È “diffacile” abitare Tokyo
Mentre sale il giorno dietro i grattacieli di Shinjuku e strati di nuvole ne rendono la comparsa un evento impreveduto, aggiusto come posso il malditesta lancinante che mi colpisce ultimamente, le fitte che scendono dalla cima della testa giù giù dietro la nuca. Il freddo avvolge la città e un vento gelido si insinua serpentino, la mattina e la sera, nelle trame dei vestiti. Fuori dal letto, fuori dalla porta di casa esiste fisicamente il tempo, non passa inosservato come accade in autunno o in primavera. È un qualcosa da affrontare, una cosa che il corpo sente come un oggetto da spostare per procedere oltre.
I treni riscaldati rendono il tragitto più sereno e sono questi gli unici momenti in cui la scrittura viene fuori. Dietro le teste sonnecchiose dei passeggeri, oltre l’ampia vetrata che dà sulla treccia di binari, la Chuo-sen procede parallela a questo treno, di poco più veloce o più lenta a ridosso delle stazioni. Scorgo il capotreno che conduce il lungo serpentone con il sole in volto, il nuovo giorno che si apre.
È silenzio nel convoglio, o si dorme o si legge o si gioca al cellulare. Io scrivo, nonostante un malessere diffuso che un po’ mi offusca la vista, mi stringe lo stomaco e mi racconta il bisogno profondo di riposo che ho da qualche mese.
Tokyo continua ad invitarmi ma ultimamente la guarda meno, mi lascio sfuggire le sue giravolte, le capriole che fa per impressionare. Ma io non mi impressiono, la conosco, la amo come si ama una persona. Ne conosco la bellezza struggente e soprattutto ne conosco e ne accetto i difetti. Eppure, come si fa con chi si ama, non vi torno su in continuazione rinfacciandole la fretta, la folla, l’agitazione perenne che le penetra, in fondo rinforzandole, le ossa.
Il solo saperli a memoria mi aiuta a difendermi da essi, a prevenire l’irritazione, la stanchezza. A prendere stradine parallele dove le macchine non passano, piccoli giardini rivelano il cambio di stagione, le fasi del tempo naturale che di certo sarebbe tanto più manifesto in campagna.
È “diffacile” vivere in questa città. È uno scendere continuo a compromesso, una ricerca di tracce secondarie che promettono di dispensare la vita calma, l’unica che accoglie veramente le persone e i loro cuori sempre inquieti. Qualcosa che è probabilmente comune a tutte le metropoli del mondo.
Decorazioni natalizie preparano al giorno più romantico dell’anno, insieme al 14 febbraio, ed io che amo molto il Natale avrei voglia di fare un salto a Piazza Navona per acquistare pezzo a pezzo il mio presepe, le decorazioni dell’albero che ancora non abbiamo ma che il prossimo anno sarà senz’altro a casa nostra. È una promessa. Me la faccio e risparmierò per mantenerla.
Di solito è Capodanno che mi ripara eventuali delusioni, il calore familiare che abbraccia di pietanze tradizionali, pini fuori casa, i rintocchi del tempio che salvano anime e, accogliendo il nuovo anno, esaudiscono i desideri.
Sono costante nel pregare. E nel volgere degli anni ho notato che la tenacia mi esaudisce. Prima o poi, anche dopo molti anni, ciò che chiedo giunge a me. Forse perchè in buona parte dipende dall’impegno e dalla fortuna che talvolta lo accompagna.
Anche quest’anno so già cosa chiederò. Battendo due volte le mani davanti al tempio a mezzanotte, inchinandomi altre due volte e battendo i palmi uno contro l’altro in un ultimo schiocco, sussurrerrò:
“Che .. ……. ….. ….” 「~ますように」 .
Piazza Navona quest’ anno patisce…
Oddio… la crisi intendi?
Buonasera(in Italia sono le 23 in questo momento!!!), puoi tradurre l’ultima frase? Ho provato con Google translate ma la traduzione che restituisce è: “ti piace”, non mi sembra dia alla frase il giusto significato, ossia un significato adatto alla conclusione!!!
