A Shibuya piace cambiare, salire e scendere le scale.
Tokyo è carne, sangue, stoffa e cellulari. Shibuya è il tripudio degli abiti e degli stili. Mi mette allegria vedere gente tanto diversa percorrere strade che, col tempo, sono diventate così familiari da macchiarsi d’uno strano senso di nostalgia. Perchè Shibuya, se la ami, poi ti manca.
E allora ci vado sola, magari sulla via di qualche incontro di lavoro, oppure con il profilo di Ryosuke accanto al mio o ancora con la mia amica Miwa che di questo quartiere conosce più cose di chiunque. Alcuni luoghi così maledettamente belli da dover rimanere per forza segreti.
Ci incontriamo un lunedì pomeriggio in una bolla di profumo. E’ il primo piano del grande magazzino Seibu dove i trucchi li puoi provare gratis e tra matite e rossetti, circondata da giovani donne che sorridono d’ogni movimento d’aria, ti viene voglia di essere più bella.
Usciamo nel sole di luglio e iniziamo a camminare.
C’e’ una stradina incastrata tra gli edifici e in fondo un minuscolo tunnel sopra cui sfreccia la verde Yamanote. E per attraversarlo, colmo di biciclette a destra e sinistra, ti sembra sempre di dover chinare il capo. Passa un tipo in moto, di quelle grosse, nere e roboanti.
Fuori dal tunnel c’è un parcheggio ma a destra s’apre una stradina piena di bar di pochi metri quadrati, infilati a mo’ di cuccette nella carrozza di un treno di seconda classe.
Come una freccia vi scocchi lo sguardo, e alla fine della via – decorata con lanterne bianche e rosse – un uomo salta e l’altro scatta. Nella foto quel ragazzo volerà, sembrerà librarsi in aria. E’ Natsumi che lo dice.
S’apre una scala azzurro cielo, tre ragazzi cingono l’entrata. Uno è seduto a terra, un altro in piedi a destra appoggia il corpo alla ringhiera. Un terzo è alto, tatuato ed ha uno sguardo così intenso che ti fa abbassare il tuo. Attraversi. Scala e corpi.
Cosi’ saliamo, perchè Miwa lo sa che io adoro due cose: le altezze e le fotografie.
Scopro così che il parco Miyashita 「宮下公園」 che prima era rifugio dei senzatetto – celesti nell’immaginario dei tokyoti per il colore intenso delle coperte di plastica con cui avvolgono se stessi di notte e le loro povere cose di giorno – è stato rinnovato dalla Nike ed ora è uno spazio che accoglie ragazzi e il loro desiderio di sport.
Sbatte la tavola da skateboard, la senti chiaramente insieme al secco rumore delle ruote. La vedi subito. E’ una grossa gabbia in cui ragazzi – giapponesi e stranieri – salgono e scendono da dossi artificiali con più o meno complesse acrobazie. Questi surfisti del cemento e dell’asfalto hanno occhi solo per se stessi, per le loro tavole di legno e per il percorso che immaginano davanti.
Continui a camminare e ti lasci la gabbia alle spalle. Un campetto di calcio. Poi, salendo di nuovo sul ponte di metallo che ti porterà dall’altra parte dello stradone su cui sorge il nuovo Hikarie, noti in basso un gruppo di ragazzi, uno spazio vuoto e un enorme specchio davanti a loro. E’ lo spazio per la danza.
Quanto sono bravi i ballerini giapponesi. Resto sempre ammirata. Spingo il punsante dello scatto:
è una ragazza che, come si trattasse di un neonato, avvolge il proprio capo nell’incavo del braccio e, in quell’istante, s’innamora di se stessa.
Dal ponte di ferro, a destra e a sinistra, panorami gemelli. Clic, clic.
Quanta bellezza! Giro, scatto. Giro, scatto. Sembro una turista anche se questa ormai è anche casa mia. Ma io ancora giro e scatto. Scatto. Giro. E’ come una vertigine.
Miwa dice che le piace stare con me perchè sono entusiasta e sono allegra. Perchè trovo bellezza ovunque.
