Shibuya in festa

Shibuya in festa. Ieri pomeriggio.
La celebrazione di Tanabata, secondo il vecchio calendario, cade il sette agosto.
La citta’ e’ in festa e 渋谷センター街 (Shibuya Senta-gai) e’ tutta decorata con lunghi e coloratissimi festoni che mi ricordano con nostalgia lo splendido matsuri (festival tradizionale giapponese) di Sendai.

Delle tantissime fotografie scattate, che pian piano pubblichero’ qui e sulla pagina facebook, questa.
In bilico tra il sole e la pioggia, “piena” come sanno essere i paesaggi urbani tokyoti. Un parasole alla sinistra, festoni attaccati ai lampioni, biciclette e tantissime insegne.

Oggi eccezionalmente lavoro e poi scrittura, libri, studio e soprattutto Ryosuke

E poi grazie. I bellissimi messaggi che trovo su questo blog alla fine dei post e sulla pagina facebook mi rendono sempre molto felice. Grazie davvero a tutti voi. m(_ _)m

Esistono persone che …

Esistono persone nella propria vita che non vedi mai ma a cui pensi sempre. Persone che non sono piu’ nella propria quotidianita’ ma che, per una qualche oscura ragione, rimangono attaccate alla memoria dell’oggi.

Capita di pensarle intensamente, di ripromettersi di scrivere loro, perche’ tutto quel pensare da qualche parte deve pur sfociare. E invece non sfocia e resta a farti compagnia – anche se ad intermittenza – intere settimane.
“Chissa’ come sta, cosa stara’ facendo”.
E dopo poco ecco il suo nome nell’email. La stavi aspettando ma lei, la persona che pensavi tanto intensamente, non lo sapeva.

A volta capita di avere appuntamenti. Senza neppure rendersene conto.

E pensando a una di quelle persone speciali che sono nel limbo della mia vita, spesso lontane geograficamente, perche’ il Giappone e’ davvero vicino solo a se stesso, ho scattato questa foto.
Al ritorno dall’universita’. Rimasta fino a tardi per gli esami di fine semestre, i libri in biblioteca e quel passeggiare per i corridoi quando gli studenti ormai sono gia’ andati via.
Un ristorantino di quartiere, grandi lampade di carta al suo interno, tutto intorno alberi che s’arrosseranno in autunno. Un luogo in cui non ho mai messo piede. Ma in cui mi sarebbe piaciuto affacciarmi con quella persona li’ in particolare. Che con me condivideva il luogo di lavoro, la passione sfrenata per il Giappone che prende e che da’, e che percepiva la vitalita’ che solo una citta’ come Tokyo riesce a non esaurire.

E mentre festeggio il primo anno dell’arrivo della nostra cagnolina Gigia dal canile a casa nostra e realizzo lentamente che nella pancia di mia sorella sta battendo un altro cuore, aspetto che arrivi domani con tutta la riconoscenza nei confronti di questo paese che mi ha permesso di incontrare persone cosi’ giuste per me.

L’inizio di un’avventura. 銀座、日比谷線の出口から~

Ci sono dei momenti che rappresentano, per me, l’inizio di un’avventura.

A volte è un’email che promette cambiamenti o dà conferme, a volte il viso di una persona che non si conosce ancora ma che – lo senti – avrà da dirti tanto.
A volte, invece, sono luoghi. Immagini.

E’ questa la sensazione che provo ogni volta che guardo verso l’alto.

Quando dalla metropolitana, per salire in superficie, devi percorrere ripide strettoie.

E dal basso vedi solo un grumo di luce abbagliante.

Poi, mettendo a fuoco, scorgi il tondo di un cartello stradale, rami di un arbusto, la parte superiore di un chioschetto della lotteria e scopri che la luce scende a zig zag lungo le scale.

Ecco, per me un’immagine cosi’ è l’inizio di un’avventura.

*Ginza 銀座, domenica mattina, dall’uscita della Hibiya Line 日比谷線

Di Ginza e della voce

Ginza di domenica mattina ha tutta la luce addosso.

E’ il quartiere “alto”, quello dove la ricchezza la si percepisce con piu’ immediatezza e le strade sono larghe come non mi capita, invece, di vedere in quartieri come Kichijoji che abitualmente frequento.

Le strade sembrano letti di un solo fiume e la domenica mattina, quando Ginza ancora dorme, sono vuote di tutto – macchine, pedoni …
E la luce ha spazio tutto per sè e ci sguazza dentro.

Tutto merito del mio timore di arrivare tardi. Giunta mezzora prima dell’orario fissato per l’appuntamento, passeggiando ho fatto qualche scatto, maledicendo la batteria quasi scarica della macchinetta.

Domenica mattina, a Higashi-Ginza, una deliziosa prima volta.

