Oggi che giorno è in Giappone? 10/11

Oggi in Giappone è il giorno dell’OCCHIOLINO 「ウィンクの日」

Guardando in orizzontale, uno sopra l’altro e in fila, il numero 11 e il numero 10 noterete che viene fuori la forma di un volto che fa l’occhiolino.

In passato tra le studentesse della scuola media andava di moda, quando ci si alzava la mattina, di strizzare l’occhio tante volte quante erano le sillabe che componevano il nome del ragazzo amato.

Ad esempio, se a Yoko-chan piaceva Yoshio-kun lei faceva l’occhiolino tre volte:

YO (1)-SHI (2)-O (3)

Si pensava che, in questo modo, il ragazzo avvertisse il proprio sentimento d’amore.

Lo trovo semplicemente delizioso ❤

Il JUKU.

Oggi in Giappone è il giorno del JUKU 「塾の日」.

Il juku, in inglese cram school è la scuola privata (pomeridiana nei giorni infrasettimanali o anche in orario mattutino durante il weekend) che fornisce ai giapponesi, orientativamente dall’asilo alle scuole superiori, una preparazione in tutte le materie.
La funzione principale del juku è quella di fornire agli studenti una preparazione adeguata ad affrontare gli esami di ammissione di una scuola di ranking più elevato che, a sua volta, faciliterà l’ingresso nella scuola che si vorrà frequentare successivamente.

Si tratta di un vero e proprio sistema sociale che, a differenza di quanto non si possa pensare, non è necessariamente inviso a tutti gli studenti. Molti infatti lo considerano un modo per stringere amicizie (anche al di fuori del circuito della propria classe/scuola) e ne apprezzano maggiormente il metodo di insegnamento rispetto a quello adottato a scuola.

Ogni anno mi trovo a dover spiegare agli studenti universitari che in Italia non esiste il juku, nell’accezione giapponese del termine. Se da noi infatti esiste il sistema delle “lezioni private”, gestite da privati e pubblicizzate o tramite il passaparola o tramite i tipici foglietti attaccati fuori dalle scuole, qui in Giappone vige il juku.

Si meravigliano molto, inoltre, del fatto che esistano scuole come la nostrana “CEPU” per aiutare gli studenti a passare gli esami universitari e, più in generale, a laurearsi. Qui, infatti, una volta passati i terribili esami di ammissione all’università la strada è tutta in discesa…

* In fotografia due cartelloni pubblicitari di uno dei juku più famosi: il KAWAIJUKU 河合塾

Oggi che giorno è in Giappone? 10/8

Oggi in Giappone è il giorno dei TABI 「足袋の日」

I tabi sono calzini tradizionali giapponesi che separano l’alluce dalle altre dita del piede. Vengono utilizzati quando si indossano geta o zōri ovvero sandali abitualmente accompagnati alla vestizione del kimono sia maschile che femminile.

Solo una volta mi è capitato di calzarne un paio, al nostro matrimonio. Celebrato nel tempio Hachimangu di Kamakura, si è svolto secondo il cerimoniale tradizionale. Kimono, parrucca e zōri compresi.

La coppia di kanji che compone la parola tabi significa letteralmente “sacchetto per i piedi” dove = piede e  = sacchetto, sacca, contenitore.

Questa ricorrenza è stata fissata nel 1988 dall’Associazione Giapponese di produttori di Tabi. Il motivo è legato all’avvicendarsi di feste (Shichigosan 七五三, Capodanno お正月, Giorno della Maggiore Età 成人の日) in cui bisogna indossare capi d’abbigliamento tradizionali.

L’8 è stato scelto perchè, che nella tradizione giapponese, è considerato un numero fortunato (縁起のいい) e “in crescita” (末広がり).

*L’immagine la trovate qui

Oggi che giorno è in Giappone? 10/7

Oggi in Giappone è il giorno per la Prevenzione dei Furti 「盗難防止の日」

Questa data è stata decisa dall’Associazione delle Assicurazioni del Giappone al fine di sensibilizzare le persone nei confronti delle intrusioni in casa, dei furti d’auto e di altri crimini simili.

Il gioco di parole è:

TOU (10) NAN (7) = 10/7 TOUNAN 盗難 (furto in giapponese)

L’immaginina e’ davvero carina, non trovate? La trovate qui

I giapponesi parlano solo giapponese

Una studentessa mi confida che ha trovato lavoro. Un altro mi aggiorna sulla sua situazione amorosa. La ragazza che gli piaceva era già fidanzata. Un altro mi ringrazia, perchè lo lodo durante la lezione e la sua motivazione così cresce. Non tutti i professori lo incoraggiano così. Un altro ancora mi parla della squadra di baseball dell’università, dell’incontro che si tiene la settimana prossima e per cui non potrà venire a lezione.

Alla prima faccio le mie congratulazioni. Di questi tempi, anche in Giappone, trovare subito un impiego non è cosa da poco. I suoi diciannove anni sono già proiettati verso marzo, quando entrerà ufficialmente nell’azienda.

Al secondo batto una mano sulla spalla. Gli chiedo quando l’ha saputo. Dice, “Inizio di settembre”. “Ti è passata?”. “No, per niente, sto ancora sotto un treno”. Gli dico che anche queste cose servono. Che anche ad incontrare altre persone il dolore non svanisce, ma che vale la pena comunque buttarsi in nuovi incontri. Sono sempre sorprese. Le persone.

Al terzo ripeto che è bravo (perchè davvero è bravo e perchè ha lasciato il part-time che lo teneva sveglio fino alle 3 di notte e mi arrivava – straccio – in classe) ma che è bene che non tutti i professori lo lodino apertamente come me. Quando entrerà nel mondo del lavoro ci saranno probabilmente più persone che prenderanno per scontato il suo entusiasmo, il suo impegno. Sì, è così. La durezza è necessaria quanto la gentilezza.

Con il quarto si ride. Ma poi sa che per recuperare il test della settimana prossima se lo ritroverà, più complesso, sul retro dell’esamino della prossima volta. Patti chiarissimi.

Forse è per questo che mi viene da sorridere quando chi non frequenta il Giappone e soprattutto non ne parla la lingua dice che i giapponesi sono chiusi, non parlano, non comunicano.
C’è poco da fare: I GIAPPONESI PARLANO (bene) SOLO GIAPPONESE.
Di certo eccellenti eccezioni ci sono. Ma nella maggior parte vale il discorso di cui sopra.


°In foto una veduta di Tokyo, un po’ cupa. Grattacieli lontani e distese di case. Nel secondo scatto il meraviglioso cielo che ci ha accolto all’arrivo a Narita il giorno del nostro ritorno in Giappone.

.

Fabrizio De Andrè, Canzone dell’amore perduto