#DiariodalGiappone n.3

Oggi un uomo e una donna, seduti a distanza di un metro, in mano entrambi hanno un piccolo cono gelato, verde del maccha di cui esistono gelaterie esclusive a Kamakura e a Tokyo.
Se ne seleziona solo il grado di densità, ma è maccha comunque, soltanto maccha. E il verde è talmente squillante che si prende tutta la scena.

Diversi d’aspetto, lui un po’ calvo, pare più anziano, lei bambolina, i capelli tinti di castano. Lui con la mascherina calata sul mento, lei nulla. Poi lui allunga il cucchiaino verso il cono di lei, lei si avvicina. Gli offre a sua volta il suo cono, con una gradazione diversa di maccha.Si vogliono bene, si capisce.
Intorno a quello strano monumento su cui sono seduti, all’ombra di una specie di torre, i due chiacchierano piano, sorridono, si dicono molto. E intorno a loro un traffico lindo di persone, giovani uomini e donne, soprattutto, nel secondo giorno di primavera dell’anno.

E d’un tratto tutto mi pare immutabile. Se anche quella coppia tra un mese sarà chiusa in casa, in attesa che la tempesta passi oltre, anche se quella donna che parla fitto fitto al cellulare mentre cammina verso il kombini parlerà, sì, ma affacciata dal suo balcone, ecco che tutto tornerà al punto di partenza dopo un mucchietto di tempo.
Riesco già a immaginarli, i due coni, il verde del maccha, la donna che ride di una confidenza dell’amica del cuore.

Tutto torna. Basta avere pazienza. Me lo sono detta, pensando all’Italia, e al Giappone.
Come una profezia positiva, come la misericordia di un meteo che prevede solo sereno per un intero weekend.

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