Doki doki, waku waku, soro soro

  Il doki doki e waku waku che ti fa sentire il cuore che s’agita alla sinistra del petto. Sinistra per chi lo possiede, destra per chi ti guarda in viso. Chibi chibi che è poco a poco, come se non si volesse mai finire di gustare. Piccolo e minuto, come i passi dei bimbetti. Paku paku che è aprire e chiudere con insistenza, è la ripetizione. Sono patatine, senbei, qualcosa di croccante che si spezza tra i denti.

  E tutte queste espressioni vanno in coppia, due gemelli che si tengono per mano. Dondolano le braccia e quel suono ripetuto due volte, come il tocco di una mano sul tamburo, è la bellezza del ritmo di una frase.

  L’onomatopea giapponese è la gestualità degli italiani. Racconta dei giapponesi quello che fanno le nostre mani, sempre piene di messaggi e sentimenti. Le varianti del suono della pioggia, di ciò che è morbido e spugnoso, di ciò che fa irritare o rende allegri, del cigolare di una bicicletta o del crescendo della conoscenza. Una gamma infinita di varianti che danno voce a ciò che in altre lingue non ce l’ha, una voce.
La sensazione, la percezione del corpo, la sonorità. E non mi stupisce che questo popolo faccia del disegno uno dei suoi mezzi di comunicazione più potenti, si racconti attraverso linee essenziali, colori e linguaggio che richiama suoni e immediatezza. Me lo disse una volta Miwa, che il disegno per i giapponesi è liberatorio, è un altro modo di parlare, di raccontarsi senza la tensione del verbale.

  È una cultura che fatica a spiegarsi, che gioca il suo equilibrio sul ferreo valore della modestia e che, per questo, sulla scena internazionale spesso appare debole, farraginosa, infantile, ipocrita o persino presuntuosa. Niente di più falso.

  Le parole sono anche giocattoli in bocca a chi le dice. L’onomatopea è proprio questo. Un trenino che viaggia da un lato a un altro della frase, una palla che rimbalza giusto due volte prima del sopraggiungere di un verbo, una bambola che spalanca braccia e gambe.
Così a volte sorrido quando le sento ed esco per un attimo dall’abitudine della lingua che ormai da più di sette anni è la colonna sonora dei miei giorni. Mi accorgo dell’onomatopea ed è come quando ci si guarda intorno al cinema e ci si accorge di essere lì, in quel momento.

  Le parole sono caramelle. Fare goro goro è il dolce far nulla, trascorrere il tempo con piacevole e pigra lentezza, tempo buono, senza spine. È il gatto che porge il ventre all’aria e resta a godersi il sole. Pachi pachi è il battere le mani, il nostro clap clap.

  Ma c’è anche la gestualità giapponese. Molto distante dalla nostra che è così diversificata e ampia, tanto che esistono testi in varie lingue che la illustrano con disegni e didascalie. In Giappone c’è il segno per dire no, dame, o quello per chiedere il conto. Essere arrabbiati è disegnare due corna sulla testa, o la mano tesa come a fendere l’aria serve a farsi strada nella folla. C’è il mignolo teso nel pugno per la fidanzata, il pollice per il ragazzo. L’io è sulla punta del naso, come un clown, e una conoscente italiana mi raccontò una volta che tornando in Italia il nipote la scherniva perchè nell’indicare se stessa si toccava sempre il naso.

  È il batsu (e il dame) che è il vietato e lo sbagliato, il falso del “vero o falso” che, a vederlo, fa tanto “x factor”. C’è la testa che reclina da una parte e così mostra incertezza. Punteggia le mosse dei personaggi dei romanzi. Le mani che si giungono nell’itadakimasu e poi fanno il segno della pace per una forma di captatio benevolentiae che evidenzi la propria tenerezza più che l’estetica bellezza. Ne sono piene le fotografie dei giapponesi. È anche la timidezza che si scioglie, sostenuta com’è da una struttura stabilita, quella delle dita.