Gliel’ho spiegato tante volte.
E’ che sono innamorata.
Tokyo è sempre bella attraverso i tuoi occhi. Dopo Shibuya, allora, attendo di osservare con amore anche Harajuku. Per adesso, buonanotte.
Prima la dose massiccia di cibo alle carpe, poi mi nascondo tra le tue parole. Ti leggo ed entro in un altra dimensione. Forse perché anch’io mi entusiasmo sempre così,forse perché in te riesco ad immedesimarmi in quelle atmosfere che vorrei vivere sin da quando ero piccina, forse perché le tue parole dicono ciò che a volte vorrei dire io. La tua scrittura è un dono grandissimo e questo tuo dono, me lo prendo con gli occhi. La mia testa fa il resto. Ho indizi che sono le tue foto e poi proseguo da sola, fantastico, e mi sembra di essere con te e Miwa anche se non vi ho mai viste.
Grazie e…mi sono affezionata …
E’ vero, le lenti dell’amore fanno scoprire particolari che altri occhi ignorano.
Che bello, Laura!
Sento tanta positività e voglia di fare, nelle tue parole. E l’ottimismo e il “sentirsi viva” sembrano ritornare in te, al loro posto. Proprio dove devono stare. Sono contenta, veramente.
Il foglio scritto a mano, poi, è un vero regalo, perché sembra proprio che sia una parte di te, qualcosa di più intimo che arriva direttamente al cuore delle nostre emozioni. Grazie! Pare di essere lì con te, ora che anche qui è tardi. E speriamo che sia Buonanotte. (Stanotte mi sentirò più in compagnia).
Un abbraccio
Patri
E’ bellissimo leggerti.
Sento anche io la nostalgia di un posto che non ho ancora avuto l’opportunità di conoscere ma che vorrei imparare ad amare nei piccoli particolari, proprio come fai tu.
Un abbraccio,
Gessica Folegnani
Bellissimo post! Dalle tue parole sembra proprio di trovarsi a Shibuya!!
Pelle d’oca, occhi lucidi e una profonda consapevolezza di quello che hai appena scritto: perché da quando mi sono innamorata di Shibuya, mi manca! :’)
un bacio da Benedetta
da Il cibo delle coccole
Scopro con gioia che abbiamo un’altra cosa in comune…anche io stra-adoro le altezze…le cerco ovunque, le conquisto appena posso! E’ il punto di vista più bello che c’è, guardare le cose dall’alto!!!! 😉 e prediligo soprattutto le altezze che posso guadagnarmi passo passo ad esempio grazie ad un numero esagerato di gradini da salire!!!! perché si assapora il panorama goccia a goccia e si percepisce il cambiamento di prospettiva man mano che si sale!
La tour eiffel? ogni volta che salgo (rigorosamente a piedi) gli dedichiamo 3-4 ore tra salita e discesa, una magia dell’altezza da vivere con la luce del sole e con il buio della notte!!!
Il mio grazie di cuore a te, cara Laura, perché tramite i tuoi racconti, i miei occhi vedono (per poco ancora, fortunatamente da lontano…) i luoghi vissuti due anni e da me tanto amati. Il tuo innamoramento quotidiano lo capisco, perché è esattamente il mio.
Baci alla tua famiglia. 🙂
Che bello leggerti e riscoprire paesaggi vissuti e mai dimenticati….hai ragione Laura….perché se Shibuya ti fa innamorare non la scordi più….
E i kilometri fatti non pesano affatto…anzi ogni passo ha un immagine diversa impressa nella mia mente….un profumo…un suono….un battito di cuore…
Che nostalgia…
Un giorno anche io attraverserò quell’incrocio e percorrerò quelle vie. E non sarà per caso.
Indimenticabile….
Passeggiare per le strade giapponesi mi dà sempre tanta soddisfazione. E’ la scoperta degli angoli segreti, dei colori, della gente, forse soprattutto la gente. Certe mattine prestissimo, il sole appena sopra l’orizzonte, camminavo per le strade di Nippori e il mondo in cui la luce si espandeva intorno a me mi pareva la cosa più bella del mondo