Con altri cinque colleghi e la coordinatrice ci vediamo al caffè accanto allo studio di registrazione dove incideremo le tracce della parte auditiva dell’イタリア語検定 (l’esame di certificazione dell’abilità linguistica dell’italiano).

La prova microfono, il copione e io scopro d’essere “rosa”, perche’ quello e’ il colore con cui sono evidenziate le parti che devo leggere io.

La voce che temi tremerà e la gola che diventa la protagonista assoluta del corpo. E’ lei e non sei più solo “tu”.

All’inizio deglutire così tanto che non ti accorgi di farlo già inconsciamente infinite volte al giorno.
Ma poi vedi intorno a te professionisti che calibrano perfettamente velocità e interpretazione e non vuoi essere da meno. Ganbaru ganbaru ganbaru!

A volte dialoghi, a volte monologhi. E si ride, immaginando le situazioni. E’ il bello dell’essere tutti italiani. Non si perde neppure una sfumatura.
Mi diverto come non mi capitava da… da quando?

Si va abbastanza veloce ma con estrema precisione. Il nostro coordinatore, meticoloso, ci fa notare piccoli difetti. In quel caso si riascolta. Se necessario si rifà. E riascoltarsi fa un effetto stranissimo. Perche’ la propria voce la si sente sempre diversa dentro il corpo.

Prima devo essere arrabbiata, poi felice, poi neutra, poi c’è chi è geloso di me, bisogna dare indicazioni e così via per un’infinità di diverse situazioni.
Ed è bellissimo anche solo ascoltare gli altri, guardare i loro volti concentrati, vederli gesticolare partecipando a ciò che stanno leggendo o improvvisando. Perchè alcuni dialoghi vanno improvvisati. Si aggiunge naturalezza al parlato. Si aggiusta mentre si legge.

Le nostre voci sul computer dall’altra parte del vetro, dove la nostra adetta al suono interrompe, riprende, registra e ci dà il via.

Le novità fanno bene. E quando usciamo dallo studio, il pomeriggio è ancora lì. Una passeggiata a Ginza con Alessandro e poi a casa dalla Gigia.

Ma rimane tutta l’emozione fino a sera e, se non fosse stato grazie ai miei colleghi che mi hanno saputo mettere a mio agio dall’inizio e alla fiducia di Marco, non avrei mai passato una domenica di luglio così bella.

Quindi grazie. Grazie davvero!

*In foto Ginza. Solo lei.

Dei luoghi e delle persone

Più dei luoghi le persone?
Ci sono edifici che catturano, strade e scorci che sembrano parlare.
Le persone – che siano donne, uomini, vecchi o bambini non importa – hanno un fascino diverso.
Ma non misuro intensità. Come non paragono il paesaggio italiano a quello giapponese. I paragoni creano superiorità, inferiorità. Non sono fatti per l’Amore.

Sta finendo il lavoro. Le vacanze sono dietro l’angolo.
Nell’attesa le sogno, correndo ad Harajuku, a Kichijoji al cinema con Miwa e con Ryosuke, da sola nei caffè della “mezza” Tokyo che conosco.
Ultimamente nella mia borsa non manca mai, oltre al pc, al dizionario e ai libri per lo studio, anche la macchinetta fotografica. E’ un affarino piccolo e poco costoso che pero’ accompagna la mia meraviglia.
E scopro d’essere ancora piu’ attenta alla vita che ho intorno e ringrazio chi, con lo stesso entusiasmo, quelle foto le guarda, le legge perchè fa accrescere ancor di più il mio.

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1.
Una liceale particolarmente fashionable. Una di quelle che compaiono sempre tra i banchi di scuola. Bella, disinvolta e (forse) sicura di sè. (Harajuku, luglio 2011)

2
Un abbinamento curioso e non voluto. Un ragazzo in yukata, uno stile molto sensuale e un blu d’impatto. Capelli gelatinati e il ventaglio in mano.
Accanto, attraversando insieme la strada, due ragazze dallo stile completamente diverso. Trucco scuro, capelli tinti, borchie e pelle. (Harajuku, luglio 2011)

3
Quella che a lungo sara’ la mia foto preferita di “persone”. Ad Harajuku, qualche pomeriggio fa.  Dolcissimi!

4
Un uomo che si affretta ad attraversare la strada a due passi dalla stazione di Takadanobaba 高田馬場. Il semaforo ormai segnala il rosso. Sullo sfondo il murales dedicato a Osamu Tezuka, soprannominato per la sua importanza 「漫画の神様」 ovvero ‘il dio dei manga’.

5
All’incrocio di Shinjuku Ovest. Uno stile tutto suo. E un colore tutto suo. Molto manga.

6
Della levità. Shinjuku. Luglio. La mia preferita finora per la leggerezza dei passi, il contrasto di due stili nell’essere comunque entrambe “donna” e nello strano vuoto tra loro e tutto quello che hanno intorno.