枕草子 «Note del guanciale» 1
I
Caratteristiche piacevoli delle varie stagioni
La sera a primavera: il freddo che torna dopo il vagare di un giorno, l’inverno che pareva aver portato già via le sue cose eppure, nel buio che scende, conferma che lo sgombro è in là da finire. D’estate, l’ora prima dell’alba: naturalmente col canto dei grilli che si fa rarefatto, l’aria ancora asciutta. È piacevole allora uscire in vestaglia a gettare la spazzatura e allungare il passo fino al passaggio a livello, dove sfreccia semivuoto il primo treno che parte da Zushi. Anche quando è afosa, l’aria che profuma di mare resta sul fondo. Aprire l’armadio in autunno, la gradazione di castano e rossiccio che attendeva disordinatamente nel nido; osservare il trasloco degli insetti, le tele di ragno sparire. Le maglie a maniche lunghe, gente che si affretta su tappeti di foglie ma il suo passo indugia su quelle croccanti, adulti e bambini.
D’inverno, salire sul treno gonfio di tepore: bellissimo, inutile dirlo, scorgere il Fuji che si staglia oltre il finestrino. Bello è anche cogliere lo sguardo di sconosciuti, intenti nella lettura del giornale o del cellulare, alzarsi, e intenerirsi per il solo fatto di averlo negli occhi. È anche piacevole salire sulla terrazza di un edificio, osservare la neve che cade su Tōkyō, gli ombrelli che si spalancano in rapida successione giù in strada; la città ridursi a cenere bianca.
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*** Inizia oggi una nuova avventura. Per chi ne vuole sapere di più: https://www.facebook.com/lauraimaimessina.writer/photos/a.255503354623734.1073741828.178005245706879/1055138334660228/?type=3&theater
A primavera l’aria ancora fresca della sera si riempie del profumo della vita. Sono le piante a parlare, nel linguaggio che conoscono. Usano i profumi per preannunciare il tripudio di colori che a breve mostreranno.
D’estate le cicale invadono gli spazi verdi, impongono con la forza del suono la loro presenza. Un sottofondo costante che si accoppia al caldo soffocante. E quando l’estate volge al termine questo suono improvvisamente scompare, sembra calare il silenzio e ci si accorge di nuovo dei rumori vivi della città. Tengono compagnia le cicale.
L’autunno si spoglia del peso del superfluo, tappeti di foglie gialle riempiono le piazze. Passeggiando si sbircia nelle corti interne dei palazzi, timidi melograni accennano i propri frutti. Si mischiano i colori, a ricordare che anche l’autunno sa donare meraviglia.
La neve d’inverno. Quando scende non puoi farci niente. Tocca stare a guardarla, mentre si appropria delle cose e degli spazi. È quella sensazione di impotenza che trasmette che mi affascina. Tocca stare a guardarla e basta.
In primavera non saprei, l’allungarsi delle giornate, il verde che si intravede sugli alberi ancora spogli.
In estate la notte: il lungo tramonto, il momento del fresco, il non voler mai andare a dormire.
In autunno il giorno con i colori delle foglie ed il calore ancora presente.
