Dei kanji o dell’arte di creare storie
Spesso le cose più belle sono anche le più complicate.
Quello giapponese è un popolo la cui lingua nasce e perdura nel suono, acquista forma adottando disegni che sono scrittura. Accoglie la scrittura cinese ma vi applica sopra la propria lingua, elabora altri due alfabeti sillabici e dall’assemblaggio di questi tre elementi crea qualcosa di nuovo.
Il Giappone, all’inizio di tutta questa avventura, era per me solo una forma grafica, un miscuglio di segni fatti per essere decifrati, un linguaggio segreto come quello dei bambini. Ho sempre amato le cose complicate, mi restituivano il peso del mio valore e del mio impegno, misuravano la resistenza, la mia pazienza.
Che l’obiettivo sia più lontano possibile, mi sono talvolta trovata a pregare, perchè vivo la maledizione di una sorta di svuotamento quando raggiungo gli obiettivi che mi pongo. Come se nella realizzazione si celasse anche la fine delle cose.
Ci sono persone che hanno storie da raccontare, oggetti che suggeriscono viaggi, luoghi che dicono tanto di chi li ha attraversati, amati e lustrati sotto suole di scarpe, sotto zampine.
Così, con lo stesso carico di misteriose connessioni, viaggiano nel mio immaginario i kanji.
È la parte più complessa della lingua, quella più volatile, quella che non si fa possedere mai del tutto. Come un animale selvatico di fascino e fierezza che non si lasci addomesticare e rimanga a guardare, con occhio vigile ai lati del bosco, i nostri movimenti. Misurando le distanze.
Per apprendere i kanji non basta l’occhio ma serve la mano, il movimento del braccio, l’impugnatura solida delle dita e il movimento che differenzia un carattere dall’altro. Una cosa, questa, che una tastiera non è in grado di fare. Perchè i tasti sono troppo vicini, le dita a pigiare sempre le stesse e l’occhio – sovrastimolato nel quotidiano – del risultato se ne fa poco o niente. Lo accetta ma non lo problematizza e la didattica insegna che è il percorso – quello dello studente che non capisce e quindi ipotizza – a fissare il ricordo. È la strada costruita con fatica a riportare il kanji al suo “proprietario” e non l’inverso. Non basta guardarli. Non sono gioielli da esibire ed ammirare ma cose da usare, con cui aprire barattoli, con cui tagliare frutti. Sono maniglie che aprono porte. Bisogna toccarle.
I kanji devono diventare come quelle melodie provate così tante volte al pianoforte che basta la prima nota – e non più lo spartito – per far scattare la danza sicura delle dita. È innanzitutto automatismo.
È la parte più dura della lingua. Non cede alle preghiere. Tempra e giudica la motivazione di chi studia.
Eppure, a guardar bene, sono solo disegni, collage di elementi presi dal mondo vegetale, minerale ed animale. Da un tempo di uomini e dei che, con tono perentorio, decisero la definizione delle cose, la fecero disegno e infine scrittura. E anche nel sopraggiungere dei secoli serve tornare ancora a quel tempo per capire il perchè di alcuni caratteri, il pensiero che vi sottostava.
Allora non è più solo il Giappone ma anche la Cina e l’antropologia che scava usi e costumi di uno dei tanti popoli che furono.
Così la neve雪 (yuki) è una mano che spazza via la pioggia. La pioggia 雨 (ame) che si trova nella nuvola 雲 (kumo), nella foschia 霞 (kasumi), nella nebbia 霧 (kiri), nel tremore 震 etc. etc. E di volta in volta ha ruoli diversi.
La parola esame 試験 (shiken), composta da due caratteri, si rifà all’antica Cina in un periodo in cui gli affari bellici e religiosi erano centrali nella vita del paese. La parola natura 自然 (shizen) racconta della Cina dell’antichità, della carne del cane e degli dei. Spiriti, capre, esecuzioni, elmi, fuochi ed accette.
