’essenza. Non mi aspettavo nulla. Nessuno mi aveva detto “devi succhiare gli spaghetti”, “devi inchinarti per salutare”. Io non sapevo niente sui Giapponesi! Stupita dalla sensazione, mi sono sentita a casa. Scontato potrai pensare, ma x me non lo è, visto che vivo a Bologna da quando sono nata e mi sento da sempre una straniera. Probabilmente si arriva ad un punto della propria vita dove la personalità scalpita se non riesce ad amalgamarsi con il codice sociale e questo è ciò che credo sia successo a me, a te e a chi altri come noi hanno imparato a non fermarsi mai davanti ad apparenze, muri o paure…Sei andata e restata dove ti senti bene, e questa non può che essere stata la scelta più giusta per la tua vita!
Il tuo coraggio mi è di grande stimolo.
Un abbraccio cara Laura!
Leggere questo tuo lungo commento rilassa. Mi sembra d’essere anch’io nel lettone a recuperare memorie di un viaggio recente.
Non mi stupisce nulla e nulla e’ scontanto. Proprio la perenne sensazione che nulla lo sia mi restituisce la consapevolezza che le cose belle della vita siano un dono.
Sai che non conosco affatto Bologna? Forse ci verro’ il prossimo anno per un convegno. Mi hanno detto meraviglie.
Sono certa troverai anche tu il tuo luogo. E’ solo questione di tempo. Un abbraccio, L.
Un post meraviglioso come sempre <3
Bellissimo e, soprattutto, giustissimo <3
Bellissimo post, davvero ^^
E che fa sorgere una domanda…in base alla tua esperienza, quali stereotipi o pregiudizi pensi di poter sfatare? 🙂 Per chi ancora può solo sognare di andare in Giappone, avere la visione e i punti di vista di qualcuno che ci abita e ci vive, scevri da giudizi e immagini distorte, può aiutare a non crearsi un’idea troppo stereotipata e falsata di questo Paese 😉
Meravigliosa e saggia come sempre Laura <3
Belle parole. Tutti dovrebbero avere la tua idea di libertà e di accettazione dell’altro così com’é. E bella soprattutto la risposta alla domanda finale.
Invidia.
Per la forza, il coraggio di fare una scelta così grande che (nonostante lo desideri) non so se riuscirò mai a fare in futuro. Stima.
Perchè hai centrato in pieno il problema, non solo degli Italiani, ma dell’ITALIA. Perchè è questo quello che ci frena e ci limita più di qualsiasi altra cosa: la nostra mentalità.
questo articolo è UNA BOMBA! Vorrei farlo leggere a tante persone che sono sicuro, purtroppo, non cambierebbero comunque idea! Sono troppo d’accordo, io gli incazzati con la vita non li ho mai sopportati! .)
Paolo Ragone, infatti non si deve convincere nessuno. Chi sta male, oltretutto, non accetta che altri stiano bene e tantomeno consigli sul da farsi. La cosa migliore e’ lasciarli andare per la propria strada. E andare per la propria.
Chi mantiene i propri pregiudizi è solo un povero di spirito e non vale la pena di perderci tempo… ma quando dici: “Il malcostume della nostra amata Italia frizzantina è anche insito nel giudicare sempre tutto, nel criticare con asprezza senza certezza delle proprie ragioni” non è forse anche questo un pregiudizio? Mi spiego, di italiani così ce ne sono, ma la maggioranza di quelli che conosco io ha la mente abbastanza aperta verso gli altri e le altre culture. In fondo, anche questo è fare di tutta l’erba un fascio. E da italiana che ha vissuto all’estero posso affermare che anche gli altri (nel mio caso, inglesi) amano sguazzare nei pregiudizi, e fanno fatica a cambiarli (chi più, chi meno).