  Dan dan, piano piano, scalino per scalino la vita si dipana. E’ la crescita, il tempo necessario per far maturare sentimenti, per fortificare abilità. “Dan dan ne” ripeto ai miei studenti che vorrebbero dire più di quanto sanno fare. E’ il divenire delle cose buone e giuste o anche delle cose che scendono la china, s’incrinano e perdono quota.
Il crescere e il diminuire. Lo yen che si rafforza, l’euro che si indebolisce e poi, invertendo la rotta, prende scale mobili che procedono al contrario.
Soro soro, andiamo. Soro soro e finisce questo scritto. Ed è un attimo e finisce. Perchè soro soro significa qualcosa che si appresta ad accadere, che sia l’inizio o la fine di qualcosa.

♪ Mika, Overrated

32 commenti su “Doki doki, waku waku, soro soro

  1. Giulia Naitza ha detto:

    Ho letto con molto interesse questo articolo, sia perchè lo trovo scritto in modo impeccabile, sia perchè le onomatopee sono parte del programma d’esame di giapponese che sosterrò a Gennaio. E dopo aver letto ciò credo le studierò sotto un altro punto di vista, più piacevolmente. ですから、ありがとございます。

    1. Giappone Mon Amour ha detto:

      Allora super in bocca al lupo per l’esame, spero davvero di esserti stata utile. Le onomatopee sono veramente divertenti. E’ bello giocarci un po’. 頑張ってください!

  2. Starsdancer ha detto:

    Semplicemente meraviglioso 🙂
    è proprio vero che nel disegno sanno raccontarsi in un modo difficile da rendere a parole e proprio per questo adoro i loro disegni e fumetti, ti fa arrivare al loro cuore senza passare per le parole, grazie 🙂

    1. Giappone Mon Amour ha detto:

      Vedi, era una cosa che avevi gia’ intuito tu. Il disegno e’ davvero una risorsa per questo popolo.

  3. Danilo Benci ha detto:

    a me ha sempre fatto sorridere giri giri…sto, dopo tanto tempo che avevo accantonato l’idea ricominciando a “studiare” giapponese…così da spiccicare qualche frase in più…ma non riesco a memorizzare 🙂 non sono mai stato bravo ad imparare a memoria, ho sempre avuto bisogno di avere dei rimandi nella mente per ricordare…e nel giapponese non trovo gli appigli…la mia maestra è poi scostate. Hai fatto bene a mettere la foto che vi ritrae, d’ora in avanti tutti, quando ti scriveremo, vi avremo davanti…occhi allegri e profondi…e se è vero che sono lo specchio dell’anima…^^, a presto!

    1. Giappone Mon Amour ha detto:

      Vero!!!! Giri giri che poi anche da noi funziona doppio come pelo pelo. ^o^
      Dai dai che la prof. torna presto. Tu intanto mettiti a studiare e stupiscila!

  4. Hachi ha detto:

    Vedendo anime e leggendo manga (che poi sono stati la causa scatenante del mio amore per questo paese) ho notato più volte il ripetersi di gesti consolidati e la musicalità della lingua stessa e tutto questo l’ho ritrovato una volta a contatto con la realtà del paese. Non era solo un modo di esprimersi “artistico” ma è davvero così! Ricordo ancora l’inclinarsi della testa dubbioso dei commessi se non capivano le mie richieste nel mio inglese improbabile, le loro braccia incrociate ad X per farmi capire che ciò che chiedevo non era disponibile, le dita a V ogni volta che si mettevano in posa per fare una foto. Chiaro e semplice ma anche tenero.
    In vista delle prossime feste tantissimi auguri di Buon Natale a te e a tutta la tua famiglia!!! Un abbraccio! ^_^

    1. Giappone Mon Amour ha detto:

      Hai ragione Hachi, i manga sono un modo per accostarsi al quotidiano del Giappone, nche alla gestualita’. Che carini i tuoi ricordi, spero avrai l’occasione di costruirne a breve tanti ltri!
      Augurissimissimi e come sempre grazie!