Amore 愛 (ai) è guardarsi indietro ed esitare. Il marito 夫 (otto) ha uno spillone conficcato nella chioma. La sera 夜 (yoru) ha la luna sotto il tetto. Il nord 北 (kita) sono due uomini che si danno le spalle.
A volte sono storie crudeli, di un’era in cui c’erano meno uomini, meno diritto ma più natura, meno distruzione delle risorse del mondo. In cui c’erano lance, porte di legno, cani e cavalli. Nei kanji spesso periscono uomini e animali, si celebrano gesti rituali rivolti alle divinità, abiti dell’epoca, spiriti maligni, campi di riso, rocce e bandiere svolazzanti nel vento.
La spiegazione della loro origine è spesso controversa e sembra una di quelle storie che hanno ancora e sempre avranno un margine di spazio perchè le si possa rimaneggiare, reinventare.
Insistete, insistete a studiarli. E nel farlo divertitevi, inventate storie, giocate con le assonanze (che son tante) con la nostra lingua, fatene un tic, un passatempo. La matita alla mano e un pezzo di carta da incidere di disegni che vi faranno sentire sempre un po’ speciali perchè nessuno intorno a voi li comprenderà.
Fatene un linguaggio segreto, come nel Club dei 7 o dei 5, un vizio e diletto.
Niente in questa vita è tanto serio da non accettare il gioco e i kanji sono creature ludiche, sono ragazzini che corrono via non appena li perdete d’occhio. Bimbi piccini che hanno bisogno di vedervi spesso per ricordarsi di voi. Per questo ci vuole costanza nello studio dei kanji perchè basta niente che scappino via.
Teneteli forte per mano e ogni settimana ritagliatevi uno spicchio d’ora per disegnarne la forma dietro a uno scontrino della spesa, sul bordo di un libro, su un volantino distribuito fuori dall’università.
Imparatele come poesie. Cantatene le letture. Aiuta.
Migliaia di versi che la nostra generazione non è più abituata a maneggiare. Come un Omero dei tempi recenti, diamo ad ogni kanji una forma mentale, facciamone versi, creiamo favole. Ne usciremo con più conoscenza, maggiore memoria e persino più immaginazione.
Fonti (per saperne di piu’)
→ 常用字解 第二版 [単行本] 白川 静 (著)
→ 白川静さんと遊ぶ 漢字百熟語 (PHP新書) 小山 鉄郎
niente nella vita è tanto serio da non accettare il gioco. questa meravigliosa frase mi rappresenta.
io amo come scrivi e descrivi.
Questo perché la tua scrittura è piena di tante cose e concetti grandi, capienti, intelligenti, ma spiegati e raccontati con una semplicità e fluidità avvolgenti.
Riesci a farmi capire le cose come se fossi lì.
Ovviamente questo post mi colpisce in pieno.
Racchiude ció che io sento del Giappone sono convinta che il Giappone sia magico anche e soprtutto per questo: disegni che parlano, disegni che suonano, disegni inventati da chi non accettava che le parole fossero chiuse in una trentina di lettere.
I kanji possono diventare dipinti, possono giocare tra di loro, unirsi, staccarsi, una sorta di lego, aaahhh che belli i lego, che uniti ad altri pezzi mantengono sempre il loro valore costruttivo, ma aiutano a diventare aereo, poi casa, poi cavallo, poi castello e via dicendo.
Mi ritrovo dunque a divertirmi nel cercare di ricordarli e caspita quanto corrono veloci sti bimbetti, sarà che sto diventando matusa, ma caspiterina quanta costanza!
Da pochi giorni ho con me un taccuino. Scrivo cose a caso. kanji che provo a fare e più sono complicati più è una sfida ricordarli e capire il senso dei segni.
Grazie per questo post ^___^
spero un giorno di poterti rispondere con una bella lettera piena zeppa di kanji!
Lo sapevo che ti sarebbe piaciuto. Tu sei fatta per i kanji. Ora che hai appreso gli alfabeti sillabici affiancati ai kanji, inizia a scriverli e ad impararne le letture.