Per l’inverno sono d’accordo con Sei, il mattino quando scopri la nevicata notturna. Il freddo e un camino
La primavera è una donna ingenua che, dopo il gelo invernale, gioisce incredula nel vedere il proprio grembo ricoperto da boccioli colorati. È una distesa rigogliosa di tenera erba verde, nutrita da un timido e tiepido sole e dalla pioggia che, a tratti, ricopre abbondante la terra. È la spensieratezza di due farfalle giallo pallido che si rincorrono, l’operosità delle formiche. Cede il passo all’estate, alle gocce di sudore che, sotto il sole cocente, si materializzano sulla pelle e scorrono secondo le leggi della gravità. L’estate è il sollievo e l’elettricità che si sprigionano in un temporale che inghiotte un campo di grano al tramonto. Per una donna in attesa, l’estate è soprattutto notte, torrida e insonne, passata a contemplare la luna, ad ascoltare il frinire delle cicale e le rane gracidare. A cogliere ogni minima variazione di questa splendida melodia. È il canto raro delle civette, è un’alba che arriva tra le palpebre che, pesanti, trovano la pace e finalmente si socchiudono. L’autunno è una donna che nasconde timida il proprio corpo tra le foglie dai colori accesi che titubanti, abbandonando i rami, nutrono ogni cosa di nuova materia ed energia. È il profumo della terra umida sotto le suole delle scarpe, delle caldarroste che scoppiano tra mille scintille. La luce si attenua, gli occhi riposano, tranne in rare giornate, quando i colori della natura esplodono sotto il cielo terso. Come a ricordare che la vita è ancora presente, in trepida attesa. Segue in silenzio l’inverno, col suo gelo che preserva e protegge. Le giornate lavorative trascorse uscendo col buio e rincasando col buio, per una donna prossima al parto, saranno forse solo un ricordo. L’inverno sarà la gioia dello sferruzzare per creare una nuova copertina di lana, la sensazione confortevole di calze pesanti che riscaldano i piedi, il fiato bianco che condensa sulla sciarpa durante dolci passeggiate, la speranza di vedere al mattino il paesaggio ricoperto da un soffice manto bianco. La consapevolezza che ogni singolo inverno sia fortemente necessario perché possa esserci una qualsiasi primavera. La speranza che sia l’inverno stesso, questa volta, a portare nuova, splendida vita.
La primavera, col suo verde timido ma già così sfacciatamente padrone dei boccioli sfarzosi di un nuovo inizio, il profumo mutato dei luoghi, la passione con cui la terra sposa le rose prima della notte.
L’estate, con il sole che rotola piano nelle trincee del cielo cobalto, e muove colonne di respiri roventi, sul verde ormai monarca potente e il giallo dei campi pettinati dagli aratri. La notte, in estate, parla a chi sogna.
L’autunno, che scioglie i suoi capelli di nebbia sui campi rivoltati, sull’aria che profuma di falò e castagne, sulle ali degli storni che vigorose sorvolano il profilo indaco dei monti. Il crepuscolo odora di fresco, di coperte nuove, di rifugi profondi, di contemplazione.
L’inverno, amante fatale, irresistibile sposo bianco di neve, silenzio cremisi prima del buio precoce e freddo. Nel cielo brillante di occhi ghiacciati, i racconti dei comignoli, le distese calme, nell’aurora diafana il segreto dell’infinito e dell’Universo, il silenzio.
La primavera per me e’ il risveglio della natura: i fiori che sbocciano nei prati, i germogli teneri e verdi degli alberi, il colore verde dei prati che io definisco “verde verde”, il ritorno delle rondini con i loro voli acrobatici in cielo…e poi maggio: il mese della mia nascita e delle fragole che adoro.
L’estate invece è Luce! Amo le giornate lunghe lunghe anche se soffro del calore di questa stagione. Penso poi alle lucciole che mi ricordano le sere d’infanzia passate a rincorrerle e poi il mare e il ricordo delle mie vacanze di bambina. L’autunno con i suoi colori caldi : arancio giallo rosso marrone…autunno e’ le passeggiate nel bosco e il ritorno a scuola…ma anche il grigio della nebbia. L’inverno invece è la neve bianca e il freddo pungente ma anche coperte di lana colorata, il calore del fuoco del camino e le fiamme danzanti che da sempre catturano il mio sguardo e mi ipotizzano. L’inverno è anche Santa Lucia e i regali ai bambini…il piatto da preparare ai miei figli anche se grandi perché non posso fare altrimenti. La cioccolata calda con la panna nella notte di Natale e le decorazioni per la casa che si addobba per le feste.
Della primavera amo i verdi prati che si riempiono di fiori, il bosco che dopo i colori tenui dei mesi precedenti improvvisamente si riempie di mille toni del verde, di cinguettii allegri e dolcissimi. L’estate è la stagione del sole, del profumo della crema solare. I sandali, la pelle che si scopre, il profumo del cibo cotto sul bbq, le notti lunghe, lunghissime del nord Europa.
L’autunno mi stupisce e toglie il fiato coi meravigliosi colori del bosco, le sfumature del rosso, arancio, giallo.
Dell’inverno amo la neve: candida, leggera e silenziosa, rende tutto meraviglioso e candido. I cappotti, le sciarpe, il piumone: sorseggiare una cioccolata calda sul divano sotto al plaid pesante e morbido.
In primavera mi piace il verde delle nuove foglie che diventa di un’intensità particolare dopo una pioggia sottile ma insistente. Quando degrada in estate il profumo dei tigli che inebria i viali della mia città. Il ricordo delle scorribande in bicicletta della mia adolescenza.
In estate sentire il fresco della sera quando, dopo una giornata calda, apri finalmente le finestre. Il profumo fresco e bagnato del cetriolo e del cocomero. Aspettare in spiaggia il tramonto. Il ricordo delle lunghe vacanze da bambino. Guardare le puntate di Natale delle serie televisive.
In autunno mi piacciono i mille colori delle foglie che una alla volta lasciano il posto alle gemme che verranno. Il profumo delle caldarroste e della zucca cotta al forno. La stretta al cuore per la stagione che cambia. Il primo freddo che ti fa prendere la coperta per ripararti la notte. Le giornate che si accorciano mentre aspetti qualcuno per cena.
In inverno la vista dei campi ricoperti di brina come se avessero sparso ovunque lo zucchero a velo. Le luci della città che nel periodo di Natale sfavillano. Il profumo del brodo che bolle. Le candele accese per segnare la strada del ritorno a chi non c’è più. La gioia di un tempo che non so dire per poter aspettare la mezzanotte a Capodanno. Decidere di non togliere gli addobbi fino a fine Gennaio.
D’estate sentire la rugiada della pelle al centro della schiena evaporare quando sopraggiunge una brezza fine ma improvvisa.
Autunno: la stagione che mi ha visto diventare madre, amo la quiete che trasmette, amo la nebbia che mi avvolge, e mi fa sentire parte della mia terra. L’inverno: camminare mentre nevica, e stupirsi sempre, ritornare bambina. La primavera: è profumo di viole, sdraiarsi in un prato…..l’odore dell’erba. L’estate: mi affascina soprattutto di sera…..il buio che tarda ad arrivare, il canto dei grilli…..e le lucciole…..tutto sa di magia e di favole?
In primavera con in bimbi in attesa delle vacanze, le prime un po’ lunghe da scuola dopo la pausa natalizia, e le gite all’aperto, alla scoperta di fiori in attesa di sbocciare. D’estate cenare in terrazzo con il fresco e dilungarsi fra mille risate, cercando di rilassarsi sulle sdraio nonostante i bimbi arrampicatisi addosso. In inverno osservare la neve sdraiati su un tappeto, dai velux in mansarda, e non capire più se è lei che sta scendendo o se siamo noi a salire nel vortice. E poi guardare un film tutti insieme davanti alla stufa al pellet e alla sua bella e calda fiamma. Le passeggiate nei viali alberati a calciare le foglie cadute in autunno, cercando quelle più colorate e più strane da portarsi a casa per poterle incollare su un foglio e farci un bel disegno intorno.
D’inverno le luci calde avvolgono la casa, il profumo delle candele sprigiona nell’atmosfera morbida.
In autunno le foglie rosse: il sole è ancora caldo, ma l’aria è frizzante e sembra più pulita. A cena ci sono le caldarroste.
In primavera tutto rinasce: si accende di nuovo il sole e i campi tornano verdi. Sulla pelle si avverte tepore e comincia la voglia di star fuori; si può andare sempre a lavoro in bicicletta e le giornate, così, iniziano con un sapore diverso.