  5. Mi farebbe piacere parlare con te per un consiglio. Come posso contattarti?
    Elisabetta 🙂

    1. Giappone Mon Amour ha detto:

      Direttamente qui Elisabetta. Non fornisco mai contatti privati. Perdonami. m(_ _)m

    2. tranquilla capisco:) è solo che anch’io condivido la riservatezza..
      comunque soluzioni si potrebbero sempre trovare 😉
      Domani parto ma credo mi farò viva ancora al ritorno..

      Nel frattempo ti auguro un buon fine anno^_^!

    3. Giappone Mon Amour ha detto:

      Hai ragione Elisabetta, ma non ti nascondo che il mio timore e’ anche quello poi di non riuscire a far fronte alle domande di tutti che immagino fioccherebbero quotidianamente grazie alla curiosita’ che tanti – per fortuna – nutrono per questo paese. Ho deciso quindi di non fornire il mio contatto a nessuno per non fare torti. Scusami ancora!

      Ti auguro un buon viaggio e anche buone feste! ^o^~

  6. Amos Gitai ha detto:

    Appena vedo un torii o un piatta di udon (o sono ramen… o soba?) mi viene la nostalgia. Il settembre passato in giro per il Giappone è un ricordo che mi accompagnerà per tutta la vita… con la speranza di farci di nuovo una capatina.

    Ti auguro un buon Natale e invito te e i tuoi lettori a partecipare alla scelta dei migliori film del 2012 sul mio blog.

    1. Giappone Mon Amour ha detto:

      Deve essere un gran bel ricordo! 🙂
      Un abbraccio e … ho visto cosi’ pochi film quest’anno che non saprei proprio quale votare.Spero che invece tanti altri parteciperanno alla tua iniziativa. Auguri!

  7. CriCri ha detto:

    Cara Laura.. lo ammetto ho perso un po’ di vista il blog.. e come sono indietro con i tuoi post!!!!
    Però passo ugualmente perché il mio pensiero è volato fino a voi per augurarvi delle Felici Feste, un Sereno Natale ed un Magico 2013!!
    Con affetto CriCri

    1. Giappone Mon Amour ha detto:

      Carissima, anch’io sono disertrice (?) da un bel po’. Ma va bene cosi’, ci si ritrova all’improvviso e tutto insieme. Un abbraccio!

  8. Ofelia ha detto:

    Tanti cari auguri a tutta la famiglia, dovresti pubblicare più spesso i vostri ritratti 🙂 Sonia

  9. Ofelia ha detto:

    Tanti cari auguri a tutta la famiglia, dovresti pubblicare più spesso i vostri ritratti 🙂 Sonia

    1. Giappone Mon Amour ha detto:

      Dici? Mh, provo una forma di pudore nei confronti dei nostri scatti. Credo che chi venga qui cerchi il Giappone e non la nostra faccia :D.
      Tanti augurissimi!!!!

    2. Ofelia ha detto:

      Ahahah ma no, personalmente vengo per leggere del Giappone ma anche per leggere di te!:-) quindi i ritratti o le foto della tua quotidianità mi piacciono molto. Per esempio quelle del matrimonio erano troppe poche.;-D.

    3. Giappone Mon Amour ha detto:

      Ti ringrazio Ofelia! *^.^*

  10. Matti23er ha detto:

    Adoro le onomatopee… E questo post me le ha fatte amare ancora di più XD
    A-ehm, prima forse è meglio che mi presenti, dato che diventerò una sorta di poltergeist che infesta i commenti del blog…
    はじめまして!★
    Mi chiamo Matteo, ho 14 anni (ancora per poco.. Yay!!) e sono un appasssssssionato studente di giapponese e sognatore di Giappone: credo che, anzi, sono certo che il Giappone è il posto in cui dovrei essere, e per questo motivo mi sto dando da fare già da adesso.
    Ok, per questa volta la mia presentazione termina qui, magari ogni tanto nei commenti aggiungerò qualche altro pezzo della mia “scoperta del Giappone” (´・ω・`)
    In ogni caso, hai un blog bellissimo, soprattutto perchè non è il solito blog-stile-diario, simpatico, sì, ma non così coinvolgente, questo blog scalda il cuore, fa quasi commuovere!
    Bene, ora ti saluto!
    よろしくお願いしまーす!(^ω^)

    1. Giappone Mon Amour ha detto:

      Ahaha, benvenuto Matteo-ancora-per-poco-14enne. ^^
      Il mio consiglio e’ di studiare tanto tanto tanto non solo il giapponese ma anche – e soprattutto – quello che ti insegnano a scuola. Ricorda che i giapponesi cercheranno in te l’Italia e questa sara’ la tua prima risorsa non solo per procurarti un lavoro ma anche per intavolare rapporti interpersonali.