Tra l’altro ho recentemente letto un libro che spiega come un ordine dei tratti non sia poi veramente fissato. Aiuta a memorizzarne il percorso pero’. Insomma, giocaci al massimo!!!!!!!!
Credo che per imparare la lingua giapponese ci vogliano due cose: fantasia e costanza e tu me lo hai appena confermato! Con la prima non avrei problemi ma sulla seconda…^^’
Comunque bellissimo post, molto istruttivo!
Esatto, sono i due ingredienti fondamentali. Come la farina e l’acqua per la pasta della pizza. ^o^
Smak!
Credo a questo punto che un filo segreto unisca le nostre testoline 🙂 … Laura carissima. A livelli più bassi, con esempi strampalati cercavo di scrivere proprio in questo momento un articolo sulla complessità della lingua giapponese, in aggiunta ad un mini storia della medesima che avevo scritto all’inizio del blog e 😉 fortunatamente, quindi passata nel dimenticatoio… cercavo di dare una spiegazione molto semplice, per totali digiuni del tema, che parlando in questa nostra Italia sono come sai sono la maggior parte…di rispondere a tutti quelli che chiedono a Yumichan mi scrivi il nome in giapponese e poi dicono: “ah è così?” quando lo pubblicherò ti farai quattro risate credo…un saluto caro!!!
Connessioni interstellari le nostre.
Siete deliziosi, come sempre.
ah nella foga del dire dimenticavo la cosa più ovvia…hai scritto un piccolo capolavoro come al solito…Grazie!!!
Che post meraviglioso Laura, quello della scrittura giapponese per me è un grande mistero tutto da scoprire, è affascinante! Ogni volta che focalizzo l’ attenzione su di un kanji e lo studio, rimango stupefatta nello scorgere il significato che giunge dal disegno, e mi ritrovo a sorridere (è una strana reazione la mia?… Può darsi). Torno con la mente al tempo delle scuole elementari, quando la maestra ci proponeva i disegni per capire le lettere, le parole, i suoni… Che bella sensazione!! Non smetterò mai di leggere i tuoi post ed anche se non li commento tutti, sappi che per ciascuno di essi ho un pensiero assolutamente positivo!! Grazie grazie!!
Grazie Giulia e sappi che i tuoi commenti sono sempre i benvenuti. Sei un’artisa, non puoi che essere affascinata da queste creature. E lo stesso vale per Nana che e’ disegnatrice. Un abbraccio!
Che post meraviglioso *_*
Con i kanji ahimè ci litigo sempre ç_ç
Però mi piace tanto quando qualcuno li racconta e li spiega *_*
Si apre un mondo intero e riesco a vedere la magia del kanji.
Spero di riuscire un giorno a stringere un’amicizia duratura con questi bimbi così vivaci!
Come sempre grazie <3
Sono come favole e dato che come scrivevo nel post la spiegazione della loro origine è spesso controversa risulta evidente come vi sia ancora tanto da dire sui kanji. Un mondo aperto~
Grazie a te d’essere passata! :*
Che post meraviglioso *_*
Con i kanji ahimè ci litigo sempre ç_ç
Però mi piace tanto quando qualcuno li racconta e li spiega *_*
Si apre un mondo intero e riesco a vedere la magia del kanji.
Spero di riuscire un giorno a stringere un’amicizia duratura con questi bimbi così vivaci!
Come sempre grazie <3
grazie per l’idea e la motivazione…studio giapponese da quasi tre anni ma i kanji li ho lasciati un pò indietro, complice il tempo che manca e il dover studiar da sola…essere autodidatta è noioso e utile fino a un certo punto…ma fra poco mi trasferirò in Giappone per amore e i kanji li devo imparare…altrimenti la mia vita sarà un inferno!!!XDXD
mi piace la soluzione che hai dato per rendere lo studio dei kanji più divertente e più proficuo..dico sempre che quando conosci il perchè di qualcosa poi e più facile da ricordare..