Volevo comunque ringraziarti per questo bellissimo sito e soprattutto per la tua rubrica su twitter ” oggi in Giappone è il giorno…”, è magica, mi fa sognare, sapere che ogni giorno è dedicato a qualcosa è davvero sorprendente, ogni giorno mi domando a cosa lo dedicheranno i nipponici!!! Grazie mille in anticipo per la risposta!!!
Caro Leonardo, ti ringrazio del bellissimo commento. E’ un piacere scrivere per voi.
La traduzione la trovi subito accanto in italiano, quella tra virgolette 🙂
Dormi bene, qui invece si sta per uscire di casa~
L.
Ora che sono ormai sei mesi che vivo a Tokyo, i tuoi post sembrano ora dare parola ai miei pensieri inespressi. Sebbene abbia deciso di tornare a Roma per le vacanze natalizie, per l’ultimo giorno dell’anno sarò di nuovo a Tokyo. Vorrei, io e il mio ragazzo, passare la mezzanotte in un tempio/santuario. Non vorremmo posti estremamente rinomati e affollati (vedi Mejijin)… Sapresti darmi un suggerimento, come te zona ovest di Tokyo.
Ti ringrazio in anticipo.
Un caro saluto, Valentina
Cara Valentina,
il tempio di Kichijoji, per te che abiti da queste parti e’ perfetto. Vi andai a pregare alla mezzanotte di tre anni fa quando, per ragioni di studio, non potei andare nel Kanagawa dalla famiglia di Ryosuke. 🙂
Ti auguro uno splendido Natale e spero conserverai lo spirito bello con cui stai affrontando questa esperienza giapponese.
Tanti auguri anticipati,
L.
Dal basso della mia mia minima esperienza di una settimana di vacanza tokyoita (temo che non sarà l’unica, sto Sol Levante è un virus che ti entra dentro senza che te ne renda conto) direi che “diffacile” è un termine perfetto per descrivere qualunque esperienza nella enorme Edo (faccio un po’ lo sbruffone, lo so 😀 )
Ma figurati! Ogni sensazione nasce per esser confermata o smentita… direi che dovrai partire presto per verificare 😀
Ho letto il tuo articolo tutto di un fiato. Scrivi bene e trasmetti direttamente quello che senti. Il riferimento al presepe per me che sono campano mi ha rallegrato. Complimenti per questa tua rubrica. Ti auguro di trascorrere un felice Natale e che i tuoi desideri possano realizzarsi ancora.
Il presepe è forse la parte che mi manca maggiormente. Il Giappone ha visto il Natale americano e ne ha assorbito i colori e le atmosfere. Ultimamente vi è anche molta Germania e spero un giorno arrivi anche l’Italia. 🙂
Tantissimi auguri anche a te e alla tua bella Campania.
L.
Buonasera Laura, ci siamo conosciute (se così si può dire) alla presentazione del tuo libro a Torino. Tra un anno sarò per la seconda volta a Tokyo, resterò un anno o forse più per studiare.E’ vero, è diffacile come dici tu vivere in una città come Tokyo, ma io non vedo l’ora! Leggerti mi trasmette sempre tanto calore e vorrei chiederti una cosa, per la mia tesi di laurea mi piacerebbe intervistarti una volta tornata a Tokyo, se fosse possibile ne sarei davvero felice (e eventualmente potremmo metterci d’accordo) se non lo fosse ti ringrazio comunque per la poesia e la quotidianità che del Giappone racconti attraverso tuoi post 🙂
Cara Stefania,
non ci resta che risentirci per accordarci quando verrai. La pausa tra i semestri universitari è per me sempre il periodo migliore perchè o non lavoro o lavoro molto meno. 🙂
Quindi sì è possibilissimo, dobbiamo solo accordarci. Ho dovuto dire recentemente di no a due ragazzi perchè ero troppo incasinata e mi è dispiaciuto tanto.
Un abbraccio e grazie del tuo bel messaggio, L.
Grazie Laura per la risposta così gentile, spero allora si potrà organizzare, a risentirci e in bocca al lupo per tutto 🙂 !