Non esistono popoli privi di pregiudizi, così come non esistono popoli perfetti in assoluto. Le diversità arricchiscono, se sapute cogliere e valutare nel modo giusto. Si pensa sempre che Laura, nei suoi post, parli in generale, ma si tratta sempre di esperienze che lei ha vissuto e che quindi ha filtrato secondo il suo personale metro di giudizio.
Un mio amico ha avuto una pessima esperienza in Giappone e adesso pensa che sia il posto più orribile del mondo; va benissimo, è inutile attaccarlo ogni volta che lo dice, perchè quello che lui ha provato è cosa sua, inconcepibile da altri. Generalizzare non è mai utile, in nessun senso, ma neanche attaccarci di continuo ai particolari su cui non si è d’accordo.
Laura Cavallina, sono contenta per te se la maggioranza dei tuoi amici è aperta e razionale e quindi la cosa influenza il tuo modo di pensare l’Italia in modo positivo. I miei amici in questo ad esempio sono diversi, purtroppo. 🙂
Laura S Penso l’Italia ANCHE in modo negativo, non solo positivo, dipende dalle circostanza… ma almeno non vedo tutto nero. 😀
Neanche io e meno male che non sono la sola! 🙂
Laura Cavallina, credo tu abbia frainteso un pochino il senso del post ed estrapolato forse quella frase che ti ha colpito maggiormente. C’e’ un “noi” li’ dentro ed indica chiaramente il fatto che io sono nel gruppo degli italiani. 🙂
Oltretutto non ho scritto con l’intenzione di criticare gli italiani che vivono all’estero, piuttosto direi che molti utenti hanno interpretato in tl modo il mio post forse per loro opinioni a riguardo. La mia opinione personale era piuttosto formulata su un nostro malcostume (degli italiani in generale quindi) difficile da estirpare ovvero il “giudicare”. Dei britannici oltretutto non potrei parlare dato che ho solo qualche amico, qualche esperienza di studio e mai un soggiorno prolungato alle spalle. 🙂
Grazie dei toni pacati e della discussione avviata. E’ sempre piacevole leggervi.
E’ la “nostra AMATA Italia frizzantina…” ^o^~
i post che Laura mette sul blog, sono talmente tanto intensi di vissuto proprio che credano vadano lette per come sono scritte, senza trovarci altro, se non il senso stesso del suo giusto utilizzo di termini. Se posso dire la mia nin credo sia questione di essere italiani o giapponesi, credo che il pregiudizio sia un fattore che viene da noi stessi, dall’ambiente in cui viviamo, dal nostro crescere interiore e capire che il pregiudizio non conta a nulla, che il pregiudizio o “malelingua” prima o poi credo che ritorni al mittente. Il giappone probabilmente è più abituato per cultura a non farsi condizionare dallo sparlottare, (e qui ci si collega al post di qualche giorno fa, il “leggere l’aria”) l’italiano, si sà, è “caciarone”, guardiamo solo quali trasmissioni fanno successo, e chi diventa famoso in italia : grande fratello, isola famosi, la talpa, la pupa e il secchione e altri mille trasmissioni basate sul ” vedo per poi spettegolare” … insomma il discorso è lungo, ma credo che fondamentalmente sia il nostro buon senso a dirci cosa pensare e cosa dire nel rispetto del prossimo.
*scusate gli errori di battitura…
Il pregiudizio è facile, quanto è facile non preoccuparsi di capire o semplicemente non accettare qualcosa di diverso dal proprio punto di vista, dalle proprie esperienze e sensazioni. Ogni vissuto, ogni sensazione sono differenti, per popoli, per religioni per singoli individui se pur estremamente simili. Per questo penso non si dovrebbe mai giudicare ma semplicemente capire che ogni universo è assestante e nonostante questo possono comunque intrecciarsi tra di loro in armonia. Due visioni differenti possono crearne una terza unica e meravigliosa. Accettare che qualcuno semplicemente è cosi, semplicemente la pensa in maniera diversa perché ha avuto esperienze diverse, non ci toglie nulla!al contrario giudicare sbagliato o stereotipare qualsiasi situazione ci mette in condizione di rinunciare a quel pizzico di arricchimento, al dare amore a quella persona e ci pone quindi in negativo trascinando anche la persona che stiamo giudicando. penso che il post di Laura sia molto chiaro, io ci ho trovato una grande lezione sull’amore e la fiducia verso il prossimo: ti amo perché sei come sei, ho fiducia in te perché sei tu.