Grazie mille Laura!!
elisa
Ciao Elisa, si’ i kanji vanno imparati e prendili con leggerezza e gioia o ti perderai una delle parti piu’ affascinanti. Si sopravvive in Giappone anche senza sapere la lingua ma si sciupa la possibilita’ di una comprensione piu’ profonda.
Sfrutta al meglio il tuo soggiorno!!!
Un abbraccio, L.
Mi ritrovo in pieno nelle parole di questo post, Laura. Da quando mi sono avvicinata al giapponese ho iniziato ad amare i kanji, a passare il tempo tracciandoli su un foglio, perché davvero o li si impara con la mano o rimangono misteriosi, non si fanno catturare dallo sguardo soltanto.
Tanti dei miei compagni di studio si chiedono perché esistano, li trovano poco pratici e troppo complessi, ma personalmente mi hanno sempre aiutata a ricordare i vocaboli, a memorizzare le parole e i suoni. Se nella conversazione per timidezza traballo, nello studio dei kanji non riesco mai ad averne abbastanza.
Un abbraccio, a presto.
Elena
Ed io mi ritrovo nelle tue parole. Appena giunta in Giappone, nella classe di lingua, nonostante altri fossero piu’ bravi di me nel parlato, ero la piu’ interessata ai kanji e alla scrittura. Adesso le cose sono un pochino mutate ma sono sempre rapita da queste creature complesse.
Come stai?
Sto bene, proprio bene. Mi manca un po’ casa ovviamente, ma Kyoto è stupenda e imparare ad amarla è davvero facile. Spero di riuscire a passare presto dalle parti di Tokyo, e se i tuoi impegni lo permettono mi farebbe tanto piacere berci un caffé insieme!
Io resto sempre incantata. Mi inchino davanti ai tuoi post, che non sono *post*, è quasi un’offesa ridurli così. Sono storie, fiori, suggestioni, momenti di consapevolezza e umiltà che ci doni con una grazia che ormai è anche giapponese, perché ti sento così “appartenente” a quel paese che tutto quel che scrivi mi commuove! Un abbraccio da un’altra faccia dell’Asia, meno graziosa forse, ma incredibile nella sua atroce bellezza
Tu sei poesia Clara. Ti cercherò in libreria appena mi rimetto da questo brutto raffreddore. Un pensiero all’India Tua.
I kanji mi hanno sempre affascinata, riescono ad aprire la porticina dell’immaginazione dei sogni, mi fanno sognare più forte. Che bel post, grazie 😉
Erika
Io mi sento come una bimba di fronte a uno scrigno colmo di magiche figure, i Kanji mi hanno sempre affascinato, mi fanno sognare forte, sono ri-creativi ed emozionali.
Erika, riuscire a percepire il fascino è una capacità. Sfruttala al massimo!
Adoro leggere i tuoi post,perchè sono così delicati e melodici come una poesia.. riesci a farmi appassionare sempre di più alla cultura giapponese. Dopo la laurea vorrei trasferirmi in Giappone,eppure quando sono nel tuo blog ho la sensazione momentanea di come essere già in Giappone.
Grazie davvero per tutto quello che condividi con noi,perchè lo condividi con passione ed eleganza.
Wow, che complimento… si’ la mia speranza e’ quella di farvi assaporare il Giappone che piu’ amo e che e’ divenuto una patria per me. Passa quando vuoi, sei sempre la benvenuta!
Leggo sempre con piacere i tuoi post… hai la capacità unica di far viaggiare il pensiero di chi ti legge!