      Cosi’ motivato di sicuro ce la farai! Un abbraccio! ^o^~ Laura

    2. Matti23er ha detto:

      Infatti questo è uno dei motivi per cui studio giapponese già da adesso: se lo studiassi all’università e mi laureassi in giapponese, poi…? Cosa faccio? Vado in giappone con un pezzo di carta gridando “Sono laureato in giapponese, yu-huuu!”…? In Giappone tutti sanno il giapponese…
      Dunque, contemporaneamente, così facendo, lascio libera l’università per attività che frutteranno davvero qualcosa, insieme al giapponese, in Giappone. Non so, a me piace ingegneria ^-^
      In ogni caso… Grazie del consiglio e della risposta lampo!

      Ps. Una delle onomatopee che preferisco è しとしと perchè dà proprio l’idea della pioggia che cade fitta e silenziosa!

    3. Nana Seven ha detto:

      Sei un ragazzo davvero intelligente e garbato per i tuoi quasi 15 anni! complimenti!

  11. DAIJIRO 85 ha detto:

    Ci credi, Laura Sensei, se ti dico che, dopo quasi 4 anni che studio giapponese, l’uso delle onomatopee è una delle cose che, ancora oggi, mi viene meno naturale utilizzare?! Non so perché, ma mi devo abituare, e non è facile.
    Una mia piccola, personalissima postilla sulla gestualità nel parlare la lingua del Sol Levante: è vero che i giapponesi gestualizzano assai meno di noi, nel conversare, ma io, che non sono nativo dell’arcipelago e che il giapponese lo imparo studiandolo, trova molto aiuto, quando parlo, nel gestualizzare con le mani. Si tratta di movimenti piccoli, quasi “accompagnati” al concetto, e che, non so spiegarmi come mai, mi aiutano tanto a tirar fuori frasi e vocaboli che, se non lo facessi, forse rimarrebbero sopite… E’ una strana, mi rendo conto, ma ci ho fatto caso nel conversare con la mia insegnante madrelingua.
    Grazie per i continui e bellissimi articoli!!!
    Edoardo

  12. Nana Seven ha detto:

    Questo bellissimo post mi ha fatto ricordare una scena buffa successo almeno 9 anni fa a Firenze.Il direttore della scuola un giorno spiegò per una intervista le onomatopee nei fumetti, dicendo in maniera piuttosto elementare, che smack voleva dire bacio e bang sparo. Io e altre mie compagne di corso ridemmo forse per giorni.
    non so perché ci fece ridere così tanto, ma noi, sceme inside, ridiamo ancora oggi credo.

  13. Claudia ha detto:

    È la prima volta che commento ma vi seguo da tempo!! >.<
    Adoro il tuo blog (interessantissimo) e la pagina su Fb!!

    1. Laura Imai Messina ha detto:

      Hai fatto bene! Spero non sara’ l’ultima volta, torna quando vuoi da queste parti :*

  14. Giuseppe ha detto:

    Come sempre bellissimo post. Se non ho capito male esiste un onomatopea persino per il crescendo della conoscenza… qual’e’?

    1. Laura Imai Messina ha detto:

      Giuseppe, grazie del commento~
      Il crescendo, applicato a molte azioni – conoscenza compresa -, si esplica con il 「だんだん」 /dan dan/.
      Ha un bellissimo suono, non trovi?

      1. Giuseppe ha detto:

        Grazie a te la nostra conoscenza del Giappone aumenta… dan dan! 😉

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