ho finito di leggere quest’articolo con il sorriso.Mi e’ capitato di sentire quasi tutti i pregiudizi che hai citato..per una volta e’ stato bello sentire anche qualcosa di diverso.Grazie
é vero Yumi, anche io ne ho sentiti la maggior parte…a dire il vero mi sono sempre domandata se fossero veri o i classici stereotipi.
Un articolo (definire questo pezzo semplice “post” lo troverei addirittura offensivo…) eccezionale.
Condivido tutto. Gli stereotipi sul Giappone sono tanti, e farli “dimenticare” alle persone non è facile. A proposito della glaciale e proverbiale freddezza nipponica nei rapporti umani, cito solo questo aneddoto: mi sono semplicemente salite le lacrime agli occhi quando, nell’agosto del 2011, al mio secondo viaggio in Giappone, alcuni degli amici che avevo conosciuto in giro per Tokyo l’anno prima sono venuti a prendermi all’aeroporto di Narita alle 7.20 del mattino, ora di arrivo del mio volo Lufthansa da Francoforte (chi conosce Tokyo saprà che razza di “viaggio” sia dalla città a Narita e si immaginerà, quindi, la levataccia mattutina che questi ragazzi/e si devono essere sorbiti semplicemente perché, una volta arrivato, avessi subito un po’di compagnia…). Abbracci, pacche sulle spalle e bacini e tanto calore. Sarà stato perché straniero e quindi che per me certe “etichette” non valgono?! Può essere, ma una manifestazione di affetto spontaneo così non la ricevo dai miei parenti, fra un po’, e mi commosse.
Quanto alle critiche che si rivolgono in generale al Giappone (Paese che, come tutti, non è perfetto), distinguo fra chi non ne capisce una mazza e chi lo fa con cognizione di causa.
Faccio questa distinzione perché, in vita mia, le persone alle quali ho sentito rivolgere critiche al Sol Levante con un certo criterio e “know how” del posto e della cultura locale sono 3, dico 3 di numero.
Non le condivido a volte, ma le accetto in quanto hanno una base di vita e di esperienza importante, e quindi mi danno spunti di riflessione.
Una fonte è di “presa diretta”, e proviene dalla mia insegnante (giapponese) di lingua giapponese (scusate il gioco di parole), che vive in Italia oramai da tanti anni e che, per motivi suoi (validi ma dei quali io non mi sono mai accorto), del Giappone non sente nostalgia ed, a vivere, dice non tornerebbe più.
Le altre due fonti le conosco per averle “scoperte” nei loro libri/articoli, vale a dire Tiziano Terzani in “In Asia” (nel quale traspare un suo personale giudizio del Giappone e dei giapponesi non proprio lusinghiero, ma parla comunque di un’esperienza di vita giapponese durata 5 anni… non il tempo di una vacanza!!!) ed, in seconda battuta, Pio D’Emilia, che ha vissuto in Giappone, giorno più giorno meno, 25 anni, e che nei confronti del Paese ha sempre avuto un rapporto di amore/conflittualità, pur essendosi affezionato tantissimo al posto ed alla gente.
Uscito da questo ristrettissimo recinto, diffido assai di quel che mi viene detto della serie: “Ma lo sai che i giapponesi…!!!”.
Baci baci!!!
Amo i tuoi commenti ricchi. Aspetto di parlarti a voce in qualche caffe’ da queste parti.