E voi la capacita’ di seguirmi da cosi’ lontano! :*
Che bell’articolo…davvero complimenti. Nello studiare da autodidatta il giapponese trovo, come tutti del resto, una grande difficoltà nell’imparare i kanji…li riconosco quando li vedo ma spesso non riesco a riprodurli. Mi hai fatto venir voglia di metterci un po’ più di impegno nel cercare di assimilarli! 😉
Che bell’articolo…davvero complimenti. Nello studiare da autodidatta il giapponese trovo, come tutti del resto, una grande difficoltà nell’imparare i kanji…li riconosco quando li vedo ma spesso non riesco a riprodurli. Mi hai fatto venir voglia di metterci un po’ più di impegno nel cercare di assimilarli! 😉
Studiare il giapponese da autodidatta e’ difficilissimo, sei molto brava. Non ti arrendere, insisti!!!
Come vorrei dire anche soltanto che ho un po’ di difficoltà con i kanji! Ma non posso dire neanche questo, perché… non ho nemmeno cominciato a studiarli! (>_<) Basta, ora non mi voglio più accontentare di studiare qualche vocabolo in romaji! Non è serio! E poi quanta meraviglia mi perdo! Voglio rincorrere anch'io i "bimbetti vivaci", ora che il mio, di bimbo, è ormai adulto! Magari, visto che anche lui è incantato dal Giappone, e seriamente interessato, potremmo studiare insieme...
Laura, grazie per tutta questa poesia!
Un abbraccio
Patri
Sarebbe bellissimo studiare insieme a tuo figlio. Approfitta di questa vostra passione comune, sara’ un ulteriore modo per unirvi! Un abbraccio a te e grazie della consueta dolcezza, L.
Bellissimo ed interessantissimo blog, complimenti!
Ti seguirò con molto molto piacere.
Un abbraccio…
dolcissimamenthe.blogspot.it
Spero ti troverai bene tra noi. Giappone Mon Amour raccoglie persone davvero deliziose, sono fortunata. Un bacio!
sono innamorata del Giappone e trovare questo blog è stata una scoperta bellissima…
Grazie..
Benvenuta Mara e grazie del tuo entusiasmo!
Sempre interessante seguirti!
Dalla Cina con ammirazione…(^ ^)
Simona
Lusinghiero un commento da te sotto questo post che tanto deve alla Cina di una volta. Un abbraccio!
cara laura,seguo da sempre i tuoi post meravigliosi e adoro la poesia della tua vita quotidiana…ogni giorno aspetto di trovare un tuo scritto…grazie per la gioia,le serenità e gli insegnamenti che trasmetti a chi come me amatanto il giappone!
scrivi presto!!
Il Giappone mi ha reso più riflessiva, più tranquilla. Sono cose preziose che mi piace dona a voi come i giapponesi le hanno donate a me. Prestissimo scriverò. Ho già pronti tre articoli da inserire. ^^
A maggio affronterò il mio primo viaggio a Tokyo di 20 giorni.
Sono davvero impaziente di vivere il Paese che ho sognato tanto di vedere.
E grazie anche a persone come te che attraverso il loro quotidiano riescono a far sognare.
Grazie.
Carlotta L.
Sara’ un gran bel viaggio, ne sono certa e davvero lungo per essere la prima volta. Spero mi farai sapere al tuo ritorno come e’ andata! Un abbraccio, L.
Seguo il tuo blog da tantissimo tempo e non ho mai commentato. Ho cominciato a studiare il giapponese da dicembre sempre con più costanza. Lo amo. Amo scriverlo, leggerlo anche se con difficoltà, scriverlo con pazienza, sentirlo, parlarlo…-suona così bene. Proprio oggi ho pensato che non sono all’altezza, che non ricorderò mai come si leggono tutti i kanji di cui ricordo il nome. E mi capita questo tuo post. Volevo ringraziarti. Ricordo ancora di quando spiegasti perchè ti svegli presto la mattina… Amo il tuo blog e mi ha dato grandi spunti di riflessione. Adesso che sto studiando il giapponese ce ne saranno di nuovi.
