すっきり o del liberarsi dal superfluo
Tagliare è, nell’immaginario, sempre doloroso. Eppure, quando il tempo è maturo, basta la pressione lieve di un polpastrello per far staccare dal ramo una foglia. Alleggerire una capigliatura o limare un’unghia, poi doloroso non lo sono mai.
Fa male tirare ciò che è ancora unito; tagliare o staccare quello che, nella sostanza, è già separato, invece no.
Alcuni rapporti d’amicizia si logorano negli anni ed è curioso come ci si trovi d’un tratto prosciugati nel sentire. Non si odia, non si prova alcun rancore. Una o due volte, quando la fiducia nel cambiamento ancora c’è, si prova a spiegare, si discute il necessario. Ma alla fine, superata ogni invisibile fase del distacco, ci si libera dalla passione negativa della rabbia e persino dalla tristezza.
Cambiano le vite e anche tra amici può accadere di non esser più soddisfatti da una relazione.
A me, almeno, capita così: o (casi assai rari e preziosissimi) il rapporto si approfondisce – e allora aumenta l’intensità e, insieme, anche le prove – oppure si resta su quel livello più o meno superficiale (ma non per questo negativo) che garantisce giusta leggerezza, mancanza di aspettive e, quindi, continuità potenzialmente all’infinito.
Una volta imboccata però la prima strada è impossibile, se qualcosa di sostanziale non funziona, tornare indietro e incanalare il rapporto nella seconda via. Ciò che è stato profondo non ammette più superficialità.
Di solito aspetto anni prima di chiudere un rapporto, mi accerto davvero che la qualità sia poca cosa e il negativo non sia passeggero ma costante. Poi però, con una decisione che ogni volta mi stupisce, d’un tratto mi accorgo degli anni, metto in fila cifre e l’operazione di addizione di ciò che mi ha ferito, che ho trovato deludente, si fa così lunga, dà un risultato tanto netto che non è proprio possibile esitare.
Lì, non scatta più il dispiacere, lì non c’è nient’altro che … 「すっきり」 sukkiri.
Perchè sukkiri è guadagnare leggerezza, alleggerire la zavorra, fabbricare spazio per altri rapporti, per chiacchiere e discorsi. È la sensazione di liberarsi dagli orpelli, dall’inutile che prima appesantiva.
È il sentimento che, in questi casi, interviene a dirmi che sì, ho fatto la cosa giusta. Che non c’è più spazio nè per il dispiacere nè per la rabbia. Che non serve esitazione o senso di colpa. Che, davvero: SUKKIRI!
È 和語 /wago/ una espressione tipicamente giapponese, l’onomatopea che racconta le sfumature, che copre le minuscole fessure tra le parole-fondamenta della lingua.
Conoscendo l’amore passionale che io provo per le lingue, in particolare quella italiana e giapponese, il senso di giustizia in esse contenuto, la libertà che a mio parere dà il riuscire ad esprimersi al meglio, al non banalizzarsi a causa di un linguaggio che invece di espandere restringe, il papà di Ryosuke mi ha regalato anni fa un magnifico vocabolario giapponese del sentire 「日本語 語感の辞典」 Nihongo Gokan no jiten.
Così, quando quello solito non basta, le dita vanno sicure nella giusta direzione, verso il terzo scaffale dal basso, al lato sinistro della nostra libreria dove è custodito questo meraviglioso elargitore di domande e di risposte.
「すっきり 意識や気分をさえぎるものが消えて明るく爽やかになる意で、会話や軽い文章に使われる和語・・・無駄な飾りのない意にも使われる。」
Si tagliano capelli, le doppie punte e … スッキリ SUKKIRI!
Si ordina la stanza e スッキリ SUKKIRI!
Si va al bagno e スッキリ SUKKIRI!
Si fa una bella dormita dopo una serata stanca o impegnativa e ci si sveglia スッキリ SUKKIRI!
Si prende una importante decisione e allora スッキリ SUKKIRI!
Si riesce infine a dire quel che si voleva dire, esattamente nel modo in cui lo si voleva dire e… スッキリ SUKKIRI!
Io, tendenzialmente, quando si è arrivati non alla frutta ma proprio all’ammazzacaffè – che è poi la fase che aspetto quando si tratta di rapporti che sono stati importanti – non dico nemmeno. Scompaio.
Perchè le parole dentro hanno un potere che ribolle, cercano nel comunicarsi una concretezza che rischia di rivangare, elencare e rinfacciare.
Quando ogni cosa è terminata, invece, è solo SUKKIRI! E davvero non c’è più nulla da dire. Non all’altro per lo meno.
A se stessi, invece, con la gioia d’essersi liberati dal superfluo – senza aver oltretutto accusato l’altro di cose di cui o non sarà mai cosciente o di mancanze cui non sarebbe stato in grado di far fronte –, solo e solamente SUKKIRI!
♪ きゃりーぱみゅぱみゅ – もんだいガール, /Kyary pamyu pamyu – Mondai Girl/ (“Una ragazza problematica”)