Io per esempio, ho un’idea del Giappone tutta personale. Siccome non ci sono mai stata, e come dico spesso ne ho la sindrome di Stendhal, ho una adorazione viscerale per tutto ció che riguarda questo paese ed il suo popolo, a volte ho paura che le mie aspettative siano troppo alte, insomma, non vorrei restarne delusa. Ho smesso di farmi aspettativd su tutto, tranne che sul com’è il Giappone e tutte le sue sfaccettature. Personalmente vivo di sensazioni e tendo a scartare i racconti assurdi, le leggende popolari, e la troppa negatività. sono certa comunque che il Giappone non mi deluderà.
Bello l’aneddoto dell’accoglienza dei tuoi amici DAIJIRO
Grazie cara…!!! Merito loro!!! ^^
Ciao! Mi chiamo Chiara Pizzato. Una mia amica mi ha consigliato il tuo blog e devo dire che mi piace molto!^^
Ti contatto però per un’altra ragione. Non sapevo dove altro scriverti (avrei preferito mandarti una mail ma non ho trovato un indirizzo e non posso mandarti mp né su Facebook né su Twitter) per chiederti il permesso di usare due estratti da due tuoi vecchi post (L’inizio, 12/10/2009; Amare un giapponese, 28/09/2012); ho letto i termini del copyright quindi mi è sembrato doveroso contattarti in qualche modo.
Sto scrivendo una tesi sperimentale sull’insegnamento dell’italiano a stranieri e devo creare un’unità didattica indirizzata a studenti giapponesi (di un corso on-line sfruttando Second Life e Wikispaces – livello C1). Il tema è, in generale, l’amore tra italiani e stranieri ma nello specifico il percorso si struttura in: corteggiamento, fidanzamento e matrimonio. Gli obiettivi sono più interculturali che linguistici e puntano sulla presa di coscienza delle somiglianze e delle differenze tra tipologie di approcci, gestualità e usanze italiane e giapponesi. In quei tuoi due post ho trovato dei paragrafi che calzano a pennello sulla mia unità didattica; inoltre uno degli obiettivi principali è saper comprendere e riprodurre il linguaggio dei blog.
Come al solito scrivo troppo!>.< Spero di ricevere presto una tua risposta e di essere stata esaustiva. Ah! La tesi verrà discussa a Dicembre di quest'anno e poi verrà depositata negli archivi dell'Università Ca' Foscari, Laboratorio ITALS. Grazie per l’attenzione!^^
Buona giornata,
Chiara
#Akarui88
Cara Chiara,
il tuo approccio e’ molto professionale e rispettoso. Certamente puoi usare gli estratti segnalando la fonte di questo blog. Si parla da tempo di farne un libro e pertanto, una volta trovata la casa editrice, credo lo si pubblichera’ dopo necessari rimaneggiamenti.
La citazione della fonte e’ quindi sufficiente ed anzi ti ringrazio per la lunga email/commento con cui hai illustrato il tuo interessantissimo progetto.
Detto questo sarebbe davvero interessante per me leggere il tuo lavoro. La tua tesi sara’ visibile anche online o puoi, ovviamente se ti va, inviarmene degli stralci?
Ti auguro un ottimo lavoro e spero di ricevere una tua risposta affermativa. Un caro saluto, Laura
Grazie Laura, sei stata velocissima a rispondere!^^
La tesi non può essere resa pubblica prima della discussione (e credo che non ci sia la possibilità di metterla online fino alla fine del prossimo Gennaio) ma posso inviarti l’unità didattica, anche se solo dopo il termine della consegna (11/11/2012). Quindi si tratterebbe di aspettare ancora un paio di settimane.
Inoltre il mio obiettivo è di usare questa tesi come primo passo per la realizzazione di un progetto a livello italo-giapponese. Con l’inizio del 2013 mi metterò all’opera per creare un sito demo e del materiale per promuovere la mia idea e per creare due team di lavoro (uno in Italia e uno in Giappone). Per ora, però, è meglio se mi dedico anima e corpo a questa tesi e alla sua discussione!:)
Grazie ancora e ti auguro una buona settimana.