Grazie. Un saluto
Che bel commento! Spero tanto di esserti d’aiuto per quei momenti di sconforto che naturalmente colgono chi studia questa lingua spinosa! Grazie mille delle tue parole, Laura
Sono capitata per caso sul tuo blog, e beh, è davvero interessante! Mi affascina tantissimo la cultura giapponese.. sono amante del sushi ma so benissimo che anche la stessa cucina giapponese non si limita solo a questo!Ti seguo 🙂
http://pensierinviaggioo.blogspot.it
Benvenuta e grazie del commento! Si’, la cucina e’ tanto altro ma cio’ non toglie che il sushi sia spettacolare! 😀
Anch’io sono da poco iscritta alla tua pagina facebook e i tuoi scritti sono belli ed evocativi, mi metterò di sicuro in pari e piano piano leggerò tutto dall’inizio. Mi sembri un’anima gentile e come molti son riuscita a vedere chiaro davanti a me quello che descrivi.
Ho provato a vedere se avevi un indirizzo mail a cui scrivere perchè in questo periodo mi sto facendo delle domande su me stessa in generale e anche sul Giappone, sono stata qualche mese fa in vacanza da sola e ora vorrei che qualcuno mi desse il suo punto di vista, qualcuno che abbia un forte amore per quel paese e che sia anche cosciente di sè stesso come persona (facile chiedere consigli agli amici che riducono tutto a un luogo comune o a una battuta…T_T). In quello che scrivi ho ritrovato molte sensazioni che ho scritto sul mio diario di viaggio e sarebbe bello se potessi dirmi la tua. 🙂
Resta il fatto che leggerò i vecchi post, sono curiosa ora!
Betti
Ciao! Anche io sono da poco iscritta alla tua pagina facebook e da poco ho iniziato a leggere i tuoi scritti, credo che tu sia un’anima gentile e come molti mi sono riuscita ad immedesimare in quello che descrivi.
Ho provato a vedere se trovavo un tuo indirizzo mail perchè mi piacerebbe avere una tua opinione su cose che mi sto chiedendo in questo periodo riguardo il Giappone, e me. E’ facile chiedere consigli agli amici, ma abbastanza inutile quando ti rispondono con luoghi comuni o battute. E in generale è difficile trovare qualcuno di affine che percepisce sensazioni simili alle tue in un luogo così lontano e diverso. Sono stata lì qualche mese fa, in vacanza da sola, e in quel poco che ho letto finora sul tuo blog ho ritrovato alcuni dei pensieri che ho avuto anche io. Mi piacerebbe poter avere un tuo consiglio, ma intanto leggerò i tuoi post più vecchi, ora sono curiosa!
Grazie del messaggio e della tua curiosita’, benvenuta e spero troverai nei miei tanti post la risposta alle tue domande. Credo che percorrendo questi anni di parole ritroverai il “mio” Giappone, un paese che amo profondamente e in cui mi sento sempre a casa. Un bacio, L.
Ciao, piacere di conoscerti e complimenti per il blog!
Ho sempre avuto un’ enorme passione per i Kanji e sebbene questi vengono spesso considerati come una delle “bestie nere” per uno studente di nihongo credo che con una buona costanza e dedizione si possono raggiungere ottimi risultati! Ovvio purtroppo non si potranno mai conoscere tutti gli ideogrammi (nemmeno i Giapponesi stessi lol) ma almeno per quelli di uso quotidiano o di personale interesse ci stanno! 😛
Magari è un po’ limitante il fatto di non avere un metodo di studio ben preciso e giù a memorizzare 読み方&書き方…mi ricordo, durante la mia prima esperienza in Japan tramite extra-erasmus, che era molto frequente vedere studenti di scuole medie o elementari con i cosiddetti “国語漢字辞典” in mano consumati eheh
Ps: Complimenti per la scelta della song, ti piacciono gli X? 😀
Si’, i kanji sono sempre li’ a manifestare la limitatezza della nostra memoria ^o^
Li amo molto, grazie a Ryosuke che e’ appassionato di musica!
