Del nutrire dubbi come piante
Spesso leggo in Rete: «I giapponesi sono/ dovrebbero/ non dovrebbero..»
Sono quasi vent’anni che abito qui (una famiglia a metà, due master, un PhD, docenze in università, redazione di libri, etc etc) e ho meno certezze di gente venuta qualche settimana per turismo o studio.
Talvolta mi dico che il mio più grande patrimonio è proprio il mucchio di dubbi che ho e continuo a «nutrire», quasi fossero piante, somministrando loro letture quanto più varie, nuove esperienze, rinnovate domande.
Anzi, mi pare le domande in me crescano negli anni anziché diminuire, probabilmente perché tanto più cresce la materia quanto più ampio si fa il numero di eccezioni, di casi particolari, di ipotesi in cui ci si imbatte.
Quanto più ampia è la comprensione di chi non crede di avere ragione. E di chi in realtà intuisce che la ragione non è mai una soltanto.