A presto,
Chiara
Chiara Niji carinissimo il tuo blog ^^
Chiara, certamente pensavo ad un post-discussione e non prima. 😉
Impegnati al massimo, davvero il tuo progetto sembra interessantissimo!
Se andate a Tokyo state attenti al lawson store di fronte alla stazione di Ueno, fregano col resto, io quando me ne sono reso conto son tornato indietro e ho fatto un gran casino ma senza riavere i miei soldi, poi ho lasciato perdere perchè se fosse arrivata la polizia mi sa che quello che sarebbe finito nei guai sarebbe stato il sottoscritto.
appena tornato da Tokyo: quest’anno per la prima volta un cassiere ha fatto il furbo con il resto, quando me ne sono accorto son tornato indietro e ho fatto casino, poi ho lasciato perdere per non rischiare guai con la polizia: è accaduto in un lawson store davanti alla stazione di ueno
Che brutta esperienza Mirko. Me ne stupisco assai. Credo invece che ci andro’ apposta per verificare e, in caso, protestare. Grazie mille della tua testimonianza!
Bellissimo post!
Il lawson store in questione si trova a due passi da una rampa di scale che porta ad un passaggio sopraelevato che serve ad attraversare la trafficatissima strada che passa davanti alla stazione di Ueno, lo scherzetto me lo ha fatto un ragazzotto coi capelli rasati, se ci vai però devi fingerti una sprovveduta turista!:-)
Anch’io sono rimasto stupito da un simile atteggiamento, mi sono capitati sempre a Tokyo alcuni commercianti un po maleducati, ma riguardo all’onestà mai avuto problemi, addirittura una volta una commessa mi ha raggiunto all’uscita perchè mi ero scordato parte del resto; comunque questi nuovi truffatori Giapponesi hanno ancora molto da imparare, il tipo lo avevo già notato appena entrato, mi guardava con una strana faccia, addirittura credevo mi tenesse d’occhio perchè mi credeva un taccheggiatore!:-)…e anche quando mi ha dato il resto lo ha fatto in modo imbarazzato, alla fine però quello che mi ha lasciato perplesso è stato il fatto che nonostante mi abbia chiesto scusa non sono riuscito a farmi restituire i soldi, come ho già scritto, l’arrivo della polizia temo non mi sarebbe stato d’aiuto, vedendo un capellone occidentale sbraitare parole incomprensibili contro un commesso minimo mi avrebbero portato in centrale per accertamenti.
Ciao,
non ho mai commentato i tuoi post ma li ho letti tutti e li ho amati. Ho letto il tuo libro ed è stato come leggere una parte di me stessa..e questo post mi rispecchia tantissimo! Io sono proprio così…piena di speranze di comprensione e voglia di scoprire senza giudicare ma vengo costantemente messa in guardia da chi mi circonda. Ho un sogno nel cassetto da un anno ma la gente continua a dirmi k mi illudero’ io credo costi davvero un coraggio enorme fidarsi piuttosto k lasciare xdere x nn rischiare.. ma penso anche che al di la del risultato si ottiene molta più felicità nell’averci almeno provato..
Una decisione saggia, Eleonora. I rimpianti sono pesantissimi da portarsi sulle spalle. Meglio, in caso, affrontare eventuali delusioni (che poi mica e’ detto sarai delusa!!!), piuttosto che rimanere nel dubbio. Solo una strada piena di esperienze, tentativi, sbagli e piccoli successi, porta alla serenita’. Continua cosi’! L. 🙂
Volevo solo cogliere l’occasione per ringraziarti perchè nonostante tutto, anche senza conoscerci e a distanza mi dai il coraggio di continuare a inseguire il mio sogno! Sei un grande esempio per me! Domo Arigato Gozaimasu.. scusa ma da cellulare non so come scrivere in Hiragana 🙂
Adesso è un po’ di tempo che leggo il tuo blog, ho cominciato così, per curiosità ed ho finito per innamorarmene. Quello che hai scritto dell’Italia rispecchia anche il mio pensiero anzi molto di più, è come se l’avessi scritto io (anche se non saprei farlo così bene 😉 )
Da molto tempo non mi trovo più in questo paese, così propenso alle critiche e al fermarsi alle apparenze, sia chiaro non sono tutti così, ma purtroppo è una cosa che vale per molti e davvero non lo accetto più. Per quanto riguarda il Giappone la mia esperienza è stata breve, ma mi sono subito accorta che alcuni pregiudizi fossero falsi, uno fra tanti il fatto che i giapponesi siano razzisti nei confronti degli occidentali. Le persone come te sono davvero rare e assai preziose, ti ammiro davvero tanto, trovo che tu sia una persona fantastica.
Ne approfitto anche per fare le congratulazioni a te e Ryosuke per la nascita del piccolo, Sousuke è un bambino davvero fortunato.
Cara Matilde,
sono felice tu ti trovi bene in questo angolo di scrittura e riflessione e che il tuo pensiero, qui, trovi corrispondenze.
Hai perfettamente ragione: quello sul razzismo nei confronti del cosidetto “gaijin” è davvero un pregiudizio duro a morire, qualcosa che ad oggi mi lascia ancora tanto stupita ogni volta che lo sento.
Il solo fatto che mio figlio sia “haafu” ovvero mezzo giapponese mezzo straniero è considerato un privilegio in questo angolo di mondo, qualcosa verso cui anche le persone che si incontrano per caso esprimono ammirazione, curiosità, pura benevolenza.
Grazie del tuo bel messaggio, sei molto molto gentile,
L.
Meraviglioso il tuo post.. Io il Giappone lo amo e durante i miei numerosi viaggi solitari in territorio nipponico ho sempre la sensazione di non essere sola. Questa sensazione non riesco a trasmetterla a parole a chi lo conosce . Per me il Giappone è’ una terapia anti stress della quale sento il bisogno ogni anno, è’ un luogo magico che ti accoglie abbraccia aperte con i sorrisi sgangherati dei suoi abitanti ..è’ una terra i cui tutto è’ bello è che ogni volta saluto con una lacrima tornando a casa .. Non lo so spiegare bene come hai fatto tu, ma questo è’ il paese che più amo?
Sai, è una sensazione di cui parlano in tanti e che, ogni volta, mi rassicura sulla potenza di questo popolo silenzioso che però, evidentemente, ha scoperto nel garbo e nel tacere un modo eccellente di comunicarsi.
pregiudizi rassicuranti come costruire capri espiatori. delimitano il campo visivo tenendo fuori dubbi incertezze contraddizioni che diminuiscono l’idea di se stessi o il supposto possesso della realtà, o il senso di proprietà
Ciao Laura, come sempre mi sorprende leggere come riesci ad esprimere perfettamente anche i miei pensieri, anche quando io stessa a holte non riesco a dare loro voce….
Ma ogni volta che leggo il tuo blog li trovo finalmente nero su bianco e ammetto che mi aiuta molto nell’arduo compito di comprendere me stessa e qurllo che mi sta attorno.^_^
Purtroppo hai ragione….una delle cose che oramai ci caratterizzano sta diventando l’incapacità di non giudicare a priori le persone e le situazioni…quello che non si capisce o che ci fa paura…è meglio allontanarlo e denigrarlo….
È una cosa triste….e almeno a me lascia un grosso senso di vuoto….
Grazie per le tue parole ?….attendo con gioia il tuo prossimo libro…e spero questa volta di riuscire a conoscerti di persona!
Si Monica, spero davvero questa volta di incontrarti dal vivo. Ormai sei diventata per me un nome famigliare e la dolcezza del tuo compagno mi è rimasta nel cuore. Bisognerà, tempo e occasione permettendo, che ci facciamo anche una chiacchierata 🙂