Non ho mai fatto un presepe, nessuna tradizione familiare in questo, ma l’albero sì. Ogni 8 Dicembre io e mia mamma lo facevamo insieme, gli altri componenti della famiglia lo lodavano soltanto alla fine del lavoro, non che fosse un bell’albero, anzi, ma forse lo lodavano perché comunque non avevano lavorato all’assemblaggio 🙂
Lui, non è mai cambiato. Ha più di trent’anni ed ogni anno perdeva filamenti verdi finti, un ramo un po’ più incrinato rispetto all’anno precedente, una pallina rotta in più, un “festone” argentato più spelacchiato. Erano tutti lì, nella scatola che vive 11 mesi l’anno in solaio, e quei pezzi ad ogni dicembre prendevano il loro posto.
Dopo aver visto Toy Story il mio albero ha preso vita come loro nella mia mente.
Da quando abito qui, e sono passati 6 anni, non faccio più l’albero. Per me era farlo con mia mamma e ogni volta che la sento e dice che lo fa da sola mi sale un po’ di tristezza.
Il tempo è solido, e come dici tu ha un corpo. Lo vorrei spostare, gli vorrei parlare, ma lui va avanti e anche se non reagisce lui ci vede e sente benissimo. Fa l’indifferente, lo gnorri.
Amare una città non è cosa da poco. Lei ti ricambia ogni giorno.
In quel paese dai tanti kami sono certa che le tue preghiere saranno accolte e ascoltate da molte più orecchie ed esaudite da molte più mani.
Ciao cara Laura!!
Intanto ti auguro buon anno!!
Eccomi… ora riprovo a scrivere, ma con il pc, visto che con il cellulare ci sono problemi ^_^
Ti scrivo proprio qui, in questo tuo post che parla di Tokyo, che ho appena visitato, è stata una vacanza breve ma intensissima e nonostante io abbia visto una minima parte di questa incredibile città, insomma ne sono rimasta davvero affascinata! Ti ho pensata sai, mentre raggiungevo quartieri seduta sulla metro o sui treni riscaldati, mentre guardavo rapita i grattacieli in qualche osservatorio ai confini con le nuvole, nei locali che tra una passeggiata e l’ altra consumavo un pasto o un semplice spuntino… Ho pensato alle tante tue parole, scritte nei vari post del blog, nel tuo libro, e sono davvero felice di “aver toccato con mano” ciò che racconti, anche se, da turista, in minima parte. Ho una nostalgia incredibile ora che sono tornata a casa, mi mancano i suoni delle stazioni, gli sguardi dei passanti che curiosi osservano lo straniero, i visi coperti dalle mascherine, la puntualità dei mezzi pubblici e la pulizia degli stessi, la cucina, i panorami… tutto!!!! Spero un giorno di poter rivivere tutto ciò!! Ti seguo sempre…. Un abbraccio
Giulia
Ciao Laura, da qualche tempo leggo il tuo blog di tanto in tanto e mi piace moltissimo, non solo perchè scrivi davvero molto bene ma anche per gli argomenti che tratti. Mi sono innamorata del Giappone tramite i manga, sai com’è ho appena 17 anni, e tramite te a volte riesco a sognare di essere lì e avere una testimonianza così efficace come la tua è fantastico! Tra qualche anno sarò anch’io in visita in Giappone, dovessi venirci a piedi 😉 Un in bocca al lupo per tutto, un bacio e un abbraccio..
Da quando ho scoperto questo blog non posso fare altro che leggerlo!! Passerò il mio secondo Natale su un volo per Tokyo, per poter riabbracciare la mia Ayumi e decidere da che parte di mondo vivere…sarà la quarta volta a Tokyo ed ogni volta me ne innamoro sempre di più
Che meraviglia Matteo! Chissa’ che con Ayumi non decidiate di venire ad abitare qui… in quel caso teniamoci in contatto ^o^
P.S. Curiosamente credo ci incroceremo in volo sai? Tu verso il Giappone, noi per l’Italia per trascorrere il Natale in famiglia~