In estate aspetto il tramonto sul terrazzo, aspetto lui per una birra ghiacciata, la musica in sottofondo e si ferma, per un momento, il mondo.
Della primavera: l’allegro cinguettio degli uccellini che si nascondo fra le verdi brillanti foglie degli alberi; la brezza fresca del mare che accompagna le prime passeggiate lungo la spiaggia deserta, il primo sole tiepido che si riflette sulla laguna con scintillanti bagliori. Dell’estate il canto delle cicale, i tramonti spettacolari sulla laguna di un sole che scompare all’orrizzonte e lascia il posto a una luna brillante che si specchia sul mare, il profumo dolce dei fiori la notte. Dell’autunno le prime nebbie che avvolgono i palazzi, antichi, maestosi sui canali, avvolgendoli per pochi attimi con l’aria di un passato immutabile ma sempre presente; il rosso sempre piu acceso degli alberi. Dell’inverno: il profumo del primo gelo che porta con se odori di legna bruciata, di dolci appena sfornati, di caldarroste; il mare nei suoi momenti di tempesta furioso e affascinante, le onde contro gli scogli e la bellezza di una natura sempre in movimento..
Primavera è mandorli e gaggie in fiore, il profumo dei tigli, mangiare tutto verde, sbucciare le fave e sgranare i piselli, non mettersi più la giacca, osservare tutti i giorni le foglioline nuove.
Estate è riempirsi di anguria fresca fino a scoppiare, passeggiare di sera, i girasoli, le balle di paglia nei campi, le pannocchie arrostite, i voli acrobatici dei rondoni.
Dell’autunno amo le caldarroste, le frittelle bollenti della fiera, le vigne che diventano una tavolozza di gialli e rossi, comprare le zucche.
Dell’inverno adoro appoggiarmi alla maniglia della stufa fino a sentire la schiena quasi intorpidita dal calore, l’esplosione di scrocchi dei rami di alloro nel camino acceso, il profumo del vento gelido, sentire l’odore di neve ancor prima che nevichi, mangiare il gelato.
In primavera meravigliarsi della rapida esplosione delle gemme dell’ippocastano in giardino
In estate le lunghe serate di giugno ed il pesante profumo dei tigli, il calore dei pomodorini mangiati subito nell’orto, l’improvviso canto delle cicale che ti colpisce in pieno centro città
In autunno il sapore dei caldidolci (dolci tipici della festa dei Morti)i colori delle foglie e l’odore della nebbia
In inverno la confusione in cucina la sera della Vigilia, scoprire ogni sera nuove luci di Natale nel quartiere
In primavera ammirare la fioritura del glicine con grappoli dalle mille sfumature, grappoli raccolti per decorare la tavola imbandita.
In estate respirare l’odore del mare, sentire sulla pelle il salato sapore dell’acqua azzurra e lasciare fluttuare il corpo nell’azzzurro profondo quasi a tornare nel grembo materno.
in autunno mi lascio avvolgere dal profumo delle castagne arrosto.
In inverno il freddo ti accarezza il viso, l’aria odora di pioggia, aspettare la prima neve e respirarne tutta la freschezza
In primavera le giornate che iniziano ad allungarsi e che permettono lunghe passeggiate al tramonto insieme alla mia compagna di vita, contenta più di me e scodinzolante per la gioia di queste nuove avventure giornaliere. La sensazione avvolgente dell’acqua di mare sul corpo, in estate, lì dove non si tocca e non vicino al bagnasciuga, immergendomi e riemergendo continuamente finché gli occhi non bruciano per la salsedine. Il profumo dei legumi che si cuociono e che mi ricordano l’inizio dei primi freddi autunnali. In inverno la smania per l’arrivo del Natale, il periodo più bello dell’anno; gli abbracci stretti sotto al piumone, ché in estate non si può dormire vicini e ci si sfiora solo sui piedi; uscire in terrazzo e dire “oggi fa più freddo di ieri!”