Cara Laura, è il mio primo commento quindi spero di farlo nel modo giusto ^^
Posso darti del tu..? Oddio.. spero di non fare una gaffe.. Allora, ho iniziato da un mesetto a studiare giapponese all’Istituto Culturale Giapponese qui a Roma e sono una studentessa che sta cercando di diventare una concept artist… non me la cavo male con l’inglese ma il giapponese è così nuovo e particolare che mi sta lasciando spiazzata ma, stranamente (per la mia indole), con tantissima voglia di imparare… quindi, diciamo che leggendo il tuo post ho preso un po’ di coraggio per farti una domanda.. ovviamente sempre se posso.
Volevo chiederti se una ragazza come me ha una possibilità anche minima di riuscire a vivere in giappone un giorno, magari senza “mollare” il disegno.. ogni volta che vedo come può diventare la mia vita se rimango qua in Italia mi viene il magone e essendo da sempre appassionata di anime e manga ora sto cercando di prendere coraggio e di provare a “immaginarmi” in un paese così lontano…
Grazie per il tuo tempo 🙂
p.s. se c’era una sezione per rispondere alla mia domanda mi scuso per lo sproloquio innapropriato (sumimasen!) ^^
Perdonami per il notevole ritardo. Ho visto solo ora il tuo commento (!!!!).
Certo che puoi Tina,l’impegno ripaga sempre.
Ti consiglio di studiare OGNI giorno, di inseguire le tue passioni, di evitare le futilita’ che ti fanno perdere tempo, di coltivare bene gli affetti – che sostengono in ogni scelta.
Nulla e’ impossibile a questo mondo, nulla lmeno che dipenda dalla nostra volonta’. Un abbraccio e perdonami ancora per la svista!!!
Il kanji di “amore” mi ha fatto venire i brividi…
Uno dei miei preferiti…
Ciao,il tuo articolo è bellissimo, sembra più una dedica a qualcosa che ami, ad una passione. Volevo chiederti un favore. Non so quasi niente dei kanji ma mi interessa la loro storia e soprattutto il fatto che un simbolo sia come un disegno da interpretare, soprattutto i kanji dei fiori. Avrei una lista di nomi di fiori e piante, e vorrei sapere se i loro kanji si legano ad altre parole o concetti, e se non puoi tu, mi potresti consigliare qualche libro, in italiano ovviamente?
Grazie per tutto l’aiuto che potrai darmi, e un’ultima cosa. So che magari ti paio ignorante in materia, ed è così, ma in particolare mi affascina quello che hai detto della parola natura e della parola notte,ovvero che si lega anche alla carne di cane la prima, e alla luna sotto il tetto la seconda. Me lo potresti spiegare bene,se puoi ovviamente. Di nuovo, complimenti per l’articolo!
Elisabetta, tocchi un tasto dolente. Purtroppo questi affascinanti libri non sono stati tradotti ne’ in inglese ne’ in italiano. 🙁
Le mie fonti ahime’ sono tutte in giapponese e si basano soprattutto su un grande dizionario dei kanji dell’autore che ho citato nella parte “per approfondire/per saperne di piu'”.
Potrei pero’ essere poco aggiornata in maniera di pubblicazioni in italiano, in quel caso ti segnalo la pagina di Anna Lisa Somma (biblioteca giapponese) che pubblica regolarmente informazioni in merito ai libri usciti in Italia.
Bellissimo post, adoro il tuo modo di scrivere, come se ogni vota componessi una poesia! Ho da poco iniziato a studiare giapponese da autodidatta, ho imparato i kana e piano piano sto imparando a leggerli nelle parole, ai Kanji devo ancora avvicinarmi, apparte alcuni più semplici. Quello che mi preoccupa di più, apparte riconoscerli e riuscire a scriverli, che già è difficile, é ricordare i vari significati che essi hanno! Comunque non mi abbatto, ci vuole pazienza e tanta voglia di imparare!
Grazie infinite per i tuoi post, che mi fanno andare laddove ancora non sono riuscita ad andare, ma che spero presto di poter